2021-08-29
Il Pd impone il silenzio su Argelato ma non può far star zitti i militanti
I racconti di strane macchinazioni attorno a voti e tessere durante le primarie nazionali per scegliere il segretario. Una ex consigliera comunale piddina scrive: «Dopo tre anni è venuta a galla la m...».Ce l'hanno messa e ancora ce la mettono tutta per seppellire l'intera faccenda sotto una coltre di silenzio. Prima hanno parlato i responsabili locali del Pd di Bologna, sostenendo che si trattasse di una «strumentalizzazione della destra», basandosi sulla regola per cui una verità sgradita è sempre «strumentale». Poi è intervenuto persino Enrico Letta, in evidente imbarazzo: «Il caso delle primarie gonfiate di Argelato? Mi sembrano vicende sulle quali si sta montando un caso ad arte. Nulla di più anche perché a dirla tutta parliamo di questioni oramai passate», ha detto durante una visita in Romagna.Ovviamente, l'invito a tacere non è bastato a calmare le acque in Emilia. E non è servito nemmeno il bieco tentativo di deviare l'attenzione spalando fango sull'esponente di Fdi, Galeazzo Bignami, a cui è stato revocato l'invito alla festa dell'Unità sulla base di allucinanti accuse di nazismo (per una foto in costume risalente a sedici anni fa, pensate un po').Già, tutto il polverone sollevato a sinistra non è stato sufficiente, perché gli alti papaveri democratici hanno potuto al massimo tentare di intimidire, di certo non sono riusciti a smentire quanto raccontato dalla Verità ormai una settimana fa. E cioè che nel 2019, ad Argelato in provincia di Bologna, durante le primarie nazionali per scegliere il segretario Pd, furono aggiunte al conteggio complessivo dei voti circa 120 schede artefatte, firmate da alcuni dirigenti piddini locali. L'intero maneggio sarebbe passato sotto silenzio se qualcuno presente sul posto non avesse registrato tutto. Il nostro giornale ha dato conto dell'accaduto, riassumendo il contenuto delle registrazioni (che abbiamo potuto ascoltare) e ha provveduto a contattare i protagonisti: il coordinatore della segreteria provinciale bolognese, Matteo Meogrossi, il sindaco di Argelato, Claudia Muzic, e i segretari dei due circoli locali. Muzic e Meogrossi in particolare ci hanno tenuto molto a precisare di non aver mai dato il consenso ad alcuna registrazione. Evidentemente, in molti nel Pd contano sul fatto che il caso si sgonfi da solo dato che le registrazioni non possono essere diffuse. Purtroppo per loro non è necessario che i nastri vengano alla luce. Negli ultimi giorni, infatti, hanno continuato a emergere racconti provenienti dalla pancia del partito: tutti riportano di strane macchinazioni attorno a voti e tessere. Ora, però, arriva un'ulteriore testimonianza che per gli amici democratici è particolarmente indigesta. Viene da una ex militante del Pd, che è stata consigliere comunale di Argelato dal 2014 al 2019 e ha conosciuto molto bene tutti i protagonisti della vicenda che abbiamo raccontato. Ora la signora Maddalena D'Avino non è più impegnata in politica, ma nei giorni scorsi, dopo aver letto i nostri titoli sulle primarie truccate, ha pubblicato su Facebook un commento molto colorito ma eloquente: «La merda è venuta a galla dopo tre anni! Peccato che finirà come è iniziata e finita: a tarallucci e vino». Il post è uscito sul social network ed è stato cancellato dopo pochi minuti, ma non è sfuggito ai militanti locali, che ne hanno tenuto testimonianza. Perché sia stato eliminato è abbastanza evidente: chi ha scritto il commento ha lavorato a stretto contatto con i vertici del Pd di Argelato, ha fatto parte della lista del sindaco Claudia Muzic, dunque conosceva atteggiamento e metodi dei dirigenti della zona. Ebbene, se una persona del genere si spinge ad esultare pubblicamente perché «la merda è venuta a galla», significa che i maneggi non erano del tutto ignoti al Pd emiliano, anzi. Comprensibile, allora, che il commento scomodo venga rimosso: di fatto, costituisce l'ennesima prova del fatto che qualcosa, in quel di Bologna, non andava, e che qualcuno sapeva. Diciamo che a questo punto il materiale comincia a essere parecchio. Ci sono fonti che parlano di registrazioni, ci sono ex consiglieri che si compiacciono perché il malaffare è finalