2023-04-17
Pier Francesco Pingitore: «Quando la sinistra perde riparte la caccia al fascista»
Pier Francesco Pingitore (Ansa)
Il re del Bagaglino: «Nun ce vonno sta’: nemmeno dopo la guerra c’era questo clima. Alla Meloni consiglio: non dia retta a troppe persone, nemmeno agli alleati».Con l’elegante cappello a larghe falde sempre in testa, incarna la storia della satira, della commedia e del varietà italiano. Non è «solo» il re del Bagaglino, Pier Francesco Pingitore. Teatro, cinema e tv hanno messo in scena i suoi testi, a migliaia: drammaturgo, regista, sceneggiatore e autore televisivo. Classe 1934, è libero, lucido e irriverente come sempre al telefono dalla sua casa romana nel quartiere Trieste-Salario, ci abita da oltre 60 anni. Le ballate di Pasquino. Cronache satiriche in rima romana tra il fottuto Covid e la fottutissima guerra è il suo libro più recente (edizioni Bertoni). «Mi chieda quel che vuole, non ho mai avuto alcun legame di nessun tipo e la politica la guardo da dilettante, pur con le mie simpatie», anticipa subito, con modi gentili.L’hanno invitata agli Stati generali della cultura di destra.«Ed è andata a finire che nel tentativo di minimizzare e ridicolizzare un convegno di livello più che buono - pensato e animato da gente che in vita sua ha letto più di qualche libro - ci hanno messo il “bollo” del Bagaglino per dire che a destra la cultura è solo cabaret, avanspettacolo, eccetera eccetera».Si è offeso?«Io? Non me ne importa assolutamente nulla. Del Bagaglino possono dire qualunque cosa e lo sfottò è sempre legittimo, a patto che sia fatto senza rancore. Ogni volta che prendo un taxi, i tassisti mi chiedono quando torniamo. Così quando mi incontrano per strada». Sono più di 10 anni che non siete in tv, eppure… «L’impressione che abbiamo noi artisti della compagnia è che soprattutto il pubblico di mezz’età si senta orfano di uno spettacolo del sabato sera con cui farsi una risata e al contempo restare aggiornati su politica e attualità. Con la possibilità, pure, di vedere qualche bella donna. Aspetti, però: si può dire, “bella donna”?».Pingitore teme le femministe?«No dai, “bella donna” forse si può ancora dire, proviamoci. Ma bisogna stare attenti, eh, perché questa guerra del linguaggio è terribile. Il Bagaglino, comunque, è una storia di 50 anni di spettacolo, con ascolti da capogiro. Ci guardavano in dieci milioni, 14 quando venne Andreotti».Non saranno stati tutti di destra.«Non credo, no. Dopodiché, possono pure ritenere il nostro spettacolo “basso” e “altissimo” qualche artista di sinistra che ora non mi viene in mente, magari con spettacoli un po’ meno frequentati dei nostri. O una come Elly Schlein, con la quale presto risorgeranno».È ironico?(Pausa) «No, perché mai?» (gli sfugge solo l’incipit di una risata).Diceva quindi che a destra le pare che qualche libro si legga.«Così mi è parso, sì. Però ovvio, ci sono quelli più bravi, più patrioti, più antifascisti e tutto quel che c’è di buono, ci mancherebbe. Il “cattivo”, o “pessimo” sta tutto da una parte. Ma che vuole, è una posizione manichea non nata certo oggi».Qualche mese fa si diceva che destra e sinistra sembravano non esistere più e ora…«Come si dice a Roma, nun ce vonno sta’, non vogliono accettare di stare dalla parte dell’opposizione perché han sempre comandato. La sinistra dopo che ha perso il potere ha scoperto che esiste una destra pericolosa. “Pericolosa” è l’aggettivo mi sembra più utilizzato».Pericolosa per i diritti civili, la democrazia, i conti e i migranti…«Ma che dovrebbe succedere? Quali misfatti potranno mai commettere? Attaccano e insultano. Si arriva a uno dei più grandi capitalisti della sinistra, De Benedetti, che dice addirittura che la signora Meloni è demente. Si immagina le rivolte di piazza e le condanne se fosse successo a parti inverse?». Mai piaciuto nessuno, a sinistra? «Renzi mi ispirava una certa simpatia. Il decisionismo per alcuni è un difetto, io credo che possa essere una qualità positiva, dopo anni di indecisionismo».Ci sperava, in Renzi?«Per carattere, io non spero mai in nessuno. Di fatto, ha “toppato”. Ma non mi faccia parlare di Renzi. A sinistra di delusioni ne ho osservate tante. Ora stiamo a vedere come si comporterà questo governo: lo giudicheremo sulla base della capacità di portare energie nuove, e saper tenere il timone di questa barca del nostro Paese, tanto complicata da manovrare».Nelle sue «ballate» a Pierino che chiede che vòr di’ ‘fascista’?, fa rispondere: È ‘na parola magica, piccino: je spari quella e quer ch’è stato è stato pure Cristo diventa ‘n appestato.«Ah, ‘sta storia del fascismo è incredibile. Guardi, io qualche anno sulle spalle lo ho e ricordo l’immediato dopo guerra: nemmeno allora c’era questa caccia al presunto fascista. Tanto è vero che Togliatti fece un’amnistia e poi successe che quasi la totalità degli intellettuali ex fascisti divennero comunisti da un giorno all’altro. Al di là di questo, le cose si aggiustarono senza accanimento».Schlein e non solo chiedono a Meloni di dichiararsi antifascista.