
Il sottosegretario del Carroccio critica il presidente del Consiglio: «Vuole una rottura traumatica». Il Capitano intanto prosegue il tour sulle spiagge: «Vogliono togliermi il Viminale? Meglio, così ho più tempo». E promette: «Il prossimo governo durerà 5 anni».Un'agenda che non prevede pause e con un unico obiettivo: elezioni il prima possibile. Matteo Salvini continua il suo tour sulle spiagge, non perde mai d'occhio i social ma, dopo l'esplosione della crisi e in vista della sfiducia al premier, Giuseppe Conte, punta a far riunire il Parlamento entro il 15 agosto. «L'unica cosa che mi aspetto è che si esprima il prima possibile, non dopo Ferragosto, ma prima», ha dichiarato il leader della Lega ieri a Policoro, in provincia di Matera. A decidere come e quando sarà votata la mozione di sfiducia a Conte sarà la conferenza dei capigruppo, convocata per domani in Senato e per martedì 13 agosto alla Camera dove, però, arriverà anche la richiesta di «calendarizzazione urgente» del M5s che vuole votare prima la riforma sul taglio dei parlamentari. Un modo per allungare il brodo visto che la riforma presuppone la riorganizzazione dei collegi elettorali e quindi non certo elezioni a ottobre, come peraltro vuole Beppe Grillo, che ha tuonato: «Altro che voto. Salviamo il Paese dai nuovi barbari. Sì a nuove alleanze». A conferma che quel «sento, inorridisco e sarebbe una cosa incredibile, che ci sono toni simili tra Pd e M5s, tra Renzi e Di Maio», sottolineato ieri da Salvini non è una fake news come si ostina a dire il leader dei grillini… Sempre domani, Salvini ha convocato tutti i parlamentari della Lega alle 18, cioè due ore dopo la capigruppo del Senato. «Saremo a Roma lunedì, martedì e tutto il tempo necessario. Anche a Ferragosto, se serve. Speriamo che nessuno la butti più avanti perché anche i famosi mercati hanno bisogno di tempi certi. E quindi se si perdono 10-15 giorni senza un governo legittimato è un problema», aveva detto nella tappa di Termoli. «Non è deciso se correremo da soli. Abbiamo un'idea d'Italia per i prossimi cinque anni che sottoporremo a chi la condivide con noi». Poi a Peschici ha aggiunto: «Il prossimo governo durerà cinque anni. Abbiamo smontato la legge Fornero. Il prossimo governo garantirà, dopo 41 anni di lavoro, la pensione, perché è un sacrosanto diritto. Poi il taglio delle tasse a lavoratori e imprenditori. L'obiettivo è il 15% di tasse per tanti italiani. Se l'Europa ce lo fa fare bene, altrimenti lo facciamo lo stesso». Nemmeno il Viminale sembra vitale in questa fase: «Vogliono levarmelo? Meglio, così ho più tempo». Della tappa di Polignano il vicepremier leghista ha pubblicato una foto su Twitter: «Polignano nella splendida Puglia. A casa gli Emiliano, i Vendola e tutti i compagni che hanno rovinato questa terra. Stiamo già lavorando per il futuro», ha scritto. «Parlo di futuro e non di passato. Non rispondo agli insulti, alle polemiche e alle provocazioni. Adesso mi interessa la fissazione della data delle elezioni, che gli italiani sappiano quando potranno andare a votare un nuovo Parlamento. Di tutto il resto parleremo dopo. Stiamo già lavorando alla manovra, dialogheremo in maniera costruttiva con l'Europa e li convinceremo a tagliare le tasse agli italiani». Gli insulti però gli sono arrivati nella tappa di Policoro. Salvini è stato accolto da tre striscioni con scritto: «Salvini beach party: ingresso: 5 rubli». Mentre su altri due c'era la scritta: «Il Sud non dimentica» e «Salvini parla, l'iva aumenta». Sulla spiaggia lucana si sono scontrati due gruppi: da un lato un gruppo di contestatori, che dopo aver urlato «razzista di m…», ha intonato Bella ciao. Dall'altra i sostenitori del Carroccio, che hanno intonato «Voto la Lega». Una ragazza ha lanciato sul volto del vicepremier dell'acqua per poi allontanarsi. Lui, incurante delle contestazioni, ha fatto prima alcuni selfie, poi un tuffo e un giro in canoa. Dopo il comizio, interrogato sull'opportunità che il ministro del governo uscente possa candidarsi premier ha risposto: «Altri in passato lo hanno fatto, ma per me restare ministro non è questione di vita o di morte. Se in questi due mesi il ministro dovesse farlo qualcun altro gli darò consigli». Due mesi, come dire voto a ottobre. Anche sui social il