2024-08-26
Pier Luigi Del Viscovo: «Le aziende non possono dire che l’auto elettrica è un bluff»
L’esperto: «Se lo facessero perderebbero i sussidi pubblici, necessari a pagare le multe che la Commissione impone proprio perché non riescono a vendere veicoli a batteria».Pier Luigi Del Viscovo editorialista del Sole 24 Ore ed analista del settore automotive, faccio una domanda semplice semplice. Le case automobilistiche, in questo momento, stanno facendo i soldi?«Sì, e non è una sorpresa. Il mercato non è stato mai così florido come adesso. Spesso si guarda ai volumi, ma è fuorviante. Bisogna guardare ai soldi. Dal nostro osservatorio del centro studi Fleet&Mobility misuriamo il mercato auto da quasi venti anni. E lo scorso anno ha sfondato il tetto dei 45 miliardi di euro al netto degli sconti e degli incentivi, cioè dei soldi che mettono i contribuenti. Gli italiani, imprese e privati, nel 2023 hanno scucito 45 miliardi di euro per comprare auto nuove. Cifra mai toccata prima, anche quando il mercato auto assorbiva due milioni e mezzo di macchine. Nel 2007 si arrivò vicino a questa cifra, ma non la si toccò. È accaduto invece nel 2023 quando sono state vendute 1,6 milioni di vetture. Questo significa che il prezzo medio delle vetture è aumentato. Ricorderà che dopo il Covid abbiamo avuto un problema di carenza nell’offerta globale di microchip. I produttori hanno quindi scelto di destinare quei pochi che riuscivano ad avere alla produzione di macchine che fanno 70-80.000 euro di fatturato. Così quelle che stanno sotto i 14.000 sono praticamente scomparse dal mercato».Dato un collo di bottiglia, il microchip che scarseggia, i produttori hanno privilegiato le vetture di alta gamma, chiaro!«Dopodiché, stante la difficoltà di fabbricare tutte le macchine che il mercato chiedeva, i produttori sono intervenuti sul pricing. Su i prezzi di listino e giù gli sconti. Se tu cliente vuoi una macchina subito, non avrai margine per negoziare. Ecco che aumenta il prezzo medio. Quando si dice che il mercato auto non è tornato ai livelli pre Covid, si dice una sciocchezza. Quei livelli sono stati abbondantemente superati. Le case hanno scelto di vendere meno macchine ma a prezzi più alti. Aumenti il prezzo e diminuiscono le quantità. Abbassando i prezzi di listino, aumentando gli sconti ed i chilometri zero si venderebbero invece molte più macchine».Chiaro…«Con questa scelta selettiva i costruttori hanno messo pressione sui fornitori i cui margini sono diminuiti a vantaggio delle case. Aggiungici che se non ti arriva la macchina nuova nei tempi desiderati ti tieni nel frattempo la tua che non entra nel circuito dell’usato. Questo diventa asfittico ed i prezzi aumentano. Questo ha consentito alle case automobilistiche di svuotare letteralmente i piazzali che avevano in Europa. Stipati di centinaia e centinaia di milioni di macchine usate. Ecco che il bilancio lo sistemi con queste mosse».Rimaniamo ancora dentro la filiera. I concessionari hanno fatto soldi?«Non ho ancora visto i dati di redditività del 2023. Consideri che dopo il Covid molti concessionari hanno chiuso. Nel 2022 la risposta è si. È chiaro che se da 2.000 scendi a 1.000 concessionari la fetta di torta che ti arriverà sul piatto diventa più grossa. Sul mercato sono rimasti i più solidi. I migliori».Il mercato tira, i prezzi aumentano e quindi l’auto elettrica che costa ancora di più è perfetta in questo contesto.«Esattamente. Ma le auto elettriche non vengono acquistate. Stiamo parlando del nulla».Spiegazioni?«Perché l’auto elettrica ancora non ha risposto alla domanda basica essenziale cui deve rispondere un qualsiasi nuovo prodotto che viene immesso sul mercato. Cosa mi dà di più e di meglio rispetto a quello che già esiste? Se devo andare da Milano a Roma ci posso già andare con l’auto a motore endotermico».Con molta più autonomia, aggiungo. E quindi meno soste. E a riempire il serbatoio ci metto cinque minuti e non mezz’ora come con la ricarica!«Oggi l’elettrico viene comprato, non da chi cerca qualcosa di più o di meglio dentro il perimetro dell’automobile, ma da chi cerca qualcosa di più fuori da questo perimetro. Perché immagina di fare qualcosa per l’ambiente. Dopodiché l’auto elettrica non riduce le emissioni inquinanti ma semplicemente le sposta dal luogo dove si viaggia (ad esempio nelle città) a quello dove si producono. Occhio però che il castello dell’auto elettrica è costruito sulle emissioni climalteranti non inquinanti. I numeri del Parlamento europeo, quindi non di qualche centro negazionista, dicono che la percentuale di anidride carbonica emessa da tutte le auto circolanti in Europa (sottolineo circolanti, non quelle vendute ogni anno) è meno dell’1% di quanto emesso a livello mondiale. Se anche per magia tutte le macchine circolanti in Europa fossero trasformate in elettriche, il pianeta non se ne accorgerebbe». Quindi i costruttori hanno scelto di produrre le auto elettriche perché glielo ha imposto Bruxelles!