2023-02-20
Pure Prodi sconfessa l’auto green: «in Italia farà 50.000 disoccupati»
Dopo aver sostenuto qualsiasi imposizione arrivasse dall’Europa, l’ex premier ha un sussulto di realismo e attacca la direttiva anti motore termico: costa, distrugge lavoro e non riduce l’inquinamento. Benvenuto.Perfino Prodi si è accorto che troppo green fa male. Dopo anni di prediche a favore della conversione verde, l’ex presidente della Ue ha vergato un editoriale per Il Messaggero che fin dal titolo non lascia spazio a dubbi: «La scelta green dell’Europa che penalizza il nostro Paese». Ovviamente, la prima parte dell’articolo è a favore delle scelte in difesa dell’ambiente. Dagli allarmi lanciati dal club di Roma del 1972 al protocollo di Kyoto, tutta roba di marca europea. Mentre Paesi come la Cina (di cui il fondatore dell’Ulivo è stato a lungo consulente) o come l’India, per sostenere il loro processo di industrializzazione non badavano all’inquinamento prodotto, a Bruxelles e dintorni si davano la zappa sui piedi, introducendo una dopo l’altra misure che condizionavano le imprese del continente. L’ultima mossa è quella varata la scorsa settimana, ovvero lo stop ai motori endotermici entro il 2035, cioè dopodomani. Una delle più grandi produzioni del pianeta (le case automobilistiche europee primeggiano per fatturato e modelli prodotti a livello mondiale) dovrà dire addio a diesel e benzina, per optare sulle auto elettriche o a idrogeno. Peccato che, grazie al provvedimento voluto da Bruxelles, non soltanto si dovranno chiudere interi stabilimenti e bloccare catene di montaggio, ma a dover cessare la produzione saranno le aziende dell’indotto che lavorano nella filiera dei motori a combustione. Un calcolo prudente parla della perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, che verrebbero cancellati dalla sera alla mattina nell’arco di pochi anni. Tutto ciò per inseguire il sogno green di una mobilità senza emissioni, mentre Cina, Corea, Giappone e Stati Uniti, che sono tra i principali produttori mondiali di automobili, continueranno a inquinare come prima.La decisione di dire addio a un’industria che ha dominato il Novecento è un atto di autolesionismo che non ha uguali e, sebbene ci siano fior di studi che smentiscono il rapporto tra inquinamento e motori endotermici, la Ue sembra determinata a percorrere la strada del divieto in poco più di un decennio. Un provvedimento che, oltre a condannare le case automobilistiche, rischia di far chiudere i battenti anche alle industrie dei trasporti, da quelli urbani a quelli merci. Le aziende del settore infatti, sono dotate di mezzi a gasolio e sostituirli in pochi anni è un’operazione quasi impossibile, sia per la necessità di forti investimenti che per la disponibilità dei mezzi.Insomma, più si avvicina la data dello stop imposto da Bruxelles e più si cominciano a fare i conti con la realtà. E così, anche l’uomo che fino a ieri auspicava un green deal, a favore di una svolta che accelerasse la transizione energetica verso case a consumo zero (si è visto com’è andata con il super bonus) e verso una mobilità senza emissioni, rinunciando alla dipendenza dai combustibili flessibili per puntare tutto sulle rinnovabili, adesso si ricrede e fa marcia indietro, invitando a dare un colpo di freno.Il 2035 fa paura, perché è dietro l’angolo, e fermare l’industria automobilistica potrebbe contribuire ad accelerare non l’economia verde, ma la recessione. Dopo avere per anni teorizzato un’industria a consumo zero, la politica si rende conto dei costi che una tale scelta avrebbe sul portafogli delle famiglie e sui conti pubblici. «Nel nostro Paese si produrrà una riduzione di oltre 50.000 posti di lavoro e un notevole danno alla nostra bilancia commerciale», scrive ora Prodi. Il quale lancia un appello per fermare la svolta green. «Mi chiedo se scelte così drastiche e in tempi così ristretti siano la decisione migliore per proteggere il futuro del nostro pianeta». Prodi aggiunge che gli stessi legislatori forse hanno qualche dubbio e potrebbero rivedere la decisione. Ma con un sorprendente sussulto di realismo mai mostrato sino a ieri, poi dice: peccato che già ora la decisione di Bruxelles stia fermando la ricerca per migliorare i motori endotermici, dato che fra 12 anni non serviranno più. Il finale dell’editoriale dunque, la dice lunga sui danni provocati dalla guida rossoverde dell’Europa. La stessa linea di cui per anni Prodi è stato il portavoce. Fino a ieri.