2022-04-04
Panebianco, panenero e la voglia di bavaglio
Sul «Corriere», Angelo Panebianco condanna il pluralismo di opinioni sul conflitto. Il professore con l’elmetto ritiene lecito e necessario tappare la bocca a chiunque si discosti dal pensiero unico. Proprio come accade in Russia. C’era una volta Angelo Panebianco, professore di origini liberali che in passato scriveva sul giornale della borghesia italiana. Invece oggi c’è Angelo Panenero, professore di opinioni illiberali che verga settimanalmente sul quotidiano di via Solferino. Ieri l’illustre editorialista ha dettato il suo verbo, denunciando il fatto che, a differenza della Russia, in Paesi democratici come il nostro si registrano posizioni diverse, a volte anche critiche contro l’aumento della spesa militare e l’invio di armi agli ucraini, e questo a suo giudizio è un male da contrastare. «Che dire di una società in cui suonano tante campane, nelle quali circolano liberamente le informazioni su quanto sta accadendo, ove è possibile per chiunque informarsi?». Il pensiero del professor Panenero non lascia spazio a dubbi. Mentre da un lato osserva che in Russia suona solo una campana, si duole che in Paesi come l’Italia le campane siano tante e non sempre suonino allo stesso modo. «Resterà negli annali della storia italiana la posizione di coloro che non volevano mandare armi agli ucraini “per non prolungare le loro sofferenze”. Come sosteneva, elegantemente, Ennio Flaiano, ci sono sempre quelli pronti a scendere in piazza per fare le barricate usando il mobilio altrui». In questo caso, il professor Panenero usa l’esempio più improprio, perché leggendo il suo editoriale si capisce che in realtà lui vuole fare la guerra con la vita degli altri. Da novello Stefano Ricucci, tende infatti a fare l’eroe con il sangue degli ucraini. Mandando le armi, ma senza sporcarsi troppo le mani di sangue, che non si sa mai. Dunque partecipiamo al conflitto, ma per procura, sperando che inviare sottobanco lanciamissili a Kiev non ci costringa a subirne le conseguenze.Tuttavia, il meglio il professor Panenero lo dà quando si scaglia baldanzoso contro coloro che non suonano solo una campana, come succede a Mosca. Da quel che si capisce, Paneeacqua vorrebbe che tutti gli organi d’informazione suonassero lo stesso spartito, così da uniformare le notizie da fornire all’opinione pubblica. «Conta un sistema della comunicazione (si pensi, per esempio, a certe trasmissioni televisive) nelle quali, è stata cancellata la linea di separazione fra informazione e spettacolo. Con il conseguente trionfo dell’“uno vale uno”». Dove vuole andare a parare il professor Panegirico che si schiera senza tentennamenti per la lotta dura senza paura? Ma è ovvio, no? Nel mirino ha la libertà di espressione, il diritto all’informazione, l’articolo 21 della Costituzione. Dove sono, si chiede, quelli che criticavano le misure del governo contro la pandemia? «Escludendo che si siano andati a nascondere per la vergogna, si può presumere che siano pronti a impegnarsi in altre battaglie nelle quali sarà di nuovo possibile negare l’evidenza. Ma il punto è che la loro azione non avrebbe spazio se non potesse contare su una non insignificante quota di orecchie attente e ricettive». Con chi ce l’ha Paneraffermo, irriducibile combattente del buon senso comune? Con chiunque esprima opinioni diverse dalle sue, giuste per definizione, ovviamente. «È vero che questo è il “prezzo della libertà”, è vero che, specificità italiane a parte, il maggior pregio delle società aperte e democratiche sono il pluralismo e la coesistenza delle diverse opinioni, ivi comprese quelle dei nemici di tali società. Ma non si calpesta il pluralismo se si nega che tutte le opinioni siano ugualmente degne di rispetto. Ci sono quelle contro cui non è solo lecito, ma necessario erigere barriere e barricate culturali. Con il mobilio proprio, preferibilmente». Chiaro no? Così come Mario Monti mesi fa, di fronte a chi criticava le misure come il green pass ritenendole ingiustificate se non controproducenti, invitava a prendere provvedimenti da stato di emergenza, con censure e bavagli, Angelo Panenero, ex professore liberale, sostiene che sia lecito tappare la bocca a chiunque non la pensi come lui e non sia dunque pronto alle barricate con il mobilio e i corpi degli ucraini. Perché, per dirla con Flaiano, è facile fare la rivoluzione mettendo a rischio la pelle degli altri. Del resto, non c’è da stupirsi se questa è la posizione di Paneeacqua. Nel 2006 il professore lanciò un anatema contro chi manifestava perplessità sull’uso della tortura in Iraq. Sotto il titolo «il compromesso necessario», Panenero giustificò la necessità di “accettare per forza un compromesso, e riconoscendo che, quando è in gioco la sopravvivenza della comunità (a cominciare dalla vita dei suoi membri) deve essere ammessa l’esistenza di una zona grigia, a cavallo tra legalità e illegalità, dove gli operatori della sicurezza possano agire per sventare le minacce più gravi». Insomma, il professore è pronto a tutto pur di sconfiggere il pregiudizio. Per lui non c’è guerra che non debba essere sostenuta. Da quella in Libia a quella in Libano, per finire a quella in Ucraina. Ovviamente, una guerra che lui comodamente combatte in prima linea dal suo salotto di casa, lasciando che altri la combattano con il proprio mobilio e la propria vita. Comodo, no? Il suo editoriale sul Corriere era titolato «Pregiudizi e realtà». Senza voler far torto al titolista di via Solferino, ci permettiamo una correzione: «Pregiudizi e vergogna».
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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