2021-12-15
«Proroga errata, andava chiesta una legge delega al Parlamento»
Enzo Di Salvatore (Facebook)
Il giurista Enzo Di Salvatore: «Nel nostro ordinamento non c’è spazio per un’eccezionalità permanente»Alla fine, dunque, il blitz sull’ennesima proroga dello stato di emergenza è stato portato a compimento. Una condizione che ormai si protrae da due anni e che, data la scelta del governo di intervenire con un decreto per modificare l’attuale normativa che avrebbe impedito di sfondare il muro dei 24 mesi, ormai potrà durare ad libitum. Ma quali sono le implicazioni e le potenziali conseguenze giuridiche di una tale scelta? Ne abbiamo parlato con il professor Enzo Di Salvatore, associato di Diritto costituzionale all’Università degli studi di Teramo.È opportuno lo stato d’emergenza, nelle attuali condizioni sanitarie?«Direi che non solo è inopportuno, ma è inutile. Non vedo cosa non possa fare il governo, rispetto a quello che può fare con la dichiarazione dello stato d’emergenza. Il nostro sistema prevede l’utilizzo di alcuni strumenti, e uno di questi è il decreto legge. L’esistenza di uno strumento come il decreto legge, che dovrebbe essere una misura eccezionale, prova semmai che nel nostro ordinamento non ci può essere spazio per uno stato di emergenza nazionale protratto così a lungo».Quindi, per dirla in soldoni, siamo già ampiamente fuori tempo massimo con lo stato d’emergenza?«Quello che dico è che se già lo strumento del decreto legge è eccezionale, non credo che ci sia uno spazio per prorogare sine die - anche con una legge - uno strumento di questo tipo. Semmai c’è un problema diverso, e cioè che io non ritengo utilizzabile nemmeno lo strumento del decreto legge».Addirittura? «Sì perché il decreto legge si giustificava nell’immediatezza della pandemia, nel momento in cui l’emergenza era talmente forte che il Parlamento non aveva tempo per agire. Dopodiché, la pandemia è ormai andata “a regime” non vedo perché non si usa lo strumento più appropriato, che sarebbe quello della delega legislativa e del decreto legislativo. Il Parlamento, a monte, autorizza l’esecutivo, fissando principi e criteri direttivi, ad adottare uno o più decreti legislativi, e a quel punto se occorre il governo potrebbe anche adottare decreti legislativi anche correttivi, assegnandogli però un tempo». Professore, però non si può ignorare il fatto che oggi il decreto legge abbia perso la sua funzione originaria e venga usato un po’ per tutto.«Assolutamente, e questo è un altro problema. I giuristi possono dire quello che vogliono, possono giustificare tutto questo con la cosiddetta “catena normativa”, però diciamoci la verità: spesso il decreto legge è intervenuto a valle, con il dpcm che aveva fatto da apripista. Tra l’altro, il dpcm che non andava usato come è stato usato: mentre il decreto legge presupponeva un certo grado di responsabilità di fronte al Parlamento, il dpcm era l’uomo solo al comando. Tutto questo ci dice che qualcosa non funziona. Non discuto del merito, discuto del rispetto della forma, che è sostanza, e quindi a me sembra che, anche se ci sarà un passaggio per la proroga dello stato d’emergenza presso il Parlamento, ciò mi trova decisamente perplesso». Veniamo ora a quello che è stato deciso ieri dal Consiglio dei ministri, con la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 marzo del 2022, quando la normativa originaria lo avrebbe consentito al massimo fino al 31 gennaio. Che ne pensa?«Sull’opportunità dello stato d’emergenza ho già detto la mia. Poi, la legge ordinaria del 2018 diceva 12 mesi, dopodiché, eccezionalmente, fino a ulteriori 12 mesi. Le strade erano due: o un decreto legge - come è stato poi fatto - che modifica la legge del 2018, ma c’era anche l’opzione di una semplice sostituzione di quella legge con un’altra legge, da parte del Parlamento. Oppure ancora, come si fa sempre più spesso, avrebbe potuto “infilare” un pacchetto di emendamenti dentro un maxiemendamento, per esempio alla legge di bilancio, magari da approvare con la fiducia... Io comunque qualche dubbio ce l’ho sul fatto che il nostro ordinamento ammetta una dichiarazione dello stato d’emergenza sine die. E se la pandemia non dovesse finire? Quanto ancora dovremmo avere lo stato d’emergenza? Allora non c’è un limite? L’eccezionalità non può essere permanente».