2023-12-18
Per negare il successo della Meloni si attaccano a carbonara e porchetta
La stampa di sinistra, frastornata dalla riuscita della kermesse, critica menù «autarchico» e location. Sorvolando sul parterre prestigioso e sul fatto che il premier abbia siglato importanti accordi internazionali.Il problema di Fratelli d’Italia non è l’isolamento, in Italia o all’estero. No, siccome la kermesse di Atreju, tenutasi a Roma all’ombra di Castel Sant’Angelo, ha visto la partecipazione di primi ministri stranieri (Rishi Sunak ed Edi Rama), di imprenditori geniali (Elon Musk) e perfino di un commissario tecnico della Nazionale (Luciano Spalletti), cioè è stato un successo, occorre trovare nuovi argomenti per criticare il partito di Giorgia Meloni. Dunque, sulla prima pagina del Corriere della Sera ecco comparire un articolo di Antonio Polito, ex parlamentare del Pd e a lungo inviato di Repubblica, per criticare l’effetto serra sotto il tendone in cui si sono tenuti i dibattiti e la gastronomia, «autarchica e genuina, in perfetto stile Coldiretti». Sì, alla fine tutto si riduce alla copertura trasparente e plastificata sotto cui si schiattava dal caldo e al menù, a base di lasagne, porchetta e carbonara. Un mix che non è certo paragonabile alla friggitoria di Botteghe oscure. Evidentemente, il collega di via Solferino rimpiange lo stile sobrio ed elegante delle Feste dell’Unità, dove gli interventi dei big del Pci prima e del Pds e Ds dopo si svolgevano in piena estate in ambienti raffinati, a temperatura condizionata nonostante il sole a picco. E i ristoranti non servivano salamelle cotte alla griglia, ma piatti raffinati, cucinati dagli chef del partito, segretari e funzionari della Federazione trasformati in autentici Cracco, capaci di misurare le porzioni in base a criteri salutistici. Sì, fanno un po’ ridere gli articoli comparsi sulla stampa nazionale per criticare la convention di Fratelli d’Italia. Invece di andare al sodo, cioè alla partecipazione di leader esteri a una manifestazione di partito, con contorno di star internazionali come Elon Musk, uno che ha titolo per parlare di futuro e di sviluppo, le note dei principali giornali si sono fermati al colore. L’arrivo di Andrea Giambruno, ex first gentleman, e il ruolo della sorella Arianna, cioè fatti marginali di un evento che ha visto sfilare ministri e leader di partito, con anche parecchie novità in fatto di migranti e intese internazionali, hanno trovato sulla stampa più spazio della sostanza. Quando si sono visti primi ministri in carica partecipare a una kermesse nazionale? E quando si è assistito, in passato, a leader che dopo essere intervenuti sul palco di una convention si dedicano a un vertice trilaterale su un tema delicato di politica nazionale e non solo? E un imprenditore internazionale, impegnato nella transizione energetica e nell’innovazione tecnologica, quando mai ha partecipato a un incontro politico, ritagliandosi uno spazio per discutere con il presidente del Consiglio di investimenti nel settore della comunicazione e della produzione di batterie? Sarà, ma io non ricordo di aver mai visto, ai margini di una festa dell’Unità, con D’Alema o Bersani, ma anche con Zingaretti o Letta (tralascio Elly Schlein perché fuori concorso), un simile parterre. Capisco che è difficile da commentare, perché una destra che fino a ieri era descritta senza cultura, senza relazioni, e veniva presentata agli occhi dell’opinione pubblica come incapace di attrarre consenso internazionale, oggi si rivela una sorpresa. E comprendo che mai un premier straniero aveva partecipato a un evento politico (l’unico ricordo di una visita privata che conservo è quello di Tony Blair in Sardegna, che nel 2004 non intervenne a una convention, ma fu ospite di Berlusconi). Di qui lo sconcerto. Un anno fa, quando Giorgia Meloni vinse le elezioni, i giornali presentarono il suo successo come un anticipo di fallimento dell’Italia. Con gli eredi del fascismo al governo, l’Italia sarebbe stata schifata da tutti, dai leader politici europei principalmente, ma anche dagli investitori. A 14 mesi dall’insediamento dell’esecutivo, si scopre invece che i conti non sono scoppiati, lo spread è rimasto dov’era senza far fuggire gli investitori, e il presidente del Consiglio italiano intrattiene relazioni cordiali con la maggioranza dei partner europei, ricevuta con entusiasmo da Biden e Sunak. Sì, deve essere dura la disillusione di chi sognava che attorno al nostro Paese e al suo premier venisse steso il cordone sanitario che si usa con gli appestati. Dev’essere un cocente disincanto scoprire che c’è vita politica e culturale anche a destra e che il mondo non ruota solo intorno a Elly Schlein e ai suoi compagni.Dunque, non resta che prendersela con la porchetta e la carbonara, il caldo asfissiante sotto il tendone, eletti a simbolo, il menù e la location senza aria condizionata, di un ambiente provinciale e poco colto. Vuoi mettere la cultura della salamella con cui per decenni i compagni hanno apparecchiato il tavolo e servito a dovere gli italiani con degli chef che hanno avvelenato il Paese?
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)