2023-02-02
Prove dell’intesa tra Cospito e i boss giravano nelle redazioni
I meloniani sono accusati di aver diffuso carte riservate, ma informazioni ancor più dettagliate sugli incontri tra il terrorista e i boss le avevano date «Repubblica» e «Domani». Pur di attaccare Fdi, si occulta il vero scandalo: dietro la crociata anti 41 bis c’è la mafia.Impegnati com’erano nel tentativo di lapidazione politica e mediatica di Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro Delle Vedove, troppi analisti e commentatori non si sono accorti (o hanno finto di non accorgersi) di un’evidenza logica e per altro verso di una non così ristretta conoscenza di alcune notizie definite «sensibili». L’evidenza logica è presto detta: se le maggiori organizzazioni criminali (mafia, camorra, ’ndrangheta) hanno cercato da sempre, invano, di cancellare o attenuare il regime del 41 bis, era ovvio, anzi perfino scontato che guardassero con interesse all’iniziativa di Alfredo Cospito, e che si interrogassero su come cavalcarla, sfruttarla, curvarla alle proprie esigenze. Quanto alla non così ristretta conoscenza di alcune notizie «sensibili», non dovevano essere soltanto l’onorevole Donzelli e il sottosegretario Delmastro Delle Vedove i depositari di alcune conoscenze, realisticamente tratte da qualche relazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Solo qualcuno troppo ingenuo o troppo furbo (o troppo in cerca di una polemica politica) poteva infatti cascare dal pero dopo le «rivelazioni» in Aula dell’esponente di Fdi. Basti pensare che, sempre l’altro ieri, per l’esattezza alle 15.30 del 31 gennaio, andava online sull’edizione digitale del quotidiano Domani un informato e per molti versi apprezzabile articolo firmato da Giovanni Tizian e Nello Trocchia che non solo esponeva la tesi dell’interesse oggettivo e soggettivo dei mafiosi all’azione di Cospito («dalle parole degli affiliati alle cosche emerge il piano: sostenere Cospito. Le mafie hanno deciso di usare il corpo e la battaglia dell’anarchico Cospito per abbattere il carcere duro, quel 41 bis da sempre nemico giurato delle organizzazioni criminali mafiosi», si legge tra l’altro nel pezzo), ma circostanziava l’affermazione con dettagli e informazioni assai più numerosi di quelle condivisi in Aula da Donzelli. L’esponente di Fdi aveva infatti citato gli incontri di Cospito, dentro il carcere di Sassari, con il camorrista Francesco Di Maio e con lo ’ndranghetista Francesco Presta. I giornalisti di Domani, invece, sono andati molto oltre, mettendo nero su bianco il nome di altri criminali di primo piano entrati in contatto con Cospito, sempre in carcere, tra ora d’aria e socialità. Scrive Domani il 31 gennaio alle 15.30: «Cospito ha, per esempio, condiviso i momenti di socialità con Pietro Rampulla: non è un mafioso qualunque, è l’artificiere della strage di Capaci». E ancora: «Rampulla è l’anima nera di Cosa nostra, già iscritto a Ordine nuovo, il movimento neofascista, colui il quale ha confezionato l’ordigno disposto sotto l’autostrada di Capaci, sospettato di rapporti anche con i servizi segreti». Più avanti, i due giornalisti fanno un altro nome: «Pino Cammarata, reggente del famigerato clan omonimo di Riesi, in provincia di Caltanissetta, membro dell’alta mafia, gente che conta nell’organizzazione criminale siciliana». Tizian e Trocchia entrano pure nei dettagli delle conversazioni: Cospito avrebbe affrontato anche «l’altro tema caro ai boss, l’ergastolo ostativo: la necessità di portare il caso in Europa. Francesco Di Maio, boss del clan dei Casalesi, ha incoraggiato Cospito pochi giorni fa. Diceva il boss dei Casalesi: pezzetto dopo pezzetto, si arriverà al risultato, che sarebbe l’abolizione del 41 bis. Cospito avrebbe replicato così: deve essere una lotta contro il regime 41 bis e contro l’ergastolo ostativo, non deve essere una lotta solo per me. Per me, noi al 41 bis siamo tutti uguali».I dettagli contenuti in questo articolo (ma potremmo citarne altri, ad esempio su Repubblica) ci inducono a tre considerazioni finali. La prima. I documenti, di tutta evidenza, già circolavano largamente: se non la trascrizione integrale delle intercettazioni avvenute a Sassari, per lo meno una loro amplissima e dettagliata sintesi contenuta in qualche relazione. La seconda. È per lo meno ipocrita accettare l’idea che sia normale che quei documenti siano arrivati in qualche redazione, ma che non potessero essere citati nel Parlamento della Repubblica. È anzi letteralmente surreale l’abitudine che tanti devono avere maturato rispetto a questo doppio standard: sì alla circolazione clandestina ai fini della pubblicazione giornalistica, no a una discussione pubblica in Parlamento. La terza. Dinanzi a queste evidenze, sarebbe il caso di concentrarsi sul fatto (grosso e inquietante) anziché sulla polemica politica montata contro gli esponenti di Fdi. È o non è un problema il fatto che ci sia stato un contatto reiterato e sistematico tra Cospito e figure rilevantissime di mafia, camorra e ’ndrangheta per coordinarsi, unire le forze, sostenersi reciprocamente? O meglio: per consentire ai grandi gruppi criminali di usare l’anarchico come testa d’ariete? Finita la logomachia (o forse la batracomiomachia), sedato il gracidar delle rane, sarà il caso di occuparsi del cuore del problema: e cioè delle mosse della criminalità organizzata.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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