2024-07-14
Rispuntano Prodi e Fornero. E «scoprono» i salari bassi
L’ex premier e l’ex ministro hanno messo a dieta gli italiani per anni e ora parlano di questione salariale senza mea culpa.Per andare a cercare le ragioni del crollo degli stipendi e dei salari bassi bisognerebbe ripercorrere cinquant’anni di politiche conflittuali che consideravano i salari una variabile indipendente dall’andamento di un’azienda, bisognerebbe guardare agli eccessivi prelievi fiscali necessari per evitare la bancarotta dello Stato gravato dai recenti sprechi del superbonus e del reddito grillo e pensare anche agli «effetti collaterali» (così li ha definiti il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti) di un’entrata nell’euro voluta da Romano Prodi. Il professore, ex premier ed ex presidente della Commissione Ue, ieri ha tenuto una lezione dalla cattedra di carta del Messaggero dove ogni sabato verga il suo editoriale. Dedicando 5.500 battute alla «risposta necessaria ai salari bassi». Così recita il titolo dell’editoriale in cui si predica, dopo aver razzolato, sulla questione salariale senza però fornire una proposta chiara ed efficace per aiutare a risolverla. Prodi parte sottolineando che la grande anomalia dell’economia italiana riguarda il mercato del lavoro. «La produttività del sistema economico non è in aumento ma in diminuzione e che la nuova occupazione si concentra soprattutto in settori poveri, con un basso livello di produttività». Perché? Prodi cita il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, secondo cui la nuova occupazione si è soprattutto concentrata sui servizi di basso valore aggiunto, con una debolezza del settore manifatturiero, caratterizzato da un livello di produttività più elevato. «A questo si aggiunge che il numero dei nuovi occupati si accompagna alla diminuzione delle ore lavorate pro-capite». Poi il professore prende in considerazione il «controverso capitolo del salario minimo» che, «da solo, non è in grado di riportare al livello dovuto il mondo del lavoro italiano». E tira in ballo la crescente emigrazione di lavoratori ad alta e altissima specializzazione. Problemi assai ben noti a tutti. Ma come se ne esce? «Elevando il livello di produttività e di efficienza del nostro paese». Già, ma con quali interventi? «Non bonus o sussidi, ma una mobilitazione nazionale di lungo periodo». La soluzione ai salari, dunque, per il professore è una grande mobilitazione nazionale. Landini style. La lezione si conclude invocando «una radicale inversione di rotta». Mentre «la via che stiamo percorrendo può portare solo ad un’ulteriore nostra emarginazione». Amen. Nessuna ammissione, nessuna riflessione sugli sbagli commessi (tipo i decenni di privatizzazioni fallite), nessuna proposta alternativa. Solo un appello alla mobilitazione al cambiare rotta. Dove la rotta da cambiare, chiaramente, è quella di questo governo.Ma siccome le lezioni, come le disgrazie, non vengono mai da sole, nella rassegna di ieri siamo stati istruiti sui salari anche dalla professoressa Elsa Fornero. L’ex ministro del lavoro sulle pagine de La Stampa racconta ai lettori che qualche giorno fa, ha incontrato per una sua ex-studentessa. Venticinque anni, laurea specialistica, apprendista da un anno presso un’impresa innovativa, nata in un contesto prossimo all’Università, che si occupa di digitalizzazione delle piccole e medie imprese. Le è stato appena comunicato un aumento di stipendio di oltre il 30% che la porta a circa 1.800 euro netti al mese. Il suo è un contratto di apprendistato a tempo pieno, nato con la fine di uno stage presso quell’impresa come parte del suo percorso di studi. Ora ha buone probabilità di passare, alla scadenza, al tempo indeterminato e discrete prospettive di carriera. La professoressa brinda al “miracolo” e per spiegarlo fa come Prodi e cita il governatore di Bankitalia, anzi la «dottrina Panetta». E poi gli occhi della professoressa si fanno lucidi: «Perché siamo ridotti a stupirci di casi come questo, che dovrebbero essere la normalità e non fortunate eccezioni? Che cosa è andato storto nel nostro mercato del lavoro e, più in generale, nella nostra economia?». Già, come è potuto succedere? E chi governava quando è successo? Fornero non ce lo chiarisce ma scrive che bisogna «investire nel sistema scolastico» e realizzare «il passaggio da un sistema di poche grandi imprese», a un «sistema di imprese medie e medio-grandi» dove «produttività, competitività e utili non sono più i soli elementi fondanti del business, perché integrati dagli obiettivi ambientali, sociali e di governo dell’impresa (Esg)». Insomma, servono «politiche più inclusive e più sostenibili» perché così l’imprenditore «pensa meno ad arricchirsi». E basta col pensare «in termini di numero fisso di posti da dividersi in una contesa inevitabilmente tra poveri». È questa la «strategia». Attendiamo le soluzioni concrete del dinamico duo Prodi-Fornero nelle prossime «lezioni» sui giornali. In quelle di ieri non v’è traccia.
Jose Mourinho (Getty Images)