leader, atteso oggi a Taormina, ha detto che preferisce non rispondere alla «sequela di insulti che mi stanno arrivando da Di Maio, Toninelli, Di Battista, Conte e Grillo» perché «io guardo avanti e sto preparando un governo stabile, coraggioso e serio per gli italiani. Se non fossero arrivati tutti quei “no", non avremmo fatto quello che abbiamo fatto». Epperò qualche tweet non è proprio bonario: «Agli insulti di grillini e kompagni rispondiamo solo con la forza delle nostre idee. Bacioni e #primagliitaliani». Una risposta molto chiara il titolare del Viminale l'ha data poi anche al divo gentiluomo Richard Gere, che dopo essere salito a bordo della Open Arms a Lampedusa, per portare viveri ai migranti ha definito «bizzarra la politica e i politici che mettono la propria energia nel dividere le persone come se nel dividere ci fosse del guadagno, che è una cosa idiota». «Visto che il generoso milionario annuncia la sua preoccupazione per la sorte degli immigrati della Open Arms, lo ringraziamo: potrà portare a Hollywood, col suo aereo privato, tutte le persone a bordo e mantenerle nelle sue ville. Grazie Richard!», ha scritto Salvini.In questa fase così delicata è tornato a parlare anche il sempre moderato sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti: «A noi sembra naturale e scontato andare a nuove elezioni. Prima le elezioni si fanno, prima ci sarà un nuovo governo legittimato dal popolo che deciderà cosa fare». Per lo storico esponente del Carroccio la scelta di Conte di non dimettersi equivale a una rottura traumatica: «Penso che Salvini abbia chiesto a Conte di chiudere in bonis questa avventura».
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
Necessarie misure serie: una quota per gli extracomunitari e almeno cinque azzurri in campo di norma. L’ennesimo Mondiale è a rischio, Gravina si prenda la responsabilità. E i settori giovanili vanno ripensati.
Questo non è un pezzo nostalgico anzi è un pezzo che guarda al futuro perché mi sono semplicemente rotto le scatole di una Nazionale scialba, viziata e perdente. E - chiedo scusa a Gattuso perché adesso tocca a lui fare da parafulmine - mi innervosiscono quelle dichiarazioni stupidamente ottimiste del tipo: «Bisogna ripartire dai primi 45 minuti», perché durante il primo tempo la Norvegia era in modalità «turismo»; quando si è svegliata ci ha preso a pallonate.
(Arma dei Carabinieri)
I Carabinieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno portato a termine l'operazione «Marshall». Arrestati 20 cittadini di nazionalità nigeriana gravemente indiziati di appartenere a un gruppo criminale transnazionale dedito al traffico di cocaina ed eroina.
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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Gli operai di Prato protestavano per le condizioni di lavoro nel distretto del fast fashion.
La donna cinese, che sta lì davanti ai capannoni con i capi, a un certo punto urla preoccupata: «Quella no, quella è polizia!». Troppo tardi. L’agente della Digos in borghese è stata scaraventata a terra da una squadretta di padroncini cinesi del Consorzio Euroingro di Prato, impegnata in una spedizione punitiva ai danni di un gruppo operai pakistani che stanno manifestando pacificamente contro le condizioni di lavoro da semi-schiavitù. Due i poliziotti feriti. In serata, la Procura di Prato ferma tre cittadini cinesi, accusati di resistenza a pubblico cinese e lesioni, ma le indagini sono ancora in corso e la polizia sta identificando uno a uno tutti i partecipanti al blitz.
Sul cartello c'è scritto: «Per il futuro dei nostri bambini» (Getty)
Il colosso tedesco manderà a casa 35.000 lavoratori entro il 2035. Stellantis chiede pietà a Ursula von der Leyen. Salta la gigafactory di Termoli?
La politica green di Bruxelles continua a mietere vittime nell’industria dell’auto. In attesa del piano sul settore che sarà presentato dalla Commissione europea, il prossimo 10 dicembre, si allunga il bollettino dei caduti sotto i colpi della crisi. Da questo appuntamento non ci si attende uno stravolgimento delle scadenze per l’elettrificazione dell’industria dell’automotive, con la data ultima del 2035 ancora segnata sul calendario di Bruxelles e considerata incontestabile, ma alcuni aggiustamenti.






