2023-08-06
L’ultimo spreco del Psg degli sceicchi. Mbappè non gioca
Kylian Mbappé (Getty Images)
Club pronto a lasciare a casa un anno, per ripicca, il miglior calciatore al mondo. Ecco cosa accade togliendo valore ai soldi. I latini la chiamavano ratio: il raziocinio, la capacità di distinguere il bene dal male, di affrancare le pulsioni dalla loro entropia bestiale e indirizzarle verso le regole che gestiscono la natura delle cose. Ma ratio significa anche calcolo, porzione: quel che toccava a ciascun membro di una comunità secondo quanto stabilito da un giusto prezzo o necessità. Senza la ratio, viene meno pure l’irrazionale, si svaluta la capacità di comprendere le direzioni dello spirito, persino le faccende dell’amore fra cui rientra, ovviamente, il calcio. Ma oggi il pallone sta accelerando a tutta birra verso il baratro della perdita di spirito, un irrazionale cupo e wertheriano, privo del senso romantico del sublime: ha perso la ragione, nella fattispecie la capacità di riconoscere al denaro quel ruolo di viatico essenziale affinché le passioni vengano gestite con senno. Prendiamo il caso di Kylian Mbappè. Il rischio, ancorché potrebbe trattarsi di boutade, è che il fenomeno francese, oggi miglior giocatore del mondo, venga escluso dalla lista Champions per una questione di puntiglio e - ecco il punto - di mancanza di senso del danaro. Molto dipenderà dagli umori di Nasser Al-Khelaifi, magnate qatarino a capo del Paris St. Germain, club dove Mbappè milita, anche se ancora per poco. Il suo contratto scadrà a giugno 2024, il transalpino dal piede di fata vorrebbe accasarsi al Real Madrid, che gli ha già promesso 26 milioni di euro netti a stagione e 160 milioni di premio alla firma del contratto l’anno prossimo, quando l’accordo con la squadra di Parigi andrà a naturale scadenza e il francesino ventiquattrenne potrà svincolarsi a parametro zero. Al-Khelaifi però non ci sente: sarebbe disposto a cedere subito Mbappè - dicono alcuni - per 150 milioni di euro, magari in Premier League. Oppure sarebbe pronto a far accomodare in tribuna il suo gioiello, privandolo della partecipazione alla Champions e ai tornei francesi per tutta la prossima stagione, salutandolo l’anno successivo a zero euro, ché tanto per uno sceicco del Qatar non sarebbe così grave, i soldi non mancherebbero mai al club, la proprietà sarebbe sempre pronta a immetterne un numero tendente a infinito. E troppi danari significa nessun danaro, perché la moneta perde la sua peculiarità di dirimere e direzionare le vicende imprenditoriali sportive in un bilanciato rapporto tra costi e benefici. Un po’ quello che sta accadendo con la campagna acquisti nel campionato saudita: gli arabi comprano senza badare a spese campioni stagionati e pure giovani talenti dei tornei europei, disposti a sacrificare (emblematico il caso dell’appena ventottenne Sergej Milinkovic Savic), scampoli di carriera nei migliori tornei del globo per una questione di portafoglio. Proprio i sauditi dell’Al-Hilal pare abbiano proposto a Mbappé un contratto da nababbo: 22 euro al secondo, 1.320 euro al minuto, in buona sostanza 57 milioni al mese. L’intrigo non chiarito sul campione ha per giunta scatenato un effetto domino. Luis Enrique, neo allenatore dei parigini, starebbe minacciando le dimissioni, trasformando il Parco dei Principi in una polveriera. Privata la rosa del suo pupillo più prezioso, con la perdita di Messi e la salute precaria di Neymar, il tecnico spagnolo non si sentirebbe tutelato nel conseguire gli obiettivi stagionali, dunque proprio la Champions League (vincere la Ligue1 col Psg è ormai troppo facile). Al Khelaifi, per asciugare le lacrime del suo uomo in panchina, si starebbe muovendo: dopo Skriniar dall’Inter, sarebbero in arrivo Ousmane Dembelé dal Barcellona, Goncalo Ramos dal Benfica e Kolo Muani dall’Eintracht Francoforte. Ma intanto serpeggia la discordia. Mbappé non ha preso parte alla recente tournée giapponese della squadra e il suo nome è stato cancellato dal sito ufficiale. Addirittura il Psg vorrebbe sporgere formale reclamo alla Fifa nei confronti del Real Madrid per aver tentato di corteggiare un loro tesserato. Ma siamo sempre lì: se vincesse il puntiglio feudale di Al Khelaifi, l’Europa perderebbe per un anno il suo fuoriclasse più rappresentativo, se facessero breccia le sirene saudite dell’Al-Hilal, pure. E l’amore dei tifosi per lo spettacolo si ritroverebbe surclassato da un’irrazionale mancanza di considerazione per l’utilizzo giusto dei soldi. Beninteso, nessuno vagheggerebbe un ritorno al calcio dei tempi di Nereo Rocco e dei contratti siglati con le strette di mano. Basterebbe però orientarsi come accade oggi nell’Nba statunitense, culla del mercatismo e del dollarismo, certo, ma anche realtà capace di introdurre un tetto salariale ai tornei, di proporre misure affinché i club gestiscano con stimolante arguzia le finanze a disposizione per allestire i roster (una specie di fair play finanziario, ma riuscito), riportando la pecunia al ruolo che dovrebbe avere in ogni tipo di comunità: uno strumento di equilibrio, di merito e di bilanciamento, senza postulare l’autosufficienza morale dell’individuo da qualsiasi misura valoriale. Ritrovando la ratio perduta.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.