2020-07-18
«Per dirigere la Procura di Savona sono in corsa due banditi incapaci»
L'avvertimento dell'allora segretario generale di Magistratura democratica all'ex boss della corrente Unicost Luca Palamara prima della nomina del capo dell'ufficio giudiziario. I trascorsi «burrascosi» dei candidati bocciati«Scusa se ti disturbo, domani dovreste discutere Procuratore Savona. Savona è uno snodo fondamentale. Sono in corsa Arena e Landolfi, uno di MI è l'altro di AI, ma non è questo il problema. Sono due banditi incapaci, il migliore è Ubaldo Pelosi. Un collega veramente valido. Attuale reggente. Grazie e Buon lavoro». Il 25 luglio 2018, giorno che precedeva la riunione in Quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura, quella per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi, Anna Canepa, già segretario generale di Magistratura democratica e in quel momento sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, scrive allo stratega delle nomine Luca Palamara, che di quella commissione era il presidente. Il messaggino finisce tra le 49.000 pagine di Whatsapp intercettati dalla Procura di Perugia. Palamara risponde semplicemente con un «ok tesoro». E Annina, così amici e colleghi più stretti chiamano la giudice originaria del Ponente ligure, incalza: «Mi raccomando». Lui replica convinto: «Assolutamente sì». Sono gli unici quattro messaggi presenti nella chat tra i due. Il posto conteso è quello da procuratore di Savona, lasciato libero da Sandro Ausiello per sopraggiunti limiti di età il 31 maggio 2018. Quel 26 luglio la Quinta commissione taglia fuori Giovanni Arena, pm della Direzione distrettuale antimafia a Genova, e propone al plenum Ubaldo Pelosi, pm a Savona dal 2005 e in quel momento facente funzioni di procuratore, indicato come «veramente valido» da Annina Canepa, con cinque voti (Giuseppe Fanfani, Renato Balduzzi, Luca Forteleoni, Antonello Ardituro e ovviamente Palamara) e Alberto Landolfi, sostituto procuratore a Genova con un solo voto (Aldo Morgigni, già Magistratura indipendente, ora con i puri di Autonomia & Indipendenza di Piercamillo Davigo). Tutto ciò che è accaduto prima del voto non è ricostruibile tramite le chat di Palamara. E da quel momento sulla poltrona da procuratore di Savona nelle intercettazioni cala il silenzio.Il 12 settembre, alla vigilia del plenum, però, lo stratega delle nomine torna a chattare sulla questione Savona. E chiede al collega Vincenzo Iacovitti, anche lui della Quinta commissione: «Pelosi su quale posto concorre?». Iacovitti gli ricorda: «Procuratore Savona, cinque voti... è al concerto (una sorta di via libera, in slang giudiziario, ndr)». Il giorno seguente vota Pelosi, che, a 53 anni, diventa procuratore di Savona. I due che restano fuori, indicati come «banditi» da Annina Canepa, sono magistrati che con lei hanno lavorato fianco a fianco in Procura a Genova (anche Canepa era all'Antimafia) fino al 2007. Landolfi, oltre che per le indagini antimafia, è noto per aver ingaggiato diverse battaglie giudiziarie contro i giornali locali e con la Casa della legalità e della cultura onlus di Genova che l'aveva accusato di «negazionismo» in riferimento ad alcuni fenomeni mafiosi in Liguria. Vennero anche diffuse alcune foto del magistrato che, si sosteneva, stesse offrendo dei dolci con un vassoio tra le mani durante una festa con a capotavola tale Silvano Montaldo, indicato come un massone. E con la segretaria dell'epoca dell'imprenditore Andrea Nucera che in quel momento era latitante negli Emirati Arabi. Successivamente il pm si trovò sul Fatto quotidiano ritratto mentre a Mostar, «la città di genocidi e pulizie etniche», dove era in missione come esperto della polizia europea (attualmente, invece, è magistrato di collegamento con il Marocco), faceva mostra del gesto simbolo degli ultranazionalisti serbi. Il pm avrebbe postato l'immagine sulla sua bacheca Facebook, accessibile a tutti dal web. Appena comparsa la fotografia scoppia il putiferio. Si vedono due signori aitanti in costume da bagno che mostrano le tre dita. «Il saluto cetnico, però, non è un gesto da compagnoni», lo rintuzzò il giornalista Ferruccio Sansa, «ma ha un (pesante) significato: è uno dei simboli degli ultranazionalisti serbi. Il gesto minaccioso mostrato da Ivan il Terribile, il tifoso serbo che scatenò i disordini durante la partita tra Italia e Serbia (annullata a Genova nel 2010). Pollice, indice e medio, come gli amici della Tigre Arkan, protagonista di alcune delle più terribili pagine della guerra Jugoslava». In più, Sansa ricordava che precedentemente «il pm dell'Antimafia si era fatto ritrarre in un manifesto pubblicitario della Ruinart, casa produttrice di champagne, e della discoteca La Suerta di Laigueglia. Foto (finite su Repubblica) che ritraevano un contesto non esattamente istituzionale: nelle serate tutte divertimento e bollicine accanto a Landolfi con maglietta attillata appaiono rappresentanti locali dei carabinieri, della guardia di finanza, della capitaneria di porto». Arena, invece, è il pm della Dda genovese che ha sgominato la 'ndrangheta del Ponente ligure, e, da allora, vive sotto scorta. La mala, stando ai racconti di un pentito, l'aveva anche condannato a morte. Lui, incurante, ha continuato «a dedicarsi alle sue numerose passioni: la corsa, il poligono, i cavalli, i balli latinoamericani». Così lo descrive il quotidiano la Stampa, che ha riportato anche i malumori degli uomini della scorta, «che da tempo lamentano l'eccessivo ricorso agli straordinari notturni». La questione è stata trattata un anno fa anche in una riunione tra questore, prefetto e procuratore generale di Genova. Ma è anche il pm di fede calcistica doriana che indagò sui presunti illeciti del Genoa nell'ormai lontano 2005. L'epilogo per la squadra fu la retrocessione.