2025-06-15
Creano precari e incolpano la destra
La Rai «meloniana» mira a stabilizzare nelle «Tgr» i giornalisti presi in era Letta, Renzi e Conte, specie a Rai 3. I progressisti alzano le barricate. E Ranucci dà i numeri.Precari di serie A e precari di serie B. I primi sono pochi e stellati (come gli hotel), gli altri sono tanti e peripatetici (come le roulotte); in Rai riescono anche a inventarsi la formula mista per accontentare il giornalismo militante con sahariana di alcune redazioni. La questione è talmente bollente da caratterizzare il dibattito interno e attirare l’attenzione di leader politici come Elly Schlein e Giuseppe Conte in difetto di piazze estive da esplorare. La faccenda è elementare e parte da una necessità oggettiva: ci sono 127 precari da stabilizzare. Molti entrarono come collaboratori durante il dominio piddino dell’era Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e dopo un decennio da precari hanno l’opportunità di essere messi definitivamente in regola come giornalisti, guarda caso all’epoca di Giorgia Meloni. Poiché la Rai è un’azienda pubblica che fa «servizio pubblico» (come ci ricordano a pranzo e a cena le vestali sindacali dell’ortodossia), servono un obiettivo e un concorso. L’obiettivo è riempire i buchi d’organico nelle 24 sedi regionali che fanno capo alla Tgr, fiore all’occhiello dell’azienda e in grande carenza di personale, voce dai territori, espressione del valore delle differenze che rendono l’Italia un Paese affascinante e attrattivo. E il concorso è un concorso: chi lo vince va dove viene destinato. Come accade a insegnanti e magistrati. A Torino come a Palermo, a Bari come a Genova. Qui sta il fastidio, anzi il disgusto, anzi l’orrore dei paladini del giornalismo d’inchiesta di Rai 3 capitanati da mister Report Sigfrido Ranucci: loro, i precari, li vogliono stabilizzare nei comitati centrali dove già stanno. Hai visto mai che debbano essere trattati come tutti gli altri e rischiare Campobasso? Hai visto mai che nel Soviet arrivi un collega non allineato, quindi da rieducare? Al centro della polemica ci sono sette «contrattualizzati» che lavorano a Report, Presa diretta, Indovina chi viene a cena, Elisir, Mi manda Rai 3. Scene dal pianeta rosso. Nel concorso costruito dall’azienda (decisivo l’ad Giampaolo Rossi) in collaborazione con Usigrai e Unirai, si sottolinea che i primi sette (guarda un po’) avranno la possibilità di scegliersi la sede «se appartenenti ai generi Approfondimenti e Day time». Ma a Rai 3 non basta. Senza la certezza che siano quelli giusti, la protesta continua. Con Conte e Schlein a supportarla, forse inconsapevoli di fare il tifo non solo per il precariato singolo, ma per il precariato doppio (serie A e serie B).C’è un altro simpatico dettaglio. Mentre protesta dicendo «è un accordo mai visto in 30 anni di Rai», Ranucci difetta di memoria: il concorso contestato è stato organizzato nei particolari su quello storico del 2013, orchestrato dall’Usigrai allora guidata da Vittorio Di Trapani, poi replicato (anche per gli esterni) nel 2015 e nel 2021. Allora Di Trapani stappò una bottiglia per brindare a quel concorso. Oggi, da presidente della Fnsi, chiede ai direttori con aria indignata come possano avallare l’accordo firmato. Direbbe Giorgio Gaber: «E questa è coerenza». A margine della faccenda si è innescata una polemica fastidiosa. Nel tentativo di bloccare il passaggio degli stabilizzandi alla Tgr - neanche fosse un consigliere d’amministrazione -, Ranucci si è esibito in una piazzata da narcisista: «Chi va lì non riesce a fare inchieste, bloccato dal politico di turno, dall’imprenditore di turno o dal criminale di turno». La risposta del direttore della Tgr, Roberto Pacchetti, è stata puntuale: «Parole gravissime, pesanti macigni scagliati ad altezza d’uomo contro centinaia di colleghe e colleghi». Poi un elenco di inchieste fiore all’occhiello delle redazioni regionali, dove eccellenti cronisti lavorano duro senza «pon pon» e senza sbandierare Pulitzer di legno. La Tgr ha bisogno di quei rinforzi anche per un’inezia che a un’azienda seria non può sfuggire: ogni giorno, più volte al giorno, fa un’audience del 50% in più rispetto a sua maestà (di cartone) Report.
Jose Mourinho (Getty Images)