L’elezione del nuovo segretario della Cgil di Bologna, alla presenza di Maurizio Landini, celebrata con l’inno dell’Unione sovietica. Forse è solo nostalgia folcloristica, peccato che poi la sinistra sia intollerante persino con gli eredi del partito di Giorgio Almirante.
L’elezione del nuovo segretario della Cgil di Bologna, alla presenza di Maurizio Landini, celebrata con l’inno dell’Unione sovietica. Forse è solo nostalgia folcloristica, peccato che poi la sinistra sia intollerante persino con gli eredi del partito di Giorgio Almirante. Ed ecco che, finalmente, il nuovo nuovo segretario della Cgil di Bologna può salire sul palco del grande congresso provinciale per farsi acclamare dal pubblico in sala. Michele Bulgarelli, certifica l’agenzia Dire, è stato eletto con con il 74% dei voti (82 favorevoli, 29 contrari e otto schede bianchesu 119 votanti dei 122 aventi diritto). Eccolo che, con un sorriso stampato in volto, sale rapidamente la scaletta per arrivare sul palco. Tutti si alzano in piedi, tutti battono fragorosamente le mani mentre qualcuno, al microfono, scandisce il suo nome e la sua vittoria. Bulgarelli, in elegante completo blu, sale verso il tavolone delle autorità, e fila dritto verso Maurizio Landini, il segretario nazionale. I due si conoscono bene, sono entrambi soddisfatti e si abbracciano con calore.È una scena dolce, d’altri tempi, di quando la politica era tutta fatta di partitoni e congressi, di discorsi in piedi e militanza. E infatti, proprio per celebrare il trionfo di Bulgarelli, e proprio nell’istante dei baci e abbracci con Landini, dagli altoparlanti della sala si diffonde una musica antica, per la verità piuttosto nota: l’inno russo.Mentre le note si diffondono nell’aria, nessuno smette di sorridere, o si applaudire, o di abbracciare i vicini. Non il neo eletto segretario, non Maurizio Landini. Anzi, a dirla tutta Bulgarelli, ben felice, ha in mente di festeggiare l’incarico rivolgendosi alla platea ed esibendosi in robusto saluto a pugno chiuso. In sottofondo, per lunghi minuti, l’inno scorre in tutta la sua potenza.Ora, qui le ipotesi sono due, almeno per un orecchio italiano che riconosce la melodia ma perde il senso delle parole. Potrebbe trattarsi dell’inno della Federazione russa, e allora saremmo davanti a un clamoroso caso di sostegno al Grande Satana Vladimir Putin. Oppure - ipotesi per cui propendiamo, visti anche i saluti a pugno serrato - si tratta dell’inno sovietico. Sì, proprio quello che celebra «l’unica, possente», Unione sovietica. Un omaggio ai tempi di Baffone, quando a Bologna si credeva davvero che potesse presto splendere il sole dell’avvenire.Sulle prime, osservando il video (pare diffuso da militanti del sindacato) abbiamo pensato a una alterazione, a un montaggio realizzato appositamente per screditare. Poi però ci siamo imbattuti in un lancio della già citata agenzia Dire in cui si legge: «Bologna, 13 gennaio. Si chiude con l’elezione del nuovo segretario generale Michele Bulgarelli il congresso della Cgil di Bologna. Il successore di Maurizio Lunghi è stato eletto dall’assemblea generale della Camera del lavoro metropolitana. Il momento della proclamazione, presente anche il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, ripreso in un video pubblicato sulla pagina Facebook dello Spi-Cgil di Casalecchio, è stato sottolineato dalle note dell’inno dell’ex Unione sovietica». Insomma, di quello si trattava: dell’inno sovietico. E a quanto risulta è stato proprio il sindacato a pubblicarlo, anche se poi è sparito dalla circolazione.Chiaro, può sempre trattarsi di una burla, di una sorta di goliardata messa in piedi dagli organizzatori del congresso per ricordare gli anni gloriosi del Novecento, quando la Cgil era una forza seria e potente. C’è solo un problemino: come la mettiamo con l’ossessione per il passato e per le dittature? Siamo reduci da mesi e mesi di polemiche sul fascismo, da processi mediatici (e non solo) per i saluti romani. Addirittura abbiamo assistito a un prolungato e surreale dibattito sulle radici missine di Fratelli d’Italia. E adesso la Cgil bolognese, alla presenza del segretario Landini, si mette a celebrare i fasti del regime dei gulag e della polizia segreta? E dei milioni di morti causati dal comunismo che ne facciamo? Li passiamo in cavalleria? Siamo sinceri: a noi andrebbe anche bene, perché il passato è cosa da storici, e non è certo da un gesto o da un inno che si giudicano i politici e i sindacalisti. Però deve valere per tutti, sempre. Dunque se si può esibire il pugno chiuso mentre si ascolta l’inno dell’Urss poi non si può rompere le balle a chi va a sfilare a Predappio, figuriamoci a chi ha ascendenze missine. Già, perché sul Msi - forza democratica regolarmente presente alle elezioni - si è andati avanti a strapparsi le