2023-04-24
«I minori si fidano troppo del Web, c’è pure l’insidia pedofilia»
Parla la vicepresidente del Garante della privacy: «Abbiamo bloccato il programma Replika per proteggere i dati degli utenti. Gli adolescenti arrivano a spogliarsi online».Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante della privacy, come siete arrivati al provvedimento che ha bloccato la chatbot Replika?«Abbiamo ritenuto che, in assenza dei presupposti giuridici, non ci fossero le misure idonee per impedire il trattamento dei dati dei minorenni. Replika era un software che poteva essere ad alto rischio per i ragazzi specie quelli più fragili. Di qui la decisione di ordinare alla società statunitense di cessare il trattamento dei dati personali nel nostro Paese». Perché Replika era così rischiosa per i ragazzi?«È un software che si presenta in modo accattivante. Consente di creare un amico virtuale, modellato sulle proprie richieste cioè sempre pronto ad ascoltare e soprattutto fedele in modo incondizionato. Diventa un confidente totale e talvolta qualcosa di più, un amante».Un amante? Come?«Nelle simulazioni è emerso con nettezza che la conversazione può prendere anche una piega intima tramite domande molto personali fino ad indurre a spogliarsi. È un meccanismo molto invasivo. In questo modo si raccoglie una quantità enorme di dati molto personali. All’amico virtuale si può aprire il proprio io più profondo, svelando desideri, dolori, problemi che a nessuna persona in carne e ossa si rivelerebbe per pudore, o per paura di essere giudicati o magari criticati. Mancando un contatto fisico e si è più portati ad aprirsi». Non c’è un limite di età per accedere al «gioco»?«La piattaforma prevede il divieto di accesso ai minori di 13 anni ma basta un’autocertificazione per raggirare il blocco. Ed anche se si dichiara di avere meno di 13 anni il servizio continua a funzionare. Il problema è che non si riesce a verificare l’età reale dell’utente. Ed è ciò che ha fatto presente il Garante con il provvedimento di limitazione del trattamento. Potrebbero essere introdotti strumenti di verifica esterni. L’Europa sta scrivendo le linee guida per arginare questo fenomeno. Noi abbiamo stipulato un protocollo con l’Autorità garante per le Comunicazioni per proporre soluzioni concrete».C’è un mercato dei dati dei minori?«C’è ed è molto ricco. Sono dati di grande appeal perché molto sensibili, rivelano la sfera più intima, più segreta di un ragazzo». A quale uso si prestano?«Non c’è solo un uso commerciale per proporre determinati beni di consumo sempre più mirati. Dati così personali possono essere usati per adescamenti, per il mercato della pedopornografia, per ricatti sessuali. Pochi ragazzi sono consapevoli che quando chattano, dall’altra parte può esserci chiunque. E se l’amico virtuale della chatbot chiede di spogliarsi, quel video può anche finire nelle mani di criminali e trasformarsi in strumento di ricatto». Come si possono proteggere i ragazzi?«Noi abbiamo competenze importanti in materia di cyberbullismo e di revenge porn, ossia i ricatti sessuali. Quando ci arriva la segnalazione di una persona che teme la diffusione virale di una foto o di un video a carattere sessuale, noi interveniamo bloccando la propagazione sul Web». Ma i minori sono consapevoli che possono rivolgersi al Garante?«Inaspettatamente ci stanno arrivando tanti reclami di giovani. Il fatto che possano rivolgersi a noi direttamente, evita talvolta l’imbarazzo di parlarne in famiglia. Ci ha colpito inoltre che le segnalazioni per revenge porn siano più frequenti tra i maschi che tra le femmine. Il web induce ad essere meno diffidenti e i ragazzi pensando di avere a che fare con loro coetanei spesso si lasciano andare ad atteggiamenti di intimità, intercettati da organizzazioni criminali».Il Garante ha bloccato Replika ma quante piattaforme simili sono ancora attive?«Tante, ne nascono in continuazione ed è difficile il censimento anche se stiamo facendo una verifica per vedere cosa c’è sulla Rete».Ma allora è una lotta impari?«Il provvedimento contro Replika è un disincentivo per altre strutture. Le società produttrici devono fare utili e il rischio di un blocco dell’operatività è un deterrente».C’è chi vi ha accusato di voler fermare il progresso?«Nessuno vuole impedire ai ragazzi di usare le nuove tecnologie che, come abbiamo visto durante la pandemia, si sono rivelate uno strumento efficace. Ma quando ci sono i minori l’attenzione deve essere massima. La Rete non è un posto sicuro e va usata con accortezza e consapevolezza dei pericoli. Bisogna mettere alcuni paletti. Abbiamo visto cosa accade di recente su Tik Tok, come la sfida della cicatrice francese sul viso. Ciclicamente arrivano giochi e applicazioni che diventano pericolosi. Occorre un monitoraggio continuo ma anche un’informazione su come correttamente si sta sul Web».
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)