2022-11-13
«Pensioni d’oro col trucco, i vertici di Gedi sapevano». Le carte che li inguaiano
L'ex ad del gruppo editoriale Gedi, Monica Mondardini (Imagoeconomica)
Una funzionaria esterna al gruppo assunta fittiziamente alla Manzoni (in crisi) per essere dirottata alla Somedia. In una mail tra i manager i dettagli del piano.Nell’inchiesta romana per truffa aggravata ai danni dell’Inps che coinvolge il gruppo editoriale Gedi esistono montagne di prove, dai documenti falsificati alle testimonianze alle intercettazioni. In una di queste l’ex ad Monica Mondardini, durante una cena, racconta che all’avvocato che le contestava gli artifizi per prepensionare i dipendenti aveva domandato un po’ irridente: «Se non c’è proprio nulla mobilitano 103 finanzieri?».Ma in tutta questa vicenda c’è un’assunzione con successivo rapido prepensionamento che è particolarmente emblematica e coinvolge direttamente i vertici del gruppo editoriale. Sono gli stessi investigatori a evidenziarlo a più riprese. Stiamo parlando del caso di Felicita Mornata, sessantacinquenne lombarda, considerato una specie di pistola fumante. Una pistola che avrebbe sul calcio anche le impronte della Mondardini, oggi a capo della cassaforte della famiglia De Benedetti, la Cir, che all’epoca della presunta maxi frode controllava il gruppo Gedi. Ma avrebbero avuto un ruolo ancora più da protagonisti Roberto Moro, sessantaquattrenne torinese, tuttora capo del personale di Gedi, e Corrado Corradi, sessantenne romano, esponente di primo piano del management dell’azienda di cui risulta direttore generale della Divisione stampa e amministratore delegato del quotidiano La Repubblica all’interno del News network Spa.Gli investigatori in una loro annotazione sottolineano l’importanza di questa operazione: «L’imponente truffa posta in essere ai danni dell’Inps, a parere di questa polizia giudiziaria, è stata finalizzata non a scongiurare un ipotetico stato di crisi aziendale (che poteva portare ad una eventuale vertenza tesa al licenziamento di personale), ma alla massimizzazione dei profitti. In tal senso, come detto, è paradigmatica la vicenda di Felicita Mornata che, pur essendosi proposta per essere impiegata come collaboratrice esterna della Somedia Spa (per la quale era stata espressamente richiesta), è stata deliberatamente e fittiziamente assunta dalla A. Manzoni & c. Spa e da quest’ultima poco tempo dopo prepensionata, per continuare la propria attività come consulente esterno della stessa Somedia Spa».Il 14 giugno 2011 la donna, che in quel momento è un quadro di Postel, azienda del gruppo Poste italiane, con uno stipendio lordo di 60.000 euro, invia una mail a Corradi con allegato il curriculum. Ma, come detto, non pensa affatto a farsi assumere alla vigilia della pensione e scrive: «La ringrazio veramente molto per l’opportunità che mi offre e che mi ha colto un po’ di sorpresa. Ho avuto modo di pensare alla prospettiva che mi si apre davanti e sono tentata di chiederle se la soluzione dell’assunzione potrebbe essere pensata anche come rapporto consulenziale [...]». Ma nella testa dei manager di Gedi ci sono solo i prepensionamenti. Come conferma una mail agli atti molto importante, datata 6 luglio 2011. Il mittente è Giulio Pozzetti, responsabile Risorse umane della Manzoni e delle altre società del gruppo nell’area di Milano. I destinatari sono Corradi e Moro e, per conoscenza, anche a Christian Tosato, responsabile del contenzioso e amministrazione del personale della Manzoni. L’oggetto della missiva è inequivocabile: «Somedia/dottoressa Mornata: incontro di oggi e condizioni x assunzione». Si capisce che l’obiettivo è trovare una dipendente per la Somedia, anche se formalmente sarà assunta dalla Manzoni, in quel momento in stato di crisi. Pozzetti aggiorna i colleghi sul meeting appena concluso e spiega di aver «condiviso chiaramente» con la donna «le condizioni per l’assunzione». Con un primo punto davvero clamoroso: «Possesso requisiti contributivi di almeno 30 anni (quindi verifiche online entro giovedì) x L 416». In pratica per andare a lavorare in Gedi il