2024-05-24
Finiti gli sfarzi pandemici Pfizer sforbicia un altro miliardo e mezzo di spese
Il Ceo di Pfizer, Albert Bourla (Getty Images)
Il colosso avvia l’ennesimo taglio dei costi dopo i 4 miliardi dei mesi scorsi. E intanto versa indennizzi per 250 milioni per un medicinale cancerogeno.Ufficialmente non sono licenziamenti, bensì perfezionamenti delle «efficienze produttive», «cambiamenti nella struttura della rete» e «miglioramenti del portafoglio di prodotti». Sarà. Fatto sta che il gergo industriale non può nascondere un’evidenza: per Pfizer, i fasti dell’era Covid sono un ricordo del passato. Per continuare a macinare profitti, bisognerà avviare profondi lavori di ristrutturazione. Anche se il colosso della farmaceutica ha alzato le previsioni sugli utili annuali e, a inizio maggio, ha registrato guadagni più alti del previsto. L’azienda guidata da Albert Bourla - assente ingiustificabile, come Ursula von der Leyen, all’udienza di Bruxelles sul caso degli sms spariti - ha comunicato che avvierà un nuovo e complesso programma di tagli alle spese per 1 miliardo e mezzo di dollari, da completare entro il 2027. L’annuncio arriva a pochi mesi dal lancio del precedente piano di risparmi: lo scorso ottobre, la multinazionale aveva parlato di 3 miliardi e mezzo che sarebbero stati accantonati quest’anno; due mesi più tardi, sono stati aumentati di ulteriori 500 milioni. Si tratta di manovre correttive palesemente correlate al crollo del business dei vaccini anti Covid: nel 2023, gli incassi globali per i preparati antivirus si sono fermati a 12,5 miliardi di dollari. Una cifra che fa impallidire i comuni mortali, sì, ma che comunque ammonta al 78% in meno rispetto al 2022.Dunque, il piatto piange, nonostante i promettenti progetti per l’impiego della tecnologia a mRna nelle terapie antitumorali e l’operazione da 43 miliardi con cui è stata acquisita Seagen, società produttrice di medicinali per il cancro. Per di più, nel Vecchio continente, Pfizer ha appena perso una causa contro Moderna proprio sulla licenza che consentiva di impiegare l’Rna messaggero nei vaccini Covid. Secondo l’Ufficio europeo dei brevetti, la paternità spetta a Spikevax, alla luce dei diritti di proprietà intellettuale su quella tecnologia, acquisiti già tra il 2010 e il 2016. Per Moderna, la vittoria è una magra consolazione, visto che, nel frattempo, è stata costretta a sospendere la costruzione di un impianto da 500 milioni di dollari in Kenya, pensato per fabbricare fiale a mRna. L’anno scorso lo ha concluso con un passivo di quasi 5 miliardi; ora la compagnia, forte del verdetto europeo che verrà formalizzato nei prossimi mesi, sarebbe intenzionata a chiedere compensazioni a Pfizer. E quest’ultima fa i conti con un’altra grana. Ne ha scritto una decina di giorni fa il Financial Times: il colosso dovrà pagare fino a 250 milioni di dollari per mettere fine a oltre 10.000 azioni legali riguardanti il farmaco Zantac, ormai fuori produzione, commercializzato negli anni Ottanta come rimedio per il bruciore di stomaco. Nel 1988 fu il medicinale più venduto al mondo, ma nel 2020, per ordine della Food and drug administration, è stato ritirato dal mercato, dopo che in vari campioni era stata trovata una sostanza cancerogena e pericolosa per il fegato, la dimetilnitrosamina. Per una società che, già prima della pandemia dalle uova d’oro, fatturava oltre 50 miliardi, 250 milioni sono più o meno l’equivalente di una multa per eccesso di velocità. Il versamento è ugualmente un’importante assunzione di responsabilità. Quella cui non assisteremo nel caso dei vaccini per il coronavirus. Ai nostri connazionali che hanno patito effetti collaterali, la divisione italiana della compagnia si è affrettata a rispondere picche. Patrizia Floder Reitter, sulla Verità, ha illustrato la clamorosa vicenda della signora Mara De Leonardis, inoculata a 32 anni con la prima dose, perché i dottori le dissero che l’assunzione della pillola anticoncezionale non rappresentava un fattore di rischio. Subito dopo, la giovane fa colpita da una reazione trombotica a livello del fegato. Tuttora, gli specialisti «le sconsigliano di programmare future gravidanze», riferisce l’avvocato che la segue. L’inconveniente era stato segnalato alla sede legale di Latina dell’azienda, la quale, il 28 febbraio 2023, aveva fatto pervenire una risposta sconcertante: «Le informazioni sul prodotto contenevano informazioni per i medici prescrittori e i pazienti relative all’uso appropriato del vaccino, sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili in quel momento, e indicavano la possibilità di effetti collaterali aggiuntivi a quelli elencati. Pfizer comprende la situazione del suo cliente. Tuttavia, non riteniamo che Pfizer sia responsabile di eventuali sintomi manifestati dal suo cliente o che esistano le basi per un’offerta di indennità da parte di Pfizer». In sintesi: la colpa dell’incidente sarebbe dei camici bianchi, o addirittura del paziente stesso; comunque, non c’è correlazione tra il vaccino e il danno; e non può essere corrisposto alcun risarcimento.S’è capita l’antifona: il dossier delle reazioni avverse, per la multinazionale, non sarà una grossa fonte di preoccupazione. Bourla & C. continueranno a dormire sonni tranquilli. D’altronde, quando hanno negoziato con l’Ue i contratti per la fornitura dei vaccini, si sono assicurati la manleva: se, da qualche parte, un giudice di buona volontà si sveglia, sono gli Stati nazionali a tirare fuori i soldi. Lo chiede l’Europa. Pfizer ringrazia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.