«Sì, ecco, c’è un particolare: tutti a parlare della Costituzione antifascista. Ormai ci si immagina che sia scritta all’articolo 1, questa parola. Ovviamente non c’è. Perché ovviamente non ce n’era bisogno. Solo in una disposizione finale e transitoria, si dice che è vietata “la ricostituzione del partito”. Ma già l’aver giurato sulla Costituzione, come ha fatto la Meloni, è una dichiarazione implicita e morale di antifascismo». La Costituzione è nella sostanza antifascista. «Ma certo, è così ovvio che chi butta in faccia all’avversario un presunto culto del fascismo fa qualcosa di cui non c’è proprio bisogno, quasi un voler pizzicare la ragazza con le mani nella marmellata… La verità è che nessuno con sale in zucca vorrebbe resuscitare Mussolini o il mussolinismo. Eppure c’è uno spirito da inquisizione, si cerca chi ha libri o busti del Duce, ma questo non fa bene e non è giusto. È sciocco. Nella sostanza, bisogna amare la libertà con libertà, con spirito libero. E detestare ciò che è contrario alla libertà e alla democrazia».Se le chiedo se un busto a casa lei lo ha…«Le rispondo che non ce l’ho perché non mi interessa. Semmai, se lo trovassi, vorrei un busto della Bella Otero… Di libri, però, ne ho tanti. Ho studiato parecchio il fascismo. Come tanti italiani, visto che ogni anno escono volumi - di successo - su quel periodo. Si vede che desta interesse. E che è giusto discuterne. Si fa presto ad accusare di revisionismo: la storia è nei fatti una continua revisione, perché la valutazione dei fatti cambia con il tempo. Da lontano vedi meglio le cose. L’importante è che la discussione sia aperta, e senza tabù».Al Bagaglino tanti artisti erano di sinistra.«Al Salone Margherita c’era per esempio il caro Leo Gullotta di sinistra. Il primo ballerino di colore. La coreografa di fede ebraica. E quindi? Mai una divisione tra noi, che abbiamo lavorato insieme decenni, solo armonia senza pretese che qualcuno cambiasse le proprie convinzioni. E ci tengo a dirlo - anche se può sembrare un particolare non lo è - sempre con i soldi nostri, senza sovvenzioni pubbliche».Quando l’han chiamata a parlare di cultura, si è focalizzato sul cinema.«Quello di una volta, sì, quello che unisce il pubblico e in cui lo spettatore sente gli umori e le impressioni degli altri. Una risata improvvisa, un commento anche fuori luogo. Tutto questo è molto importante nella fruizione di un film. A Roma aprono le multisala nelle periferie e hanno chiuso 100 cinema di quartiere. E sì che erano come le parrocchie, per le persone d’ogni età. Perderli, è una cosa grave».Il teatro se la passa meglio?«Soffre di meno, perché non puoi fartelo a casa. Ma le chiusure gravi ci sono. Come quella di Banca d’Italia, che ha ritirato dalle rappresentazioni il “nostro” Salone Margherita: gravissimo. Un teatro liberty perfettamente conservato, che riscattammo 50 anni fa dal destino del cinema d’essai. Lo sa cos’è?». Roba di qualità, raffinata.«Quella che piace agli intellettuali, esatto. Peccato che poi ai cinema d’essai non ci vanno nemmeno loro. Il gestore, con il Bagaglino, ha visto rifiorire quella sala, gloriosa, dove un tempo si esibirono Ettore Petrolini, Lina Cavalieri, Totò…». Il vostro ultimo spettacolo lì fu prima del Covid.«Era il 2020, La presidente. Pensi un po’ che lungimiranza: Valeria Marini per una serie di combinazioni veniva eletta prima presidente donna della Repubblica».Una cultura di destra, Pingitore, secondo lei c’è? Se dovesse dare un consiglio al governo su come farla emergere?«Vuole sapere la mia idea? Dare semplicemente la possibilità a chi ha qualcosa da dire». Proprio a tutti?«È la cosa più giusta da fare. Senza ostacoli di nessun genere. Sarà il pubblico a selezionare quel che piace e quel che non ha fortuna. Non c’è altra possibilità di intervento. Se si pensa di dare soldi solo “agli amici nostri”, non si ha un vero programma per il futuro. Che invece è abolizione di steccati e privilegi». Ne hanno piantati e li hanno concessi?«Lasciamo proprio perdere, meglio che non le risponda neanche. Si guardi invece oggi alla serietà di certe iniziative, senza paraocchi. Sarebbe una gran bella novità. Più di quanto si possa immaginare, glielo assicuro».Ultimo consiglio alla Meloni?«Gliel’ho offerto nelle mie Ballate di Pasquino: «Però all’orecchio vorei di’ a Giorgia: / A noi ce piace quanno nun ammorgia / e nun dà retta a Sirvio nè a Sarvini / e manco vede Conte coi Grillini / e Letta e Frattoianni e la Boldrini… / Tu sei la Prima Donna Presidente: /e Tu sei Tu! E tièllo sempre a mente».
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.