«Diciamo che manca un passaggio. Quello delle multe che la Commissione Ue infligge dal 2020».Ce lo spieghi bene «Premessa numero uno. La Commissione Ue stabilisce nel 2021 che dal 2035 non dovranno uscire dalle catene produttive nuove auto se non elettriche. Sono quattordici anni. Un arco di tempo siderale per la politica. Dentro ci stanno altre tre Commissioni. Premessa numero due. Nessuno dei ceo attualmente alla guida delle case produttrici sarà in sella nel 2035. Ma lo erano due anni fa. E lo sono oggi».E lo saranno fra un anno!«E si sono dovuti confrontare con il sistema delle multe. Provo a spiegarlo. La media delle emissioni di CO2 non deve superare i 95 grammi per chilometro. Vendendo solo auto con motore a scoppio si va oltre. Quindi serve vendere un certo numero di auto elettriche - neanche altissimo - per abbassare la media e non pagare le multe. Ma le auto elettriche che dovranno vendere l’anno prossimo per fare la media dovranno essere molte di più perché gli standard sono più severi rispetto ai 95 grammi. Questo è il grande problema che hanno oggi, non nel 2035». Ma le case insistono a dire che non si può tornare indietro dal divieto del 2035, sebbene oggi non si vendano auto elettriche. Non ci sto capendo nulla!«Premesso che si stanno cancellando e ritardando gli ulteriori investimenti (basti vedere Ford in questi giorni), ma in questo momento le case automobilistiche hanno anche bisogno dei sussidi pubblici. Se dicessero oggi che l’elettrico è una bufala, come potrebbe un qualsiasi governo giustificare pubblicamente la spesa di denaro pubblico in loro favore? La responsabilità di tutti i governi è quella di non essersi opposti a questa deriva del Green deal a partire dalle multe».Ricapitoliamo. Le auto elettriche fino ad oggi sono servite a «fare media» per evitare le multe del Leviatano. Ma ora i target sono più ambiziosi, per dirla alla maniera di Bruxelles, e le auto elettriche non si vendono. Le multe arriveranno. Il problema è nei bilanci di oggi. E nel frattempo i produttori devono fare due mestieri in uno: (a) vendere auto sempre più costose e (b) raccattare sussidi per tenere in piedi il bluff dell’auto elettrica.«I costruttori hanno alzato i prezzi delle macchine. I volumi si sono ridotti. Quindi le fabbriche vanno ristrutturate. Questo significa licenziamenti. Chi parla di tornare a produrre in Italia un milione di vetture non sa di cosa sta parlando, mi creda. Di fronte a questo scenario le case automobilistiche chiedono sussidi per aiutare i consumatori ad acquistare vetture il cui prezzo è aumentato per scelta loro. Non esiste. Non ne faccio una polemica politica. I soldi dei contribuenti non sono né di destra, né di sinistra. Sono semplicemente soldi dei contribuenti. A questo aggiungiamoci che il nostro governo dovrebbe spendere soldi per acquistare vetture fatte in Francia, Spagna, Polonia o Germania. Non stiamo solo trasferendo soldi dai contribuenti ai produttori, ma dall’Italia all’estero. Potremmo farlo io e lei con uno spallone. Ma verremmo arrestati».Come sta messa l’industria europea dell’auto dopo il 2035?«La politica degli ultimi anni ha fortemente indebolito l’industria soprattutto europea che ha lasciato lo spazio ai costruttori cinesi per le vetture sotto i 20.000 euro. Smontiamo la bufala dei cinesi che vendono solo auto elettriche. Sono i più grandi commercianti al mondo e vendono col sorriso ciò che il cliente compra. Un’analisi Fleet&Mobility ha verificato che in Italia i cinesi vendono una quota di auto elettriche in linea col resto del mercato. Il resto sono macchine a motore endotermico». Toyota ha provato a resistere alla narrazione dell’elettrico a tutti i costi!«La deriva dell’elettrico e del green - in generale - è stata imposta dalla finanza. Pensi ai rating ambientali. Toyota ha subito forti pressioni da fondi scandinavi e da quello della Chiesa anglicana per modificare la sua strategia verso l’elettrico. Il numero uno Akio Toyoda ha dovuto lasciare ma l’azienda ha resistito. Perché è un colosso con le spalle larghe ed sostenuto da un solido sistema Paese. Da noi in Europa invece quel sistema si occupa della foca monaca e l’industria dell’auto è praticamente andata».
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