2023-10-15
E se Putin ci levasse le castagne dal fuoco?
Lucia Annunziata sulla «Stampa» spiega che per normalizzare Gaza servirebbe una coalizione di Paesi Arabi, Europa e ovviamente Usa. Ma la giornalista di sinistra per una volta non è ipocrita: senza l’influenza di Vlad su Caucaso, Siria e Iran, non si può combinare niente.All’improvviso, il diavolo appare meno orrendo e spaventoso di come è stato descritto fino a ieri. Miracoli della geopolitica, che - fortunatamente o meno, a seconda delle prospettive - non è fondata sulla morale e sul moralismo, ma sui rapporti di potere, sugli interessi e, in definitiva, sulla forza. Miracoli, poi, favoriti dalla spaventosa ipocrisia europea e occidentale, che insiste a dividere l’universo e i suoi abitanti in buoni e cattivi, salvo poi cambiare rapidamente idea non appena le circostanze cambiano, e tanti saluti alla coerenza, ai valori e alle belle parole sulla solidarietà internazionale. Ebbene, ora che si è riaperto dolorosamente il fronte israelo-palestinese, l’Occidente moralmente superiore comincia a riflettere sull’opportunità di andare a Canossa, cioè a Mosca, dove il perfido Vladimir Putin è rapidamente illuminato da una nuova luce purificatrice. Lo ha scritto senza girarci troppo intorno Lucia Annunziata ieri sulla Stampa con notevole onestà intellettuale. «Una proposta circola in queste ultime 48 ore fra segreterie esteri, ambienti politici e think tank di ogni inclinazione politica», ha spiegato. «Una coalizione di volenterosi che includa Usa, Ue, Qatar, Arabia Saudita, Giordania, e l’Autorità Palestinese, cioè il governo che regge il West Bank, perché prenda nelle sue mani la gestione di Gaza. Proposta folle, irrealizzabile, ma, per il fatto stesso di essere formulata, rivelatrice di forze, debolezze, intrecci, interessi, e qualche buona intenzione di cui è fatto il pericoloso momento in cui si muove il conflitto di Gaza. Conflitto congelato in quel breve tempo che anticipa tutte le battaglie, tra convinzione e timori». La proposta folle e irrealizzabile diviene ancora più folle benché brutalmente concreta quando si ha il fegato di allargare appena lo sguardo per rendersi conto che al novero dei volonterosi manca un nome. Quello del vecchio Vlad. Scrive ancora la Annunziata: «Per quanto riguarda le alleanze, nel corso della guerra in Ucraina si sono anche queste infragilite. Gli Stati Uniti, il cui fronte è certo più solido, soprattutto in virtù del dinamismo Nato, hanno tuttavia visto in questi mesi erodersi ogni passione, se non il consenso, di molti alleati, inclusi i Paesi europei. Interessante che gli Stati Uniti siano anche i primi in cui si è formalizzato un dissenso anche parlamentare contro l’impegno in Ucraina. Diverso il peso di Mosca che in Medioriente è stato drammaticamente ridotto dalla caduta dell’Impero sovietico, nel 1989 come abbiamo già scritto in merito pochi giorni fa». Fin qui l’analisi, anche abbastanza condivisibile. Ma ecco il punto dolente: «Tuttavia l’influenza dei russi, anche laddove gli Usa li hanno sostituiti, nei Balcani come in Afghanistan e in parte in Iraq e in Iran, o nello stesso Caucaso, non è mai venuta davvero meno. Certo Mosca è ora non più capace di gestire il potere esterno, ma non è nemmeno scomparsa. Per quanto entrambe indebolite, ognuna in modi e livelli diversi, il dopo avrà in campo decisionale ancora entrambe le due potenze. Sì, stiamo dicendo che la Russia a dispetto di tutto non è del tutto sparita. E si vede già proprio in queste ore». Ma pensa. La Russia pesa ancora, al di là di ciò che da quasi due anni viene teorizzato in Europa e soprattutto in Italia. «Abbastanza straordinario è che Putin si sia mosso in persona da Mosca dal momento che è il primo (secondo alcuni è il secondo) viaggio da lui intrapreso fuori la Russia dall’inizio della guerra in Europa», insiste Annunziata. «I suoi movimenti non sono liberi - su di lui pende un mandato di cattura della Corte penale Internazionale dell’Aja. Ma l’itinerario che ha disegnato non è meno significativo: ha toccato il Caucaso, la grande area di influenza sovietica, dove ha visitato l’Azerbaijan protagonista del recente conflitto del Nagorno Karabakh, di cui abbiamo parlato qui di recente come una delle guerre che segnano l’allargarsi del fronte Ucraina. Poi il capo del Cremlino andrà in Cina».Ebbene, di fronte a un leader che ha tutte queste aderenze, e che ancora gode di tutto questo credito pure se lo abbiamo ripetutamente descritto come «isolato», tocca addivenire a più miti consigli. E ammettere che, per risolvere il pasticcio orrendo di Gaza serve anche la Russia. Ovvio, non c’è nulla di semplice o scontato. «Naturalmente fra le tante difficoltà a far passare questa idea c’è la neutralizzazione dell’Iran dallo schema», ammette Lucia Annunziata. «Ma poi, chissà?, non è che in cambio di un aiutino su questo punto Putin non ottenga in cambio qualcosa sull’Ucraina. Stando al nervosismo di Zelensky in queste ore, forse qualcosa del genere potrebbe essere venuta in mente anche a lui». Che il presidente ucraino stia scalpitando è cosa nota, e la sua fibrillazione probabilmente non dipende soltanto dal calo drastico della visibilità patito nelle ultime settimane. Esiste, e non solo a Kiev, la consapevolezza che una parte del sistema statunitense si stia raffreddando sulle ragioni ucraine, così come una fettina di Europa. Nel mentre, Putin riprende massa sullo scacchiere internazionale. La Russia ha storici rapporti con Israele, anche per via del numero consistente di cittadini israeliani con doppio passaporto. Ha rapporti con l’Iran e gioca un ruolo fondamentale in Siria (e farebbe bene a ricordarlo chi oggi paragona Hamas a Isis). Inoltre è difficile fare a meno della sua collaborazione nel Caucaso e nei Balcani. Tocca rammentare che nel Kosovo la situazione tra serbi e albanesi è ancora tesa e lo resterà a lungo. Mentre - stando a ciò che scrive Politico - esistono forti timori che l’Azerbaijan, dopo aver ripulito il Nagorno Karabakh, possa puntare sulla Armenia. Infine c’è l’Africa, dove Mosca continua a mandare a segno colpi importanti. Questo radioso quadretto insegna almeno tre cose. La prima è che la morale, in politica, serve solo per ammaestrare le folle (e purtroppo spesso funziona). La seconda è che non conviene fare troppo il tifo per questa o quella squadra, perché il campione avversario che la curva ha insultato per mesi potrebbe a stretto giro ritrovarsi a indossare una maglia diversa. La terza è che, come si diceva, il diavolo non è brutto come lo si dipinge. Forse perché, in effetti, non è il vero diavolo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.