
Escluse le imprese sottoposte a indagine o residenti in Stati con regimi fiscali agevolati.Maglie strette, pareti invalicabili di calcestruzzo morale. Arriva il nuovo codice degli appalti in Vaticano. Notizia pessima per i palazzinari con solidi agganci nelle felpate stanze dei cardinali e boccata d'aria fresca per chi si aspetta da papa Francesco mosse concrete in direzione della legalità trasparente. Il protocollo inaugura l'era di Giuseppe Pignatone oltre le mura leonine. L'ex procuratore capo di Roma, diventato presidente del tribunale della Città del Vaticano e in queste settimane chiamato in causa dallo scandalo Palamara, spende il suo rigore al servizio del Pontefice.Quattro anni di lavoro per arrivare al giorno uno, quello dell'allineamento alle regole base di una pubblica amministrazione onesta. Centralizzazione degli acquisti, verifica della sostenibilità della spesa, principio di concorrenza (un'introduzione epocale), procedure trasparenti: sembra ironia ma è la realtà. Ciò che per il mondo laico dovrebbe essere scontato da decenni (in teoria), per lo Stato architrave della morale è una novità assoluta. E quando papa Francesco sottolinea che «il principio generale di massimo rispetto è la diligenza del buon padre di famiglia», non fa un'iperbole. È proprio ciò che il capofamiglia con il portafoglio e il budget tiene presente da sempre: il risparmio, la ricerca del migliore rapporto qualità-prezzo, l'attenzione a non finire nelle mani sbagliate.Il Papa è preoccupato per i conti in rosso del bilancio Vaticano e vuole evitare che appalti azzardati lo appesantiscano ancora di più. In quest'opera moralizzatrice non è estraneo l'impatto del Covid, che ha portato alla diminuzione del 45% delle entrate previste e costringe l'amministrazione in tonaca a una spending review importante. Proprio ieri sono stati riaperti i Musei Vaticani, che costituiscono la fonte più significativa di denaro. La possibilità di realizzare economie di scala grazie a un pacchetto di offerte concorrenziali diventa decisiva, spiega Francesco «nella gestione dei beni pubblici ove è ancora più sentita e urgente l'esigenza di un'amministrazione fedele e onesta». Le regole sono diventate improvvisamente ferree e procureranno parecchi mal di pancia all'intendenza e ai porporati. Agli operatori economici che forniscono servizi, opere, beni sarà garantita «parità di trattamento e possibilità di partecipazione mediante un apposito Albo». Ciascuno dovrà dimostrare di avere il pedigree all'altezza per entrarci. Saranno esclusi dalle gare d'appalto operatori economici in quel momento sottoposti a indagini, facendo saltare quel in dubio pro reo che in molte diocesi viene applicato nel criticare i giornalisti che pubblicano fatti di cronaca giudiziaria con i nomi veri negli articoli. Risulta singolare un'altra causa di esclusione, il non aver ottemperato «agli obblighi relativi al pagamento di imposte o contributi previdenziali secondo le normalità del paese in cui si è stabilita la società». E addirittura avere la sede in Stati in cui vigano «regimi fiscali privilegiati». Se Fca avesse in pancia una società di costruzioni non potrebbe lavorare in Vaticano.Il codice Da Vinci degli appalti arriva per provare a chiudere una stagione controversa che fu alla base di forti contrasti nel 2011 mentre all'orizzonte si profilava Vatileaks. Da oggi le commissioni giudicatrici saranno composte anche da dipendenti del Vaticano come periti, ma con incompatibilità di parentela fino al quarto grado. Il sospetto regna sovrano. Pignatone spiega la conseguenza principale del codice draconiano: «L'introduzione di nuovi diritti e nuovi obblighi richiede che vi sia un giudice che ne possa assicurare l'osservanza e che regoli i conflitti fra le parti». Lui.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





