2021-06-06
Chi si oppone al gender è vittima di odio come un tempo i non comunisti
Siamo passati dalla difesa del proletariato alla tutela della maternità surrogata e del suicidio assistito. La tattica della sinistra fin dagli anni Settanta: eliminare tutti quelli che non si inchinano alla sua ideologia «Se vedi un punto nero, spara a vista: o è un poliziotto o è un fascista». Oppure: «Fascista basco nero, il tuo posto è il cimitero». È uno dei tanti slogan «democratici» che andavano di moda negli anni Settanta e che sprovvedute e ideologizzate masse di lavoratori, studenti, gente comune urlava nelle piazze di tutta Italia, indottrinate dal pensiero unico dominante: chiunque non è comunista è per ciò stesso fascista. E fascista significa nemico del popolo, terrorista nero, affamatore degli operai, nemico dei lavoratori, moralista cattolico conservatore. Mentre la «classe operaia va in paradiso» (titolo del ben noto film di Elio Petri, 1971), i fascisti e i «culi bianchi» (mi si perdoni la volgarità, ma era questo l'epiteto con cui si indicavano cattolici e democristiani), cioè tutti coloro che non sono comunisti, vanno sbattuti all'inferno con ogni mezzo! Sempre e a prescindere! La propaganda d'odio di quegli anni fu talmente pervasiva e globale che anche rispettabilissimi cittadini ed intellettuali furono vittime di questo vero e proprio lavaggio del cervello. Un esempio per tutti è il violento manifesto contro il commissario Calabresi – che cadrà vittima di un vile attentato pochi giorni dopo – sottoscritto da un centinaio di intellettuali. Qualche giorno fa, il giornalista storico-saggista Paolo Mieli – uno dei firmatari – ha dichiarato con onestà «mi vergogno di aver firmato cinquant'anni fa quel manifesto». Fu una vera e propria «ubriacatura» sociale generalizzata, cui pochissimi riuscirono a sfuggire, mantenendo lucidità di giudizio e di pensiero. Oggi sappiamo bene com'è andata a finire, ma allora la quasi totalità della macchina comunicativa – giornali, radio, Tv pubblica - veicolava come un mantra una sola voce: chi non è di sinistra è «brutto e cattivo» ed è nemico del popolo. La storia si ripete: cambia la musica, ma direttore ed orchestrali sono sempre gli stessi. Si dovrebbe dire che «il lupo perde il pelo, ma non il vizio». Come allora si orchestrò un pervasivo indottrinamento marxista, oggi si struttura un non meno invasivo «indottrinamento gender». E chi vi si oppone con tanto di argomentazioni oggettive, scientifiche e antropologiche, ora come allora è un sovranista, negazionista, medioevale, fondamentalista cattolico … in una parola, un «fascista»! L'ex partito popolare di massa ha preso la bandiera dei cosiddetti «diritti civili» – che spaziano dall'utero in affitto, al gender nelle scuole, passando per la legalizzazione della droga e il suicidio assistito – e si è trasformato in un partito radicale di massa, che non prova neppure vergogna nell'indicare lo ius soli, il voto ai sedicenni e il ddl Zan come obbiettivi prioritari del nostro Paese, in questo tempo segnato da sofferenze di ogni tipo! È davvero sconcertante e triste prendere atto che si è passati dalla difesa del proletariato alla promozione del capitale che arriva a pretendere il diritto alla maternità surrogata, dalla difesa dei poveri sfruttati alla difesa dei ricchi sfruttatori che fanno all'estero ciò che in Italia è vietato per legge! È certamente un orrore, ma è anche un grande errore che gli italiani avvertono chiaramente ogni giorno di più, nonostante la martellante comunicazione ideologica. Non è un caso se suonando quella assurda musica i partiti di sinistra perdono consenso ogni giorno di più. La famiglia con l'acqua alla gola, che getta un occhio a che cosa può accadere nell'autunno/inverno prossimi – futuro tutt'altro che roseo – ha un elenco di priorità concrete che di certo non annovera la promozione della «identità di genere percepita» tanto cara a Zan e compagni. Quando poi si vuole parlare di «discriminazione» – condizione esecrabile sempre, ovunque la si perpetri - basterebbe farsi un piccolo conto di quanto spazio viene destinato a chi sostiene i valori della vita, della famiglia, dell'educazione libera da inquinamenti gender e quanto ne viene dedicato alla macchina del fango che si rovescia addosso a chi lavora ogni giorno per poter salvare anche solo un bimbo dalla scelta abortiva. Come diceva Shakespeare il peggio per la società è quando «un popolo di ciechi viene guidato da un manipolo di folli». Forse ce ne stiamo accorgendo e abbiamo l'occasione per cambiare rotta: basta leggere l'operato dei partiti e delle forze sociali attraverso le lenti della difesa della vita e della famiglia. Il che – oggi più che mai – è davvero facile: basta volerlo e non lasciarsi indottrinare dal pensiero unico.
Jose Mourinho (Getty Images)