2018-05-25
Perché l’Europa ha paura di Paolo Savona
Descritto come un fanatico, in realtà è studioso dal curriculum brillantissimo, che da molti anni segnala le storture dell'euro. I fatti dimostrano che ha ragione. Perciò non lo vogliono al governo.Conosco il professor Paolo Savona e so che non è né un pazzo né un incompetente. Anzi, credo che pochi in Italia possano vantare un curriculum pari al suo, con referenze che non sono state accumulate facendo vacanze all'estero, ma sono state conseguite nelle università italiane e in alcune delle più importanti banche del Paese. Savona cominciò a lavorare al Servizio studi della Banca d'Italia appena ventenne, per poi salire in cattedra all'Università di Cagliari dopo aver raggiunto il grado di direttore. In seguito è stato direttore di Confindustria, quando il presidente dell'associazione imprenditoriale era l'ex governatore di via Nazionale, Guido Carli, e amministratore delegato della Bnl, diventando poi vicepresidente di Capitalia e presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi. Tralascio gli incarichi minori, come aver fatto il consigliere di molte società quotate, mentre non dimentico che ai tempi del governo Ciampi fu ministro dell'Industria. Insomma, se uno dovesse badare al curriculum (ma al curriculum si bada solo se c'è di mezzo Giuseppe Conte), quello di Savona sarebbe perfetto per fare il ministro dell'Economia, perché il professore coniuga l'esperienza del docente di economia politica con quella di chi ha messo in pratica nelle banche e nelle organizzazioni imprenditoriali la teoria. In aggiunta può già vantare un passato di governo. Dunque dove sta il problema? Perché il suo nome è visto con tale preoccupazione dalle vecchie cariatidi della politica e dell'establishment? Che ha fatto di male questo tranquillo ottantenne da essere guardato con sospetto a Bruxelles e di conseguenza anche al Quirinale che dell'Europa ormai è una specie di propaggine? La risposta sta in alcuni libri e negli editoriali che Savona ha scritto nel corso degli anni, alternando l'attività di professore e banchiere a quella di collaboratore di importanti testate economiche. Semplicemente, nei suoi scritti, il professore si è permesso di mettere in discussione il sacro totem del rigore e dell'Europa, sostenendo che la cura per Paesi come il nostro sia peggiore del male. Savona non nega i problemi dell'Italia, vale a dire il debito e gli sprechi. E però si dice convinto che negli ultimi decenni, per combattere i nostri guai, si siano usati sistemi che hanno aggravato la situazione. Anni fa, per esempio, si prese la briga di valutare gli effetti delle cosiddette manovre correttive. A tutti è noto che dai tempi della prima Repubblica a oggi nessun governo abbia mai centrato le previsioni economiche. Alla fine di ogni anno il governo redige un bilancio immaginando come andranno le cose e dove si reperiranno le risorse per mandare avanti il Paese. Peccato che quasi mai ciò che prevede corrisponda poi a ciò che diventa realtà. Con il risultato che ogni volta tocca porre mano al portafogli, ossia bisogna fare una manovra correttiva per rimettere in ordine i conti. Ciò dovrebbe consentire di avere un debito sotto controllo, un deficit contenuto, una crescita regolare. In realtà, secondo gli studi del professor Savona, non è mai accaduto neppure questo, ma al contrario, di manovra in manovra, siamo andati sempre peggio, affossando la nostra economia e moltiplicando il debito fino ad arrivare a 2.300 miliardi. Evidentemente le misure adottate non andavano e non vanno bene.Savona è ugualmente critico anche sulla costruzione dell'Europa, non perché sia antieuropeista, ma perché crede che l'edificio comunitario sia sbilenco e penda tutto da una parte, che guarda caso non è la nostra, ma quella della Germania e dei Paesi satellite. Tra i peccati mortali accumulati dall'illustre economista e banchiere c'è poi la macchia della critica all'euro, una colpa che neanche facendo penitenza per svariati decenni è possibile emendare. Che ha fatto il professore per meritare l'esclusione a vita dai circoli politicamente corretti dell'Ue? Ha messo in discussione la moneta unica come migliore soluzione per il nostro Paese, spiegando non di essere contrario in linea teorica, ma di ritenerla un cappio al collo per l'Italia se non si cambiano le regole di Maastricht, dell'Unione e se non si corregge la linea. Apriti o cielo. Uno così, che non ha giurato fedeltà alla Ue e all'euro, ma solo alla Costituzione italiana, non può fare il ministro dell'Economia, perché la Germania e gli alti papaveri europei vivrebbero la nomina come un affronto. Di qui il diktat inviato al Colle e da Sergio Mattarella subito fatto proprio. Dato che Matteo Salvini e Luigi Di Maio invece insistono, il capo dello Stato pare si sia irritato. Da fonti del Quirinale si segnala che il presidente vuole evitare condizionamenti del premier. In realtà, a condizionare il possibile capo del governo, è semmai qualcun altro, in particolare alcuni paesi esteri, ma questo sembra sfuggire al custode supremo della Costituzione e della Conservazione. Detto ciò, da chi sarà ministro dell'Economia capiremo che governo sarà. Se di cambiamento o di mantenimento. Lo spettacolo è appena cominciato e se non ci fossero di mezzo i nostri risparmi e il nostro futuro ci sarebbe pure da divertirsi.segue a pagina3
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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