principale requisito è quello di essere in età da pensione. Il motivo lo chiarisce in un’informativa la Guardia di finanza: «Tali condizioni sono facilmente comprensibili, atteso che la Legge 416/81 prevede, per poter accedere al prepensionamento, il requisito dei 32 anni contributivi. Il termine di assunzione (entro il 31 agosto 2011) è presumibilmente legato ai periodi di copertura del decreto ministeriale che autorizzava la A. Manzoni & c. Spa, società, questa, che poteva accedere ai benefici, a differenza della Somedia Spa, non rientrante nel settore poligrafici. Quindi, la Mornata doveva essere formalmente assunta dalla Manzoni & c. Spa e contestualmente distaccata alla Somedia Spa».Una conclusione a cui gli investigatori arrivano anche grazie a un appunto manoscritto in calce alla mail del 6 luglio, dove legge: «Periodo di prova, clausola mobilità, distacco contestuale in Somedia». Qualche giorno dopo la Manzoni, con una nota a firma della Mondardini, comunica alla futura consulente le condizioni della sua assunzione a tempo indeterminato: 50.000 euro annui lordi più 12.000 al raggiungimento degli obiettivi. Una cifra destinata a crescere sino a 70.000 euro il secondo anno. Mornata accetta e il 29 agosto 2011 viene arruolata come responsabile direct marketing. Peccato che nel dicembre del 2013 la Manzoni la inserisca in un pacchetto di 14 poligrafici per cui chiede il prepensionamento. Ma quel tipo di mansione pare proprio che la signora non l’abbia mai svolta. La Mornata aveva ufficialmente lasciato l’azienda il 31 agosto 2013, dopo aver totalizzato i 32 anni di contributi necessari per lasciare l’impiego di stampatore. Un traguardo conseguito grazie ai 24 mesi di assunzione alla Manzoni. Ma subito dopo, a partire da ottobre, aveva firmato un contratto di collaborazione con l’azienda che stava per prepensionarla.Dunque, tra il 2011 e il 2013, la Mornata ha percepito circa 60.000/70.000 euro lordi annui, prima di ottenere l’assegno previdenziale e diventare una collaboratrice esterna, siglando un contratto di «supporto consulenziale» nel settore della gestione dei rapporti con la clientela direttamente con l’amministratore delegato della Somedia Corradi.Il nuovo rapporto inizia il 25 ottobre e ha durata di 14 mesi con un compenso lordo onnicomprensivo di 40.000 euro più Iva, a cui segue un rinnovo per altri 10 mesi a 25.000 euro e ulteriori 2 mesi a 5.000, con scadenza al 31 dicembre 2015.Dai controlli fiscali risulta che nel 2016 la donna abbia incassato ulteriori 46.800 euro prima di chiudere la partita Iva. Per gli investigatori, «è evidente come il gruppo Gedi, nel prepensionarla, abbia, di fatto, indebitamente trasferito gran parte del suo costo ponendolo a carico dell’Inps».Per questi presunti «giochetti» la Mornata risulta indagata con l’accusa di truffa: secondo gli investigatori avrebbe ricevuto 189.532 euro di assegni previdenziali non dovuti e nell’avviso di chiusura delle indagini vengono indicati come «corresponsabili» dell’illecito la Mondardini, Corradi, Moro, Pozzetti e Tosato.La questione Mornata era stata svelata agli investigatori il 23 agosto del 2017 da Giovanni Dell’Acqua, ex dipendente di una società del gruppo, che con le sue dichiarazioni ha fatto emergere lo scandalo dei prepensionamenti. Quando Dell’Acqua viene sentito dagli uomini della Guardia di finanza l’indagine è ancora contro ignoti. Il manager racconta il contenuto delle mail che aveva inviato all’allora presidente dell’Inps Tito Boeri e ribadisce: «Così come rappresentato nella corrispondenza elettronica, confermo l’esistenza di tutta una serie di comportamenti verosimilmente fraudolenti finalizzati alla fruizione di regimi agevolativi come ad esempio il prepensionamento previsto dalla normativa per il settore dell’editoria […]». Quindi segnala la particolarità della vicenda di Felicita Mornata «proveniente da una società esterna al gruppo e dopo poco prepensionata con il regime di favore».Una pista che gli inquirenti hanno approfondito con i risultati che vi abbiamo raccontato.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)