2022-05-30
Ora che c’è in ballo Putin la sinistra scopre l’immigrazione come arma
Abbandonata la retorica dell’accoglienza: gli sbarchi servono a destabilizzare i Paesi. Luciana Lamorgese promette soluzione europee, ma la sola risposta è fermare le partenze.Kelly M. Greenhill, professore associato di scienza politica e relazioni internazionali alla Tufts university e ricercatore ad Harvard, lo aveva spiegato con estrema chiarezza già nel 2010, in un libro di grande importanza che in Italia i più hanno trascurato. La studiosa aveva chiarito - dati alla mano - che cosa si nascondesse dietro gli enormi flussi migratori diretti dall’Africa verso l’Europa: ancora prima degli interessi economici dei trafficanti di uomini e del sistema intenzionato a creare un esercito industriale di riserva, c’erano gli interessi politici di alcuni governi. I quali usavano gli stranieri come «armi di immigrazione di massa». La Greenhill aveva portato l’esempio di Gheddafi e del modo in cui il fu rais libico apriva e chiudeva i rubinetti migratori al fine di ottenere ciò che gli interessava dagli interlocutori europei. Un altro clamoroso caso di manipolazione dei flussi ha visto protagonista il turco Erdogan, che grazie alla marea umana in arrivo dalla Siria ha strappato un più che redditizio accordo con l’Ue per tramite di Angela Merkel. Di giochetti analoghi ne abbiamo visti, nel corso degli anni, numerosi altri. Il punto è che dalle nostre parti la maggioranza dei politici e dei media ha pensato bene di raccontare una storia completamente diversa. Che le migrazioni di massa fossero tutto tranne che una questione di generosità e bontà d’animo era evidente, e perfettamente noto ai nostri governanti. Ma si è scelto di mentire alla popolazione, e di edificare un castello di bugie per convincere i cittadini ad accettare l’invasione. Si è giocato per anni sulla pelle dei migranti e su quella degli europei (italiani e greci in particolare) per occultare i traffici utili a destabilizzare il Vecchio continente.Ma ecco che, all’improvviso, la narrazione è cambiata. Ora si può - anzi, si deve - dire che gli immigrati sono un’arma che serve a colpirci duramente. Lo ha detto, senza mezzi termini, Luciana Lamorgese un paio di giorni fa. Il ministro si è permesso addirittura di fare ironia: «Con il blocco del grano si rischia una gravissima crisi umanitaria che andrà a incidere sui flussi migratori», ha detto. «E non si potrà dire che è la Lamorgese che fa arrivare i migranti in Italia». Capito? La donna che aveva sbandierato gli accordi di Malta come un miracolo risolutivo di ogni problema, quella che ha consentito che gli ingressi illegali sul suolo italiano aumentassero esponenzialmente, ridacchia soddisfatta perché ha trovato finalmente un capro espiatorio. Già, adesso c’è il Grande Nemico Vladimir Putin: è lui il responsabile delle partenze, del caos portato in Libia e della conseguente minaccia che incombe sul Mediterraneo. E può darsi che ci sia perfino un fondo di realtà: la presenza russa in Libia ha sicuramente un influsso sulla migrazione, modifica equilibri di potenza i cui effetti negativi ricadono anche su di noi. Il fatto è che fino all’altro giorno ragionamenti simili non si potevano fare, soprattutto se chiamavano in causa gli americani, i francesi o i tedeschi. Ricordate? Ci presentavano l’immigrazione come un fenomeno naturale, ci ripetevano che siamo tutti migranti perché gli esseri umani - dalla preistoria in avanti - non hanno fatto altro che spostarsi. Ci dicevano che bisognava accogliere perché, in fondo, era nostro dovere. Presentavano tutta la macchina di morte della migrazione come una faccenda esclusivamente sentimentale, morale: i buoni vogliono gli stranieri, i razzisti li rifiutano. Guai a dire che i flussi erano indotti, che nascondevano trame economiche, che venivano sfruttati per disgregare le nazioni. La regola era: zitti e accogliere. E silenzio pure se la Merkel spendeva oltre 56 miliardi di soldi (anche) nostri per accontentare il Sultano. Adesso invece pure il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, sfoggia l’analisi geopolitica: «Prima eravamo abituati a gestire i salvataggi realizzati dalle Ong, ora arrivano dei barconi di tipologia nuova forse legati alla mutevole situazione in Libia, con i russi presenti in alcune zone che usavano o migranti come arma di ricatto contro l’Italia. C’è la necessità di una forza europea di presidio del Mediterraneo», dichiara. Visto che conviene, per un po' il muro dell’omissione si può rompere. Il risultato della ipocrisia esibita finora è che, anni e anni dopo la clamorosa ondata del 2016, ci troviamo allo stesso punto: migliaia di persone continuano a piovere sulle nostre coste. Grazie al cielo ne muoiono meno in mare, ma nessuno né qui né a Bruxelles si è dato da fare per fermare le carovane nell’unico posto in cui andrebbero bloccate: l’Africa. La Lamorgese insiste a dire che l’Ue risolverà tutto: «La situazione, al di là della propaganda, va affrontata in maniera seria perché la migrazione è un problema strutturale, che abbiamo affrontato da anni. È importante che ci sia un ruolo dell’Europa, il 3 e 4 giugno faremo un incontro a Venezia con i ministri dell’Interno dei Paesi del Mediterraneo per risolvere i problemi che toccano in prima battuta certi Paesi ma che riguardano tutta l’Europa». Come no. L’Ue sicuramente risolverà tutto, e vivremo felici. Intanto, gli sbarchi continuano, a Lampedusa l’hotspot è sempre pieno, continuiamo a pagare le navi quarantena che fungono da costosissima (e inutile) toppa e la destabilizzazione prosegue. Però possiamo dare la colpa a Putin, pensa che consolazione.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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