2023-07-25
Macché collasso, accessi normali in ospedale
Il caldo non sta impattando in maniera significativa sui pronto soccorso, come una narrazione ansiogena cerca di far credere. Un allarmismo che si ripete tutte le estati. E molti non seguono più gli accorgimenti basilari per prendere il sole senza rischi.Il 4% delle diagnosi effettuate nei pronto soccorso sono per colpi di calore. Sarebbe questo, il dato terrificante emerso da una stima Simeu, la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, amplificato da giornali, radio e tv. Significa che appena 2.000 persone (su una popolazione di 58,9 milioni) si rivolgono quotidianamente agli ospedali per effetto delle alte temperature e circa 4.600 (8%) perché il caldo accentua altre patologie.Non stiamo parlando della situazione registrata in ogni struttura di pronto soccorso, ma di quanto segnalano la cinquantina di urgenze che fanno parte dell’Osservatorio Simeu, nato come progetto un anno fa e attivo da giugno 2023. Alimentare l’allarmismo ansiogeno e climatico, con dati così poco rappresentativi della realtà nazionale (dove sono almeno 410 i pronto soccorso), non aiuta a far abbassare le temperature di questi giorni.Ha dato il suo bel contributo pure Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), dichiarando: «Stiamo registrando un aumento medio di accessi del 30% e le aziende sanitarie e ospedaliere stanno modulando la capacità di accoglienza, con posti letto aggiuntivi nelle medicine interne o ambulatori dedicati ai codici minori per alleggerire il carico di accessi nei pronto soccorso». In base a quali dati, vengono formulate simili percentuali? Sono numeri che fotografano un disagio diffuso, o altre stime in base a un campione ridotto? Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up, non è da meno, visto che riferisce un «20% in più di accessi ai pronto soccorso, una media che va dalle 120 alle 160 presenze al giorno negli ospedali con maggiore bacino di utenza: sono i recenti dati legati all’emergenza caldo».Non è che nelle estati passate le temperature fossero primaverili. «Boom di accessi ai pronto soccorso di Vimercate e di Carate nell’ultimo week end a causa del grande caldo», si leggeva su PrimaMonza ai primi di luglio del 2018. «Tra sabato e domenica si sono contati una media di 240 accessi a Vimercate, contro i 210 “abituali”, e di 125 a Carate, rispetto ai 110 “consueti”. In gran parte legati, appunto, alle alte temperature».Sul Quotidiano di Puglia, nei primi quindi giorni di questo luglio, erano conteggiati una media di 600 accessi al giorno nelle sette urgenze che fanno capo alla Asl Bari, quindi circa 90 al giorno. «Al Policlinico, in questi giorni di caldo intenso, continuano a transitare una media di oltre 80 pazienti al giorno», erano i dati ufficiali forniti dall’azienda sanitaria. Non vediamo grandi differenze rispetto a cinque anni fa.«Nelle prime due settimane di luglio, le temperature in Italia hanno raggiunto livelli eccezionali», segnalava il 20 luglio 2015 il blog della Simeu, la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza. Precisava: «Aumento più importante nelle grandi città, e con variazioni regionali (più contenuto in Piemonte e in Veneto, con picchi invece del 20% in alcune aree dell’Emilia Romagna e del Lazio)».Venivano elencate le patologie «imputabili al caldo», quali disidratazione e colpo di calore, «un aumento di scompensi di patologie pre esistenti (cardiopolmonari, renali e metaboliche)», e un aumento della mortalità in Regioni come il Piemonte di «pazienti più fragili», ovvero malati cronici e «fasce deboli per povertà e isolamento sociale».Proprio come il cinquantenne senza fissa dimora trovato morto sabato scorso a Roma e definito «prima vittima di Caronte nella Capitale». Da sempre, purtroppo, i senzatetto sono falcidiati dagli eccessi di freddo e di caldo.Dieci anni fa, il 29 luglio 2013 questa era la notizia riferita al grande caldo riportata dalla Gazzetta di Mantova. «Ieri Caronte, l’anticiclone africano così ribattezzato dai meteorologi, ha raggiunto il suo picco di caldo distribuito lungo tutta la penisola», si leggeva. «Con simili temperature, in pieno sole si è arrivati a superare i 45 gradi, sono aumentati i malori causati dall’afa che hanno costretto decine di persone, soprattutto anziani, a ricorrere alle cure dei pronto soccorso».Pochi giorni prima, nello stesso anno, la Provincia di Como segnalava che erano «già una sessantina gli anziani soccorsi in questi quindici giorni di calura dalla Croce Rossa di Cantù». Tra giugno e settembre 2012, in Veneto erano state 13 le giornate con condizioni climatiche pericolose per la salute, nelle quali il Piano caldo era scattato, e 42 i giorni con disagio «elevato».A Catania, il 30 luglio 2013 Live Sicilia annunciava che «Caronte è arrivato» e nelle isole «si sta assistendo all’impennata da 33 a 36 gradi, in molte zone picchi di 40 gradi, come nella zona interna della Sicilia e nella piana di Catania», però Isabella Bartoli, responsabile Sues 118 di Catania, Ragusa e Siracusa, affermava sacrosante verità oggi ignorate. «Molti turisti e pendolari prendono il sole a tutte le ore e senza particolari accorgimenti», osservava, ricordando che bisogna «chiamare il 118 o recarsi in ospedale soltanto in casi di reale urgenza».Quante raccomandazioni di buon senso abbiamo sentito da inizio luglio? Perfino il ministro Orazio Schillaci ha detto che è indicata «l’attivazione del cosiddetto “codice calore” ovvero l’istituzione di un percorso assistenziale preferenziale e differenziato nei pronto soccorso».
Jose Mourinho (Getty Images)