2025-04-13
«Obbligata al velo dai suoi familiari»
Reggio Emilia: mamma e nonno, stranieri, avrebbero picchiato la quattordicenne imponendole l’islam. «Interdetti studi, sport e amici. La madre la colpiva con la scopa».Continuano gli episodi di sottomissione islamica in casa nostra, con donne vengono maltrattate e umiliate se non portano il velo. Non siamo in Medio Oriente, appunto, ma in Italia. Di nuovo. Una ragazzina di 14 anni di origine pakistana sarebbe stata ripetutamente picchiata dal nonno e dalla madre che l’avrebbero costretta, sin dall’età di 10 anni, a coprire i suoi capelli. Teatro dell’accaduto Reggio Emilia, città che sempre più spesso è la cornice di queste cronache. I due familiari, di 70 e 38 anni, ora indagati, le avrebbero proibito qualsiasi attività specchio del mondo occidentale. I divieti che sarebbero stati imposti abbracciavano qualsiasi ambito della sfera privata e pubblica della donna, in cui non è concesso un briciolo di libertà: dal modo di vestire a ogni interesse intellettuale. Quindi, niente televisione, nessuna attività sportiva, no agli abiti all’occidentale, amicizie maschili proibite. Niente studio, ma faccende domestiche. La madre e il nonno le avrebbero impedito di proseguire il suo percorso di studi in un liceo. La quattordicenne sarebbe stata costantemente minacciata, insultata, picchiata: la madre, addirittura, l’avrebbe colpita con un manico della scopa su istigazione del nonno e il cellulare le sarebbe stato sequestrato per impedirle di denunciare gli abusi. Una violenza fisica e psicologica senza fine, dove il potere sulla ragazza, nel tentativo di isolarla sempre di più dalla società italiana, sarebbe stato esercitato anche minacciandola di riportarla in Pakistan «per sempre», magari costringendola anche a un matrimonio forzato.La quattordicenne però è riuscita a confidarsi con alcuni insegnanti e compagni di classe, raccontando che la madre e il nonno le avrebbero vietato di proseguire gli studi una volta terminata la terza media. La ragazza ha spiegato anche la violenza che avrebbe subìto e le botte che avrebbe ricevuto. Da lì, dopo le segnalazioni dei professori, sono scattate le indagini dei carabinieri di Campagnola Emilia.La Procura di Reggio Emilia, guidata da Gaetano Paci, ha ottenuto dal gip la misura cautelare di divieto di avvicinamento per la madre e per il nonno, oltre al divieto di comunicare con la ragazza. I due pakistani, inoltre, indossano il braccialetto elettronico e hanno l’obbligo di presentarsi davanti alla polizia giudiziaria ogni giorno. Un epilogo che può scongiurare quello che è accaduto a Saman Abbas. E ci sono alcuni tratti in comune: lo stesso territorio emiliano che le ha accolte, entrambe di origine pakistane, tutte e due vessate dalla famiglia perché «occidentalizzarsi» è vietato. Ma il caso di Saman è terminato con la sua morte. Aveva rifiutato un matrimonio combinato con un cugino in Pakistan e per questo era stata uccisa nel 2021. Il corpo era stato ritrovato solo un anno dopo, quando è iniziato a circolare il video di tre uomini con pale e attrezzi in mano nei pressi della sua abitazione. Per la famiglia, quindi, meglio morta che occidentale. Nel 2023, i genitori sono stati condannati all’ergastolo, lo zio a 14 anni, mentre i cugini sono stati assolti.Ma Reggio Emilia, l’anno scorso, nel novembre del 2024, è stata il teatro, questa volta secondario, di violenze contro una donna, sempre pakistana. Con il marito e i figli, dopo anni vissuti nella città emiliana, la donna era tornata in Pakistan. Ma è da lì che aveva contattato sia gli assistenti sociali del Comune di Reggio Emilia, così come le ex insegnanti dei figli, raccontando gli episodi di violenza e specificando di non poter tornare in Italia poiché il marito teneva sotto sequestro i documenti per l’espatrio. Ma grazie alle procedure di collaborazione internazionale nonché l’attività dell’ambasciata italiana, la donna e i suoi figli erano riusciti a tornare in Italia. L’uomo invece era stato fermato nell’aeroporto di Orio al Serio. Per lui, come nel caso del nonno e della madre ieri, era scattato il braccialetto elettronico e il divieto di avvicinamento.
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