2018-04-17
Sentenza confermata sul piccolo Alfie. Per i giudici la morte è la cosa migliore
Il ricorso dei genitori è stato respinto: negata la possibilità di trasferimento per proseguire le cure. Resta un esile filo di speranza nella Corte suprema.Un'altra udienza, ma il verdetto non è cambiato. La macchina che fa respirare Alfie Evans, Il bimbo britannico di 23 mesi affetto da una malattia neurologica degenerativa e ricoverato all'Alder Hey hospital di Liverpool, deve essere spenta, per permettere al piccolo di seguire il suo destino. E ieri un sacerdote italiano che vive a Londra, don Gabriele, si è recato a Liverpool per impartire al piccolo il sacramento dell'unzione degli infermi. Ma a decidere la condanna di Alfie sono stati ieri intorno alle 17 (ora italiana) i tre giudici della Corte d'appello che venerdì avevano accettato di considerare un'altra istanza da parte dei genitori del bimbo, Tom Evans e Kate James, sostenuti dai legali del Christian legal centre. La giovane coppia, che da mesi lotta per poter salvare il proprio primogenito, chiedeva il permesso di trasferire il bambino dal Regno Unito in Europa, all'ospedale Bambino Gesù di Roma o in un centro di cura in Germania. I medici di questi presidi, infatti, si erano detti disponibili a tentare nuove cure per il bimbo. Un'offerta che purtroppo non potrà essere accolta. Perché secondo i giudici, tutti i medici, anche quelli europei, sarebbero concordi sul fatto che la diagnosi del bambino è totalmente negativa. Il piccolo non ha speranze, «il trattamento sarebbe inutile e non porterebbe ad alcun miglioramento. La terribile realtà è che quasi tutto il cervello di Alfie è stato danneggiato e al suo posto ci sono acqua e liquido cerebrale» ha ridabito in aula lord justice Anthony Hayden. Una situazione irrecuperabile, insomma, che nessun ospedale potrebbe risolvere. Secondo i giudici anche a Roma e in Germania i medici potrebbero al massimo praticare una tracheotomia e applicare una Peg, in modo che il bimbo possa essere portato a casa e morire tra i suoi affetti, ma in fondo si tratterebbe di un nuovo accanimento. Poco importa alla legge che questo sia il sogno di mamma Kate e papà Tom: per il bimbo sarebbe una sofferenza e il suo interesse prevale sui diritti dei suoi genitori. Su questo punto i giudici ieri sono stati irremovibili, anche quando il legale della famiglia sosteneva che il piccolo fosse trattenuto in ospedale contro la volontà della famiglia, che detiene la patria potestà. Nella sentenza la Corte ha spiegato che il guardiano di Alfie, la figura giuridica istituita dalla legge inglese in casi simili per proteggere il bambino (eventualmente anche dalle scelte dei suoi genitori) si è detto favorevole al non trasferimento, che rappresenterebbe un rischio. Nel corso dell'udienza sono stato sviscerati dettagli legali, cavilli, questioni di termini. Non si è lasciato spazio al cuore, tranne quando il giudice Hayden ha spiegato che tutti provano dolore per questa vicenda tragica, ma la legge è una cosa diversa dal sentimento. Punti di vista, che hanno portato alla decisione irreversibile. I genitori di Alfie hanno chiesto di rivolgersi alla Corte suprema, i giudici hanno rifiutato, ma il loro legale può comunque procedere e dovrà farlo entro le 24 ore. Un tentativo estremo, che forse nemmeno diventerà realtà. Nel qual caso verrà fornita una nuova data per lo spegnimento del respiratore, che i giudici non divulgheranno. Davanti all'ospedale di Liverpool, da giovedi scorso, i sostenitori del piccolo Alfie manifestano quasi ininterrottamente. Con striscioni, cartelli, campane hanno dimostrato il loro affetto per il piccolo e il loro appoggio alla battaglia della famiglia. Anche ieri, mentre l'udienza era in corso, i soldati dell'esercito di Alfie sono rimasti davanti all'Alder Hey hospital, dove hanno persino montato un piccolo castello gonfiabile, quasi per dimostrare la gioia dei bambini, che al piccolo Evans è preclusa. L'ospedale ha continuato ad invitare i manifestanti alla calma, per rispetto dei malati ricoverati nel presidio medico, ma l'emozione in alcuni momenti è stata troppo forte. Come forse è inevitabile per una vicenda che domenica ha spinto anche papa Francesco a chiedere preghiere per il bimbo e per la sua famiglia.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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