vesti per settimane. Ma non ci risulta che in Urss la democrazia fosse così tanto diffusa, e se la Cgil proclama di avere le radici ben piantate nel comunismo che fu, ecco, forse un problema esiste.Per quanto ci riguarda, siamo convinti che sia tutto un grottesco armamentario passatista. Online circolano varie foto in cui Bulgarelli mostra il pugno chiuso, anche se a vederlo non sembra un rivoluzionario. «Quarantadue anni, laureato in Scienze politiche all’Università di Bologna, Bulgarelli entra nella Fiom di Forlì nel 2004, dopo anni di impegno nel movimento studentesco e altermondialista», scrive di lui la Dire. «Nel 2009 viene eletto segretario generale della Fiom-Cgil di Forlì e nel 2014 è entrato nell’apparato della Fiom di Bologna dove ha ricoperto il ruolo di responsabile della zona di Santa Viola prima di divenire segretario generale nel 2017». Bel curriculum da dirigente, bella carriera. E ci viene il sospetto che non sarà rovinata più di tanto da questa storia dell’inno, anche se altri sono stati sbattuti in prima pagina e indicati come pericolosi filorussi per molto meno. A Repubblica, gli organizzatori del congresso - dopo che il nostro giornale ha fatto esplodere il caso online - hanno fornito una pietosa giustificazione: «La musica originariamente indicata per la conclusione del congresso era l’Internazionale, che poi è effettivamente partita nel momento dell’elezione della segreteria, e che per un errore di regia è partito invece l’inno sovietico dell’ex Urss (quindi non quello della Russia di oggi, anche se usa la stessa musica) quando è stato nominato il segretario generale». Chiaro? Si sono sbagliati. Peccato che nessuno sul palco, a partire da Landini, abbia notato l’errore in corso d’opera. In compenso gli amici del sindacato ci tengono a fare notare che l’inno era proprio quello sovietico: sempre meglio passare per nostalgici dell’Urss dei gulag che per sostenitori della Russia di Putin...Per onestà, dobbiamo notare che almeno in parte la Cgil mostra una certa coerenza. Tra una foto abbracciato a Draghi e l’altra, Maurizio Landini non ha mai mancato di allinearsi ai dogmi del pensiero dominante. Per esempio, ha approvato con entusiasmo tutte le restrizioni sanitarie, collocandosi in perfetta continuità con l’Urss dei momenti peggiori.
Svitlana Grynchuk (Ansa)
Scoperta una maxi rete di corruzione. L’entourage presidenziale: «Colpa di Mosca» Da Bruxelles arrivano ancora 6 miliardi, ma crescono i dubbi sull’uso degli asset russi
Manfredi Catella (Ansa)
La Cassazione conferma la revoca degli arresti e «grazia» l’ex assessore Tancredi.
La decisione della Corte di Cassazione che ha confermato la revoca degli arresti domiciliari per Manfredi Catella, Salvatore Scandurra e gli altri indagati (e annullato le misure interdittive verso l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e l’architetto Federico Pella) rappresenta un passaggio favorevole alle difese nell’inchiesta urbanistica milanese. Secondo i giudici, che hanno respinto il ricorso dei pm, il quadro indiziario relativo al presunto sistema di pressioni e corruzione non era sufficiente per applicare misure cautelari.
Giorgia Meloni (Ansa)
Il premier: «Tirana si comporta già come una nazione membro dell’Unione europea».
Il primo vertice intergovernativo tra Italia e Albania si trasforma in una nuova occasione per rinsaldare l’amicizia tra Roma e Tirana e tradurre un’amicizia in una «fratellanza», come detto dal primo ministro Edy Rama, che ha definito Giorgia Meloni una «sorella». «È una giornata che per le nostre relazioni si può definire storica», ha dichiarato Meloni davanti alla stampa. «È una cooperazione che parte da un’amicizia che viene da lontano ma che oggi vuole essere una cooperazione più sistemica. C’è la volontà di interagire in maniera sempre più strutturata su tanti temi: dalla difesa, alla protezione civile, dalla sicurezza, all’economia fino alla finanza».
Il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana (Imagoeconomica)
Se il punto è la propaganda, ogni leader è sospetto. Il precedente dell’inviato Rai, Marc Innaro, che più volte ha rivelato di avere proposto un’intervista a Lavrov. Risposta dei vertici dell’azienda: «Non diamo loro voce».
«Domandare è lecito, rispondere è cortesia». Il motto gozzaniano delle nostre nonne torna d’attualità nella querelle fra Corriere della Sera e Sergej Lavrov riguardo all’intervista con domande preconfezionate, poi cancellata dalla direzione che si è rifiutata di pubblicarla dopo aver letto «il testo sterminato, pieno di accuse e tesi propagandistiche». Motivazione legittima e singolare, perché è difficile immaginare che il ministro degli Esteri russo potesse rivelare: è tutta colpa nostra, L’Europa non aveva scelta, Le sanzioni sono una giusta punizione. Troppa grazia.







