2021-03-30
Non rubiamo ai ragazzi un altro anno promuovendoli tutti con il 6 politico
Con Lucia Azzolina le insufficienze sparirono dalla pagella e ora il dubbio si ripropone per i possibili ricorsi al Tar. Ma se non si boccia si svilisce il difficile lavoro in Dad e non si dà la possibilità di ripetere a chi ne ha bisogno.Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha l'occasione di restituire alla scuola un poco della dignità che le è stata rubata negli ultimi 12 mesi: dipenderà da una sua ordinanza la possibilità di bocciare o meno gli studenti. Il problema, in effetti, non è di semplice soluzione. I giovani e giovanissimi italiani hanno perso quasi due anni di scuola, nel senso che la pandemia ha compromesso sia il ciclo passato sia quello ancora in corso. Quest'ultimo si è svolto praticamente sempre in didattica a distanza, causando non pochi disagi. Ieri il Corriere della Sera ha ricordato che, Dad o non Dad, le disposizioni vigenti sono quelle pre Covid: è consentito rimandare o non promuovere chi abbia accumulato troppe insufficienze.Lo scorso anno, come noto, Lucia Azzollina - non potendo offrire risposte concrete agli studenti provati dalla reclusione sanitaria - s'inventò un pasticciato compromesso che sapeva di resa totale: «Non sarà 6 politico. Le insufficienze compariranno nel documento di valutazione», disse prima dell'estate. «E per chi è ammesso alla classe successiva con votazioni inferiori a 6 decimi o, comunque, con livelli di apprendimento non consolidati, sarà predisposto dai docenti un piano individualizzato per recuperare, nella prima parte di settembre, quanto non è stato appreso. Il piano sarà allegato al documento di valutazione finale. Resta ferma la possibilità di non ammettere all'anno successivo studentesse e studenti con un quadro carente fin dal primo periodo scolastico». In realtà, l'Azzolina si limitò a sdoganare la promozione per tutti, e i famosi «corsi di recupero» a settembre rimasero un mezzo miraggio. Ora sta a Bianchi affrontare il medesimo dilemma: consentire la bocciatura oppure no? Il ministro, finora, ha dato qualche segnale incoraggiante. Ha fatto sapere, ad esempio, che l'ammissione all'esame di maturità non sarà automatica, ci sarà la possibilità di venire esclusi se giudicati non altezza. E sulle valutazioni di fine anno si è limitato a dichiarare che «sono i consigli di classe a deciderle», come a dire che non spetta al ministro attribuire a tutti il 6 politico. Nel frattempo, il mondo della scuola è impegnato in un'accesa discussione. Secondo gli studenti, sarebbe opportuno sospendere le bocciature. «Ci sono state troppe difficoltà di connessione e stress psicologico», ha detto al Corriere Luca Redolfi (Forum delle associazioni studentesche). Dall'altra parte ci sono i presidi, scettici all'idea di promuovere automaticamente chiunque. Non è da sottovalutare, poi, il problema dei ricorsi al Tar. Se le bocciature fossero in effetti autorizzate dal ministero, potrebbe esserci un'impennata dei procedimenti giudiziari. Immaginiamo già i genitori pronti a battagliare per non far ripetere l'anno al figlio basandosi sui guai causati dalla Dad. Forse, però, è il caso di tentare un cambio di prospettiva. La bocciatura, a rigor di logica, non dovrebbe essere una punizione. Al contrario: si consente allo studente di avere una seconda possibilità, di tornare sullo stesso banco per colmare lacune troppo evidenti, e impadronirsi di concetti che gli sono sfuggiti nel corso dell'anno precedente. Bocciare qualcuno, insomma, non significa discriminarlo, ma tentare di fare il suo bene. Se anche quest'anno si decidesse di far passare chiunque, si tratterebbe di una clamorosa sconfitta per l'intera istituzione scolastica. Sia chiaro: fin dall'inizio abbiamo sostenuto che le scuole dovessero rimanere aperte. Abbiamo elencato i disastri causati dalla didattica a distanza, li abbiamo approfonditi uno per uno. Dunque non possiamo tollerare che di tutti questi disagi non si tenga conto. Sarà necessario, quindi, che presidi e docenti valutino con attenzione le ricadute della Dad sui loro ragazzi (del resto lo stanno già facendo, non c'è motivo di dubitarne). Il punto, però, è proprio questo: il governo non deve neanche provare a cavarsela con il liberi tutti. Significherebbe svilire il lavoro che professori e insegnanti hanno fatto in questi mesi durissimi, e sarebbe un ulteriore smacco alle parte più fragile del sistema, cioè gli studenti. Chi fra loro è rimasto indietro deve poter avere la possibilità di recuperare. Chi, nonostante le mille difficoltà, ha potuto e voluto lavorare, è giusto che sia premiato. Se qualcuno ha incontrato problemi tecnici (mancanza di connessione, assenza di pc eccetera), gli insegnanti dovranno andargli incontro. Ma non è giusto che la scuola tutta si trasformi in una barzelletta a causa delle mancanze statali. La scuola non è un'agenzia di formazione, bensì il luogo in cui si scolpiscono gli adulti di domani. E tale processo di crescita passa anche attraverso i giudizi, le promozioni e le bocciature. Avete rubato ai ragazzi un anno di vita: lasciate almeno che abbiano la possibilità di sbagliare e di imparare dai propri errori. Se la promozione facile diventerà il contentino per far dimenticare un anno di sacrifici bestiali, tanto vale chiudere la scuola e non pensarci più.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)