2019-03-02
«Possono ancora commettere reati». Confermati i domiciliari per i Renzi
Non collaborano e «minimizzano» le carte che li accusano: così il gip motiva il «no» alla revoca degli arresti Contraddizioni nei racconti e il cellulare di Tiziano aggravano la posizione. La banca di babbo Lotti li inguaia.Appreso di dover restare agli arresti, bolla come «assurde» le accuse che lo riguardano. E giura: «Chi dice il falso pagherà».Lo speciale contiene due articoliNegare, sempre negare. È il motto dei fedifraghi, ma nel caso dei genitori di Matteo Renzi le corna non c'entrano nulla. Tiziano e Laura, accusati dalla Procura di Firenze di bancarotta e false fatture, dovranno restare agli arresti perché hanno respinto tutti gli addebiti senza dare prova di ravvedimento, e nemmeno di un minimo di spirito di collaborazione. Così ha deciso ieri il gip fiorentino Angela Fantechi, la stessa che il 18 febbraio li aveva spediti ai domiciliari. La toga ha respinto l'istanza di revoca delle misure cautelari, presentata dall'avvocato Federico Bagattini, ritenendo le esigenze attuali in virtù dei pasticci che si stanno compiendo intorno alla cooperativa Marmodiv, di cui i Renzi sarebbero stati amministratori di fatto e per cui la Procura ha chiesto il fallimento. Non è andata meglio al terzo arrestato Mariano Massone, il quale non avrebbe «smesso di operare quale faccendiere, favorendo le operazioni di cessione dell'azienda Marmodiv, cessione (…) che nasconde operazioni certamente fraudolente».Per giudice e pm dietro alla compravendita della Marmodiv c'è Massone e dietro a Massone ci sono i Renzi, in particolare Tiziano. In fondo i due si erano già resi protagonisti di un'operazione analoga, con la cessione della Chil post nel 2010. Al gip sembrano cadere le braccia di fronte ai magheggi dei coniugi di Rignano sull'Arno: «Va ribadito», si legge nell'ordinanza, «che nell'ambito delle intere indagini è emerso in modo pacifico che gli indagati abbiano svolto ruoli di fatto tanto che non è possibile ritenere che le loro dimissioni da cariche formali possano ritenersi misura sufficiente a garantire le esigenze cautelari». Il riferimento è al recente addio di Laura Bovoli al ruolo di presidente della sua Eventi 6 e alla cancellazione di Tiziano dal registro degli agenti di commercio, iniziative che non sarebbero sufficienti a disinnescare i loro maneggi. I lunghi interrogatori di lunedì non hanno fatto cambiare idea al giudice: «I gravi indizi di colpevolezza permangono» e «non risultano messi in discussione dalle dichiarazioni degli indagati i quali si sono limitati ad affermare la falsità delle dichiarazioni» dei testimoni e «di alcuni dati documentali». I due hanno anche minimizzato il valore di «elementi obiettivi» come mail e documenti. In più sarebbero caduti anche in «contraddizioni logiche». Per esempio lo hanno fatto quando hanno negato di conoscere una testimone che poi, però, hanno definito «persona esperta».L'interesse del babbo per l'affaire Marmodiv, secondo la toga, è confermato dai dati rinvenuti nel cellulare di Tiziano il giorno dell'arresto. Pochi momenti prima di finire ai domiciliari, era al telefono con il genovese Massimiliano Di Palma, l'uomo che avrebbe dovuto salvare la cooperativa e, di conseguenza, anche lui. Lo stesso nuovo amministratore di fatto della ditta Daniele Goglio, intercettato, aveva sinteticamente spiegato il motivo della sua discesa in Toscana: «Sono qua perché mi è stato chiesto un favore», disse. Facendo poi riferimento «alla famiglia» Renzi. La toga evidenzia chi ci sia dietro alla scalata alla Marmodiv: «Come riferito dall'amministratore della Dmp sarebbe stato Massone a favorire tale trattativa, portata avanti unitamente a Tiziano Renzi». Le dichiarazioni di Di Palma Massimiliano (rese l'11 febbraio 2019) sarebbero state «obiettivamente» confermate proprio dalle perquisizioni effettuate in data 18 febbraio 2019, quando i finanzieri hanno messo le mani sul telefonino del babbo: «Infatti dal telefono cellulare in uso a Renzi Tiziano è emerso che egli ha avuto due contatti telefonici con Di Palma lo stesso giorno 18 febbraio, alle ore 16 e 37 e alle ore 16 e 54».Dunque dietro all'intervento di Massone (nella cui casa sono stati trovati appunti sulla Marmodiv) ci sarebbe Tiziano. E non è un caso che nello pseudo salvataggio venga coinvolto Di Palma. Renzi e Massone in passato hanno collaborato con lui in diversi affari, come la distribuzione del Secolo XIX, e lo stesso Massone, particolarmente in difficoltà dopo alcune bancarotte, ha ottenuto un posto di lavoro proprio presso la Dmp.Eppure Di Palma, con le sue dichiarazioni, ha peggiorato la posizione dei Renzi. Infatti i genitori hanno dichiarato che la Dmp avrebbe acquistato la Marmodiv «a loro insaputa», ma «la circostanza è stata contraddetta» dall'imprenditore genovese, il quale ha riferito «di essersi incontrato a Rignano sull'Arno con Renzi Tiziano e il genero Andrea Conticini (indagato per riciclaggio nella cosiddetta inchiesta Unicef, ndr) e poi con Goglio (…) sempre tramite Massone». Un incontro, quello di Rignano, svelato dal nostro giornale a dicembre quando lo stesso Di Palma, a proposito dell'affare Marmodiv, ammise di aver «mangiato una bistecchina intorno a Firenze con Tiziano Renzi». Ma le brutte notizie per arrestati e indagati non finiscono qui. La gip ci informa che gli inquirenti ipotizzano anche il falso in bilancio nei conti della Marmodiv. E ad avvalorare questa pista c'è una querela della Banca di Cambiano, quella di cui è dirigente Marco Lotti, padre dell'ex sottosegretario Luca Lotti. Dalla denuncia «emergono elementi per ipotizzare che sia stata portata allo sconto per l'anticipo da parte degli amministratori attuali di Marmodiv (cui la coop è stata ceduta dai Renzi) una fattura falsa». La Guardia di finanza aveva già ipotizzato che «le persone a cui Renzi ha ceduto la cooperativa» avessero presentato agli sportelli degli istituti di credito più «fatture false» per incassare degli anticipi. Per tali motivi, a parere del giudice, «il passivo della Marmodiv risulterà per effetto dei debiti verso le banche, maturati portando allo sconto fatture false, e di assenza di crediti, molto maggiore di quello assunto nella cessione». Anche perché la Dmp non ha rilevato i debiti di Marmodiv verso gli istituti di credito, che sono rimasti in capo alla cooperativa. Quindi se da una parte c'è chi ha promesso di accollarsi i buffi (la Dmp), dall'altro «paiono in corso anche operazioni che ne stanno aggravando il dissesto». In considerazione di questo quadro, i tre arrestati per il momento restano ai domiciliari. L'avvocato Bagattini, ancor prima di conoscere il parere della Fantechi, mercoledì aveva già presentato il ricorso al Tribunale del Riesame, che ha fissato l'udienza per il 6 marzo. Il collega Luca Gastini, legale di Massone, lo farà a breve. Ieri il giudice ha concesso al suo assistito di uscire a fare la spesa un'ora ogni due giorni, ma non di andare a trovare gli anziani genitori per non dargli una «libertà di movimento troppo ampia». Se vorrà, potrà chiedere di scontare i domiciliari a casa di mamma e papà. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/possono-ancora-commettere-reati-confermati-i-domiciliari-per-i-renzi-2630400999.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tiziano-ci-prova-sul-web-non-posso-confessare-qualcosa-che-non-ho-fatto" data-post-id="2630400999" data-published-at="1758065053" data-use-pagination="False"> Tiziano ci prova sul Web: «Non posso confessare qualcosa che non ho fatto» Tiziano Renzi in versione Silvio Pellico 2.0 ricompare su Facebook nel giorno in cui il gip di Firenze, Angela Fantechi, conferma gli arresti domiciliari per lui e per la moglie, Laura Bovoli, per l'accusa di bancarotta e false fatturazioni. E lo fa per lanciare una poderosa controffensiva social alle contestazioni della magistratura toscana. Con un'avvertenza che dovrebbe però far arrabbiare i legali della coppia: «Gli avvocati che ci seguono e che ringrazio ci chiedono di aspettare il processo per difenderci in aula», scrive babbo Tiziano. «È una linea seria, che rispettiamo». Ma che, ammette alla fine del post, non seguirà. «Non entro nel merito del procedimento», premette nell'arringa virtuale. Subito passando dietro la linea Maginot spostata per l'occasione a Rignano sull'Arno. «La nostra azienda di famiglia - Eventi6 - non ha mai avuto nessun problema con bancarotte o false fatture o lavori in nero», parte all'attacco. «Mai». E ancora: «Chi dice il contrario mente e ne risponderà civilmente e penalmente». In realtà, le carte della Procura non hanno mai sfiorato la «capogruppo» di famiglia, che anzi è florida e ricca. Tant'è che Tiziano deve aggiungere: «Le accuse riguardano altre realtà, cooperative, alcune delle quali hanno fatto o rischiano di fare bancarotta. L'accusa ritiene che queste cooperative fossero guidate dall'esterno da noi. Falso. Noi ci siamo sempre preoccupati che chi lavorava con noi facesse un buon servizio ma non siamo mai stati gli amministratori di queste cooperative, nemmeno amministratori di fatto». Dopo questa carrellata giudiziaria, il babbo passa alla mozione dei sentimenti. «E fosse anche l'ultima cosa che faccio combatterò fino all'ultimo giorno per vederla affermata. Sto per arrivare ai 70 anni: non pensavo di passare in tribunale la mia vecchiaia ma lo farò a testa alta perché io conosco la verità. Mi dicono: confessa e ti faranno uscire. Non posso confessare ciò che non ho fatto». L'appello è anche a nome della moglie, Lalla: «Lotteremo con tutte le nostre forze per difendere la dignità e l'onore di due persone che in 35 anni di carriera non hanno mai avuto fallimenti, bancarotte e lavori in nero». Cosa che, infatti, gli inquirenti fiorentini in questo filone non hanno affatto sostenuto, ma tant'è. «Nei prossimi giorni illustrerò qui punto punto le ragioni per le quali l'accusa che ci viene fatta è assurda. Ci difendiamo in tribunale, certo. Ma se dobbiamo essere massacrati ogni giorno sui media, ci difenderemo anche qui». Infine la richiesta ai sostenitori social (che, nei commenti, sono tutt'altro che teneri con la coppia): pregate per noi.