Il bilancio Lega del 2010 era falso. Lì dentro i soldi che i pm cercano in Lussemburgo

- I presunti soldi dirottati nel granducato dal Carroccio furono oggetto di uno scontro con il presidente della Camera Gianfranco Fini per ottenere i rimborsi elettorali. Ma poi il finanziamento passò.
- Per le perizie della Procura su 2,5 milioni contestati l'ex tesoriere ne avrebbe intascati 1,4 «slegati dalla gestione del movimento».
Lo speciale contiene due articoli
Prelievi alla mano, le spese che inguaiano i conti della Lega le aveva fatte Belsito
Per comprendere la richiesta di sequestro di 49 milioni di euro da parte della Procura di Genova alla Lega di Matteo Salvini bisogna tornare alla radice dell'inchieste sul Carroccio e ripescare due consulenze della Procura di Milano del 2012 e del 2013. E' in queste pagine, base dei processi per truffa nel capoluogo ligure e per appropriazione indebita nel capoluogo lombardo, la verità sui conti, in particolare su quanto è stato responsabile Francesco Belsito nella gestione economica tra il 2008 e il 2010. Scorrendo le carte, dove sono catalogati i conti correnti di ben nove banche, si può scoprire come i famosi 2.598.454 euro che non sono supportati da documenti giustificati, siano per la maggior parte ascrivibili proprio all'ex tesoriere e non al vecchio Senatùr Umberto Bossi.
Eppure Belsito in questi giorni è tornato a farsi sentire in un'intervista al Fatto Quotidiano, sostenendo di aver lasciato i conti della Lega in ordine con circa 40 milioni di euro. Anzi ha aggiunto: «Io, comunque sia andata, soldi per me non ne ho presi». Ma le carte dicono altro e spiegano che le sottrazioni personali da parte di Belsito al partito sono la fetta più rilevante dei milioni di euro non giustificati frutto dei rimborsi elettorali. Nelle consulenze per l'allora pm di Milano Alfredo Robledo vi è la lista dei beneficiari delle spese ingiustificate - tra questi l'ex avvocato di Bossi, Matteo Brigandì, con 327.759 euro - come anche il carteggio del 2012 tra la Lega e la Camera dei deputati presieduta da Gianfranco Fini per l'approvazione del bilancio.
I due processi sono al secondo grado di giudizio. L'appello è in corso a Genova e Milano, dopo una condanna per truffa a 4 anni e 10 mesi per Belsito e di 2 anni e mezzo per il Senatùr. Nel secondo tribunale, dove sono stati condannati anche i figli di Bossi, Renzo e Riccardo per le famose multe e lauree in Albania, l'ex tesoriere chiamato «Tombolotto» è stato condannato a 2 anni e 6 mesi, mentre il fondatore del Carroccio a 2 anni e 3 mesi. A Milano, proprio quest'anno, la Lega ha querelato Belsito per appropriazione indebita e truffa. E lo ha fatto con cognizione di causa, perché leggendo le carte dei consulenti Stefano Martinazzo e Silvano Cremonesi, ascoltati anche durante il processo di primo grado, si può facilmente scoprire che le operazioni più ingenti sono state effettuate proprio dall'ex autista di Alfredo Biondi, lo storico parlamentare del Popolo della Libertà, già vicepresidente della Camera nelle passate legislature, colui che lo introdusse in via Bellerio.
A pagina 46 della relazione del 10 gennaio 2013 c'è un intero capitolo dedicato a Belsito, incentrato sui prelievi dai conti correnti del Carroccio e «che non attengono, in quanto non risulta documentazione che ne attesti l'attinenza, alla gestione del Movimento politico stesso». Innanzitutto, scrivono i consulenti, «i prelievi dai conti correnti privi di giustificazione ammontano ad euro 783.812». Ma a questa cifra ne vanno aggiunte molte altre. In particolare è significativa l'operazione «verso la Krispa Enterprises», ovvero l'investimento in Tanzania. Qui la Lega perde in un solo colpo circa 350.000, a fronte di un investimento da parte di Belsito di 1,2 milioni di euro, con 850.000 euro che svaniscono nel nulla. Va poi aggiunto l'importo di 126.463, 78 euro, costituito da tre assegni circolari a favore di Equitalia, «che sono risultati essere stati utilizzati dall'ex tesoriere per il pagamento di suoi debiti personali».
In totale, quindi, la perizia della Procura calcola che Belsito abbia in quel periodo sottratto alle casse della Lega circa 1,4 milioni di euro. E' sempre sua l'idea di spostarne altri 4,5 sui conti del faccendiere Stefano Bonet, condannato a 5 anni a Genova nel medesimo processo per truffa. Sono firmati sempre da lui gli investimenti sui famosi diamanti per 350.000 euro.
Al contrario, Bossi in totale è accusato di aver intascato senza giustificazioni circa 100.000 euro. L'avvocato milanese Davide Steccanella, di certo non un simpatizzante leghista, sul blog Giustiziami ha scritto che si parla nello specifico di 87.000 euro, accusando la magistratura di sbagliare nel chiedere i 49 milioni di euro alla Lega, di fatto mettendo fuori dai giochi un partito politico. Del resto, le consulenze mettono in evidenza come per il Senatùr ci fosse la spesa di qualche camicia, i boxer e i pigiami, le spese mediche e poco altro ancora. Per di più molto di questo abbigliamento è ancora impacchettato in Bellerio, perché Bossi non lo ha mai usato. Sono tutte vicende che sono già state dibattute a processo, dove è stato evidenziato come l'attuale senatore leghista fosse all'oscuro della maggior parte delle operazioni finanziarie del tesoriere. Belsito sostiene che, quando lasciò l'incarico, c'erano 40 milioni di euro in cassa, ma le consulenze della Procura lo smentiscono, perché al 2012 i soldi erano già terminati. Non a caso Giulio Centemero, attuale tesoriere, ha spesso spiegato che quel denaro non c'è mai stato. E quello che è arrivato successivamente è stato speso per l'attività politica in questi anni.
Ma nel frattempo proseguono le indagini in Lussemburgo, su altri soldi che potrebbero essere sempre del Carroccio: i magistrati stanno analizzando la contabilità della fase di transizione tra Belsito e Centemero, quando fu per due anni tesoriere Stefano Stefani.






