2022-04-07
Profumo ora deve scaricare Max: «Ci assicurò che non voleva soldi»
Alessandro Profumo (Imagoeconomica)
L’amministratore di Leonardo, sotto torchio in commissione Difesa del Senato, prova a limitare i danni. Poca chiarezza sull’avvio dei negoziati e sul rapporto con lo studio Allen. Lega, Fi e Fdi vanno all’attacco.Per l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, Massimo D’Alema «non aveva alcun mandato, né formale né informale, a trattare per conto di Leonardo» nell’affare per la tentata vendita di armamenti alla Colombia. Sentito sul tema in audizione dalla commissione Difesa del Senato, Profumo, dopo aver precisato che «la trattativa con la Colombia non rappresentava un accordo G2G (tra i due governi, ndr)», ha ribadito che era «una potenziale opportunità commerciale che avrebbe aperto al mercato del 346 (l’aereo M-346 prodotto da Leonardo, ndr) il Sud America». Quindi ha aggiunto che «il presidente D’Alema, anche in relazione alla sua storia istituzionale, ha prospettato a Leonardo che queste opportunità», ovvero quelle da lui proposte «potessero essere maggiormente concrete», ma «fin da subito ha chiarito che sarebbe rimasto del tutto estraneo alle future eventuali attività di intermediazione nei nostri confronti». Il manager ha detto anche che «solo e soltanto sulla base di questo impegno l’azienda ha avviato le previste attività di verifica della fattibilità di queste ulteriori opportunità, perché in effetti il numero di velivoli di cui si parlava e il potenziale contratto aveva dimensioni diverse» da quelle previste da Leonardo. La precisazione che il mancato coinvolgimento diretto dell’ex premier fosse una condizione essenziale contrasta, però, con l’attivismo manifestato da D’Alema nell’audio della conversazione dell’11 febbraio con l’ex comandante dei gruppi paramilitari colombiani delle Auc Edgar Fierro. E a proposito di conference call, Profumo, durante l’audizione, ha confermato di aver partecipato a una chiamata in cui doveva esserci anche un rappresentante del governo colombiano e in cui, come ha scritto La Verità, era collegato anche D’Alema. Rispondendo al senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, Profumo ha, infatti, spiegato: «Ho partecipato a una videocall, ma dal mio ufficio. Doveva essere di saluto al ministro della Difesa colombiano che non si è presentato e ha avuto tempi estremamente rapidi». Esattamente la circostanza lamentata da D’Alema a Fierro: «Lo dico questo perché l’altra sera, quando non ci siamo collegati con il ministro, questo ha creato un problema molto serio di credibilità». Profumo ha risposto anche a una domanda sull’incarico che la società di piazza Montegrappa stava affidando allo studio legale di Miami: «Noi abbiamo, come società, effettuato una valutazione sulla Robert Allen Law, cioè è stato avviato in processo di compliance (il rispetto di norme di legge e regolamenti aziendali, ndr), al quale io sono estraneo, ed è stata avviata una interlocuzione con lo studio proprio per verificare tutti gli elementi di compliance e gli elementi contrattuali. Ci tengo a sottolineare che non siamo arrivati a nessuna sottoscrizione di contratti». Per l’ad di Leonardo «è stato sottoscritto» soltanto «un non-disclosure agreement proprio perché necessario per realizzare questo scambio di informazioni». Il fatto che fosse in corso una verifica sullo studio legale porta a supporre che non ci fossero rapporti pregressi tra Leonardo e Robert Allen Law. Ricordiamo che a inizio marzo D’Alema aveva dichiarato che a sceglierlo era stati «questi signori colombiani». Salvo poi invertire la rotta il 26 marzo scorso e dire: «Penso che una parte (delle provvigioni, ndr) sarebbe andata a Robert Allen Law, che avevo segnalato per l’assistenza legale e di promozione; mentre i colombiani sollecitavano una partnership loro, com’era giusto che fosse». Forse anche per questo i senatori della Lega, membri della commissione Difesa, hanno commentato definendo «scolastica» la risposta di Profumo sul ruolo dello studio legale di Miami. Mentre Gasparri ha usato parole durissime, dicendo che l’audizione di Profumo «non ha affatto chiarito dubbi e opacità che circondano l’affaire Colombia e il ruolo dell’ex premier Massimo D’Alema. Le risposte del dottor Profumo sono state fumose ed evasive, a cominciare dalla genesi del rapporto con l’azienda. D’Alema, ha detto ad esempio Profumo, prospettò a Leonardo il potenziale affare. Ma a chi? Citofonò e parlò con un usciere?». Per il senatore azzurro le circostanze emerse dalla nostra inchiesta «non hanno ricevuto i chiarimenti necessari: dall’affidamento a D’Alema di informazioni riservate, senza che avesse sottoscritto un accordo di riservatezza, alla questione delle questioni sulla provvigione da decine di milioni di euro». Da Fratelli d’Italia invece, attraverso una nota dei deputati della commissione Difesa, Salvatore Deidda, Davide Galantino e Giovanni Russo, è partito un invito all’ad di Leonardo e a «tutte le istituzioni coinvolte» a procedere «immediatamente a intraprendere azioni legali per tutelare il nome dell’azienda». Per Profumo intanto, contrariamente a quanto affermato da D’Alema, l’ipotesi di vendere gli M-346 di Leonardo alla Colombia «non è tramontata». Ad esserlo, forse, è solo l’interlocuzione che passava attraverso i buoni uffici di Baffino.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
content.jwplatform.com
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)