2019-09-22
Processo Fim a Bentivogli: fai il sindacalista
I 42 segretari l'avevano attaccato per i legami con la politica e l'egocentrismo. Ora l'esecutivo chiude il caso e invita il leader a riallacciare i rapporti con la Cisl per un percorso federativo e di rispetto dei ruoli. Finito il tempo della prima donna.Meno Calenda più Cipputi. Riducendo tutto a una formula, la parabola di Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl e convinto sostenitore della società dei competenti, sta tutta nelle 1847 battute (spazi inclusi) del documento con cui l'esecutivo dei metalmeccanici boccia la deriva salottiera e televisiva del suo leader-scrittore. Mai identificato con nome e cognome nella lettera, ma perfettamente delineato con perifrasi che, come puntini uniti da un unico tratto di penna, restituiscono l'immagine non già dell'operaio disegnato da Altan ma il profilo di chi ha scambiato la ditta (fabbrica) con la «Ditta» (Pd).E così, circa due mesi dopo (11 luglio) la scomunica che ben 42 segretari di categoria e regionali del sindacato bianco gli inflissero accusandolo di «protagonismo» e di «smisurato egocentrismo», oltre che di «innato autoconvincimento di superiorità su tutti gli altri dirigenti della nostra organizzazione», sono gli stessi diretti colleghi di Bentivogli a marcare stavolta le distanze da lui. E a ribadire «l'intenzione, la necessità e l'urgenza di ristabilire relazioni costruttive con la Cisl, rifondate su rapporti di fiducia reciproca e di scambio positivo, evitando forme di marginalizzazione e favorendo, invece, in modo reciproco, l'accoglienza della diversità di idee che contribuisce ad arricchire, sempre, la nostra Confederazione e la nostra Federazione». Al di là della grammatica sindacalese, il «cda» dei metalmeccanici, che si è riunito nel quartier generale di Amelia (Terni), chiede al suo leader di «superare i personalismi (…) valorizzando l'enorme lavoro di elaborazione politica e contrattuale, frutto dell'impegno del gruppo dirigente della Fim Cisl, che ha caratterizzato e rafforzato l'identità della nostra Federazione negli ultimi vent'anni». Detto in altre parole, basta strappi e continue incursioni nel dibattito politico come quelle – ma sono solo due fiori presi dal bouquet – che lo portarono a bocciare quota 100 («Da sola non dà occupazione») e a bacchettare il governatore pugliese Michele Emiliano sulla vertenza Ilva («Mi fanno rimpiangere Vendola»). È necessario, invece, presidiare le fabbriche e pensare agli operai piuttosto che presenziare a convegni di partito e occupare telegiornali e carta stampata inseguendo i massimi sistemi.«Ciò dovrà avvenire dentro un percorso che la nostra Federazione deve rafforzare con la Cisl e nella Cisl, nella reciprocità di riconoscimento e rispetto dei ruoli», si legge nella nota, «per far crescere il condiviso modello sindacale partecipativo, autonomo dai partiti, movimenti e associazioni, di persone libere in un libero sindacato plurale e autonomo qual è la Cisl».Dunque, per evitare il collasso della Fim non dovrà esserci alcuno strappo con la casa madre; e stop agli abboccamenti a sinistra di Bentivogli che, nel giro di cinque anni, ha strizzato l'occhio in rapida successione a Matteo Renzi e alle sue Leopolde, ha flirtato con Paolo Gentiloni e Nicola Zingaretti e soprattutto ha veleggiato in Europa con Carlo Calenda. A tal punto vicino al Nazareno che il vecchio Lothar di Massimo D'Alema, il sulfureo Claudio Velardi, un anno fa diede questo consiglio ai compagni dem: «Prendete uno come Marco Bentivogli, consegnategli la vostra forza, i vostri pacchetti di voti (per chi li ha) devolvetegli del potere e candidatelo a segretario del Pd».Ecco, esattamente quello che il governo di categoria dei metalmeccanici vuole assolutamente evitare seppur spiegato con il vecchio trucco della negazione indiretta. «La Fim Cisl ribadisce che il dibattito critico è un valore irrinunciabile, uno dei pilastri fondativi che costituisce, insieme alla storica vocazione associazionista e contrattualista della Fim Cisl e della Cisl, le fondamenta di un modello di sviluppo che pone al centro la dignità dell'uomo e del lavoro come base di una nuova etica pubblica e perciò unico antidoto alla deriva «populista-leaderista» che oggi logora il modello della democrazia rappresentativa».Il problema della Fim Cisl a trazione bentivogliana non è legato solo al culto della personalità del capo, ma anche ai difficili rapporti con i territori e alla gestione del gruppo dirigente e, naturalmente, alle criticità legate alla piattaforma contrattuale in vista dell'avvio delle trattative per rinnovo del Ccnl che dovrebbero aprirsi a ottobre. E questo senza considerare la sola questione Fca che in Italia conta qualcosa come 30.000 dipendenti alle prese con cassa integrazione e cali della produzione. Tutti temi di cui dovrebbe occuparsi un leader sindacale a tempo pieno.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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