2019-06-07
Putin pronto a incontrare il Papa e a fare da paciere fra lui e Trump
A luglio il capo del Cremlino farà visita a Francesco. Tanti i dossier sul tavolo, dalla Siria all'Ucraina. Il leader russo può distendere i rapporti tra Washington e Santa Sede, tesi per le divergenze sui migranti.Il prossimo 4 luglio, papa Francesco riceverà in udienza Vladimir Putin. Si tratta della terza volta che il Pontefice accoglie il presidente russo nel Palazzo Apostolico: il primo incontro era avvenuto nel 2013, per essere seguito poi da un secondo, nel 2015. Al centro di queste udienze erano state poste alcune questioni scottanti: in particolare, la guerra civile siriana e la difficile situazione in Crimea. Tematiche principalmente geopolitiche dunque. Tematiche che, con ogni probabilità, verranno affrontate anche in questa nuova udienza. Il tutto, nel solco di una Ostpolitik alla Agostino Casaroli.Innanzitutto, è chiaro che proprio il dossier ucraino verrà trattato nell'incontro tra i due. Rispetto a quattro anni fa, la situazione – pur non potendosi definire serena – ha subito un deciso mutamento. Lo scorso aprile, ha infatti vinto le elezioni presidenziali ucraine l'attore Vladimir Zelensky. Un profilo certamente meno antirusso, rispetto al suo predecessore, Petro Poroshenko. Un profilo che, al netto di qualche ambiguità, sembrerebbe intenzionato ad aprire una nuova fase nei rapporti tra Kiev e Mosca: magari arrivando a un accordo con il Cremlino sulla complicata questione della Crimea, che possa conseguentemente mettere la parola fine all'annoso conflitto in Donbass. Si tratta, a ben vedere, di un obiettivo che sta molto a cuore al Pontefice, il quale – già dal 2015 – aveva chiesto al presidente russo «un grande sforzo per realizzare la pace» nella regione. Non è quindi da escludere che la «pedina» Zelensky possa rivelarsi utile ai progetti del Papa e dello stesso Putin. In questo contesto, la Santa Sede dovrà comunque affrontare il problema di quei cattolici greci ucraini che in passato avevano criticato il Pontefice, accusandolo di aver assunto un atteggiamento troppo morbido verso le mire del Cremlino nell'area. Non a caso, il Papa ne ha convocato i rappresentanti subito dopo la visita di Putin.Un discorso parzialmente simile vale anche per il dossier siriano: argomento che fu al centro dell'udienza del 2013. In questi anni, la posizione russa nella regione si è progressivamente rinsaldata, laddove l'influenza statunitense ha man mano perso terreno. Non è un mistero che Donald Trump auspichi infatti un disimpegno degli Stati Uniti dall'area: disegno che cozza tuttavia con i piani delle alte sfere militari americane. Queste tensioni a Washington hanno pertanto consentito a Putin di rafforzarsi a Damasco, spalleggiando il presidente Assad e riuscendo in buona sostanza a stabilizzare il suo potere. In questo senso, Bergoglio sa bene che sulla questione siriana Putin risulti l'interlocutore più adatto: la figura che ha maggiore peso e influenza nelle dinamiche politiche e militari in loco. La figura che - almeno sulla carta - potrebbe giocare un ruolo decisivo nel processo di pacificazione e di tutela delle comunità cristiane locali.Ma Ucraina e Siria potrebbero non costituire gli unici elementi significativi per la Santa Sede. Non è infatti escludibile che Oltretevere si guardi con un certo interesse anche al dossier cinese. Pochi giorni fa, il presidente russo ha incontrato Xi Jinping, il quale ha definito Putin il suo «migliore amico». Cina e Russia ne hanno quindi approfittato per siglare una serie di importanti accordi commerciali. Un avvicinamento diplomatico, politico ed economico che non nasce certo oggi. Basti pensare che tra il 2017 e il 2018 il volume degli scambi tra i due Paesi è aumentato del 25%. Del resto, le occasioni per una convergenza tra Mosca e Pechino non sono mancate ultimamente: occasioni in gran parte dettate da un progressivo attrito che si è consumato tra queste due potenze e gli Stati Uniti. I dissidi su dossier come il Venezuela o il caso Huawei hanno spinto infatti sempre più Putin tra le braccia di Xi Jinping. E adesso il rinsaldarsi di questi rapporti potrebbe essere considerato come un'occasione per il Vaticano che, non da oggi, sta cercando di lavorare diplomaticamente per crearsi un'apertura proprio in Cina. Non dimentichiamo del resto che, nel settembre del 2018, la Santa Sede ha firmato un accordo con Pechino sulla nomina dei vescovi. È su questa base che Francesco sta quindi cercando di procedere, nel nome di un graduale miglioramento dei rapporti con la Repubblica Popolare. E, in questo senso, l'appoggio di Putin potrebbe rivelarsi fondamentale per conseguire un tale obiettivo. Infine, potrebbe spuntare il capitolo statunitense. Come abbiamo appena visto, soprattutto sul versante cinese, Bergoglio punta ai tratti meno filostatunitensi del presidente russo. E, del resto, i rapporti tra il Pontefice e Donald Trump non sono mai stati propriamente idilliaci: è dai tempi della campagna elettorale per le presidenziali del 2016 che i due polemizzano in materia di immigrazione clandestina. E, in questo momento, le relazioni tra Casa Bianca e Santa Sede non risultano troppo cordiali. Fatto sta che Putin non è un leader antitrumpista. Nonostante non siano poche le questioni che attualmente lo dividono da Washington (dal Venezuela all'Iran), il presidente russo non ha ancora rinunciato all'idea di una distensione nei confronti degli Stati Uniti. Una distensione che lo stesso Trump da tempo auspica, nonostante le opposizioni interne di una parte dell'establishment di Washington. In questo senso, proprio dossier come l'Ucraina e la Siria potrebbero creare le condizioni per questo disgelo. Senza poi dimenticare le parole relativamente concilianti pronunciate da Trump pochi giorni fa verso Teheran (che del Cremlino è tra i principali alleati mediorientali).Ecco perché non è forse del tutto escludibile che Putin possa farsi promotore di un rasserenamento dei rapporti tra Trump e Bergoglio. L'opportunità di una distensione tra Est e Ovest potrebbe infatti avvicinare i due vecchi avversari.