2018-09-13
Il bilancio Lega del 2010 era falso. Lì dentro i soldi che i pm cercano in Lussemburgo
True
I presunti soldi dirottati nel granducato dal Carroccio furono oggetto di uno scontro con il presidente della Camera Gianfranco Fini per ottenere i rimborsi elettorali. Ma poi il finanziamento passò. Per le perizie della Procura su 2,5 milioni contestati l'ex tesoriere ne avrebbe intascati 1,4 «slegati dalla gestione del movimento».Lo speciale contiene due articoli Nella consulenza tecnica della procura di Milano sull'appropriazione indebita da parte dell'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito e del fondatore Umberto Bossi si parla del periodo di transizione quando il partito si affidò a un triumvirato, formato da Roberto Maroni, Roberto Calderoli e la vicentina Manuela Dal Lago. E' un passaggio delicato e importante. Anche perché i magistrati di Genova che indagano per riciclaggio e stanno setacciando due fiduciarie in Lussemburgo, Ivad e Pharus, sono convinti che parte dei soldi siano spariti all'epoca per prendere la strada del gran ducato. Siamo nella primavera del 2012. Bossi si è appena dimesso. E Stefano Stefani ha preso il posto di Belsito. Sarò proprio il politico veneto a inviare a il 13 giugno di quell'anno una lettera al presidente della Camera Gianfranco Fini per ottenere i rimborsi elettorali relativi al bilancio consultivo chiuso nel 2010. Alla fine del 2011 nelle casse del Carroccio ci sono disponibilità liquide per quasi 33 milioni di euro, di cui 12,8 in cassa e 20,3 di investimenti liquidi. E ci sono da incassare almeno 17 milioni di euro di rimborsi. Ma qualcosa non quadra, tanto che il presidente della Camera, Gianfranco Fini alla fine di luglio invia proprio a Stefani una lettera che stabilisce sulla base dei controlli di conformità per l'esercizio 2010, «il rendiconto», definendolo seppur «formalmente conforme agli schemi previsti dalla legge, non regolarmente redatto». E aggiunge che il «giudizio deriva da circostanze di fatto che formano tuttora oggetto di accertamento da parte della magistratura inquirente e trova conferma nella risposta rilasciata dal collegio dei revisori del partito l'11 giugno del 2012. Tale risposta» – scrive Fini nella missiva - «che si rifà interamente alla certificazione originariamente rilasciata dal Collegio dei Revisori al bilancio 2010, manca totalmente delle affermazioni espressamente richieste da questo collegio, in particolare con riferimento ai requisiti della dichiarazione espressa di conformità delle spese sostenute alla documentazione prodotta a prova delle spese stesse e della corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili». In pratica, i revisori della Camera, presa visione del bilancio della Lega 2010, già in mano ai magistrati milanesi e firmato da tre commercialisti - cioè Diego Sanavio, ex assessore a Milano con il sindaco Marco Formentini; Stefani Aldovisi, già assessore al bilancio a Monza; Antonio Turci, ex membro della partecipata comunale Sogemi - hanno deciso che «non può essere considerato regolarmente redatto» secondo gli schemi indicati dalla legge numero 2 del 1997. Ma allora perché Montecitorio alla fine lascia passare quel bilancio e consente il trasferimento dei rimborsi elettorali? Chi convince i revisori leghisti a riformularlo, rivederlo e quindi firmarlo? Su queste domande non c'è ancora una risposta. Ma di sicuro per uno dei tre revisori, condannato a due anni a Genova per truffa ai danni dello Stato, la questione non è chiusa. Perché è stato proprio Aldovisi a far scattare l'inchiesta per riciclaggio della procura genovese con un esposto, dove citava la Sparkasse di Bolzano e uno strano giro di soldi avvenuti dopo la stagione Belsito, su conti poi chiusi nel 2013. Secondo i magistrati quei fondi sarebbero stati incamerati, riutilizzati e forse messi al sicuro dai sequestri durante le stagioni successive.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/prelievi-alla-mano-le-spese-che-inguaiano-i-conti-della-lega-le-aveva-fatte-belsito-2604334570.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="prelievi-alla-mano-le-spese-che-inguaiano-i-conti-della-lega-le-aveva-fatte-belsito" data-post-id="2604334570" data-published-at="1758085028" data-use-pagination="False"> Prelievi alla mano, le spese che inguaiano i conti della Lega le aveva fatte Belsito Per comprendere la richiesta di sequestro di 49 milioni di euro da parte della Procura di Genova alla Lega di Matteo Salvini bisogna tornare alla radice dell'inchieste sul Carroccio e ripescare due consulenze della Procura di Milano del 2012 e del 2013. E' in queste pagine, base dei processi per truffa nel capoluogo ligure e per appropriazione indebita nel capoluogo lombardo, la verità sui conti, in particolare su quanto è stato responsabile Francesco Belsito nella gestione economica tra il 2008 e il 2010. Scorrendo le carte, dove sono catalogati i conti correnti di ben nove banche, si può scoprire come i famosi 2.598.454 euro che non sono supportati da documenti giustificati, siano per la maggior parte ascrivibili proprio all'ex tesoriere e non al vecchio Senatùr Umberto Bossi. Eppure Belsito in questi giorni è tornato a farsi sentire in un'intervista al Fatto Quotidiano, sostenendo di aver lasciato i conti della Lega in ordine con circa 40 milioni di euro. Anzi ha aggiunto: «Io, comunque sia andata, soldi per me non ne ho presi». Ma le carte dicono altro e spiegano che le sottrazioni personali da parte di Belsito al partito sono la fetta più rilevante dei milioni di euro non giustificati frutto dei rimborsi elettorali. Nelle consulenze per l'allora pm di Milano Alfredo Robledo vi è la lista dei beneficiari delle spese ingiustificate - tra questi l'ex avvocato di Bossi, Matteo Brigandì, con 327.759 euro - come anche il carteggio del 2012 tra la Lega e la Camera dei deputati presieduta da Gianfranco Fini per l'approvazione del bilancio. I due processi sono al secondo grado di giudizio. L'appello è in corso a Genova e Milano, dopo una condanna per truffa a 4 anni e 10 mesi per Belsito e di 2 anni e mezzo per il Senatùr. Nel secondo tribunale, dove sono stati condannati anche i figli di Bossi, Renzo e Riccardo per le famose multe e lauree in Albania, l'ex tesoriere chiamato «Tombolotto» è stato condannato a 2 anni e 6 mesi, mentre il fondatore del Carroccio a 2 anni e 3 mesi. A Milano, proprio quest'anno, la Lega ha querelato Belsito per appropriazione indebita e truffa. E lo ha fatto con cognizione di causa, perché leggendo le carte dei consulenti Stefano Martinazzo e Silvano Cremonesi, ascoltati anche durante il processo di primo grado, si può facilmente scoprire che le operazioni più ingenti sono state effettuate proprio dall'ex autista di Alfredo Biondi, lo storico parlamentare del Popolo della Libertà, già vicepresidente della Camera nelle passate legislature, colui che lo introdusse in via Bellerio. A pagina 46 della relazione del 10 gennaio 2013 c'è un intero capitolo dedicato a Belsito, incentrato sui prelievi dai conti correnti del Carroccio e «che non attengono, in quanto non risulta documentazione che ne attesti l'attinenza, alla gestione del Movimento politico stesso». Innanzitutto, scrivono i consulenti, «i prelievi dai conti correnti privi di giustificazione ammontano ad euro 783.812». Ma a questa cifra ne vanno aggiunte molte altre. In particolare è significativa l'operazione «verso la Krispa Enterprises», ovvero l'investimento in Tanzania. Qui la Lega perde in un solo colpo circa 350.000, a fronte di un investimento da parte di Belsito di 1,2 milioni di euro, con 850.000 euro che svaniscono nel nulla. Va poi aggiunto l'importo di 126.463, 78 euro, costituito da tre assegni circolari a favore di Equitalia, «che sono risultati essere stati utilizzati dall'ex tesoriere per il pagamento di suoi debiti personali». In totale, quindi, la perizia della Procura calcola che Belsito abbia in quel periodo sottratto alle casse della Lega circa 1,4 milioni di euro. E' sempre sua l'idea di spostarne altri 4,5 sui conti del faccendiere Stefano Bonet, condannato a 5 anni a Genova nel medesimo processo per truffa. Sono firmati sempre da lui gli investimenti sui famosi diamanti per 350.000 euro. Al contrario, Bossi in totale è accusato di aver intascato senza giustificazioni circa 100.000 euro. L'avvocato milanese Davide Steccanella, di certo non un simpatizzante leghista, sul blog Giustiziami ha scritto che si parla nello specifico di 87.000 euro, accusando la magistratura di sbagliare nel chiedere i 49 milioni di euro alla Lega, di fatto mettendo fuori dai giochi un partito politico. Del resto, le consulenze mettono in evidenza come per il Senatùr ci fosse la spesa di qualche camicia, i boxer e i pigiami, le spese mediche e poco altro ancora. Per di più molto di questo abbigliamento è ancora impacchettato in Bellerio, perché Bossi non lo ha mai usato. Sono tutte vicende che sono già state dibattute a processo, dove è stato evidenziato come l'attuale senatore leghista fosse all'oscuro della maggior parte delle operazioni finanziarie del tesoriere. Belsito sostiene che, quando lasciò l'incarico, c'erano 40 milioni di euro in cassa, ma le consulenze della Procura lo smentiscono, perché al 2012 i soldi erano già terminati. Non a caso Giulio Centemero, attuale tesoriere, ha spesso spiegato che quel denaro non c'è mai stato. E quello che è arrivato successivamente è stato speso per l'attività politica in questi anni. Ma nel frattempo proseguono le indagini in Lussemburgo, su altri soldi che potrebbero essere sempre del Carroccio: i magistrati stanno analizzando la contabilità della fase di transizione tra Belsito e Centemero, quando fu per due anni tesoriere Stefano Stefani. Alessandro Da Rold
Duilio Poggiolini (Getty Images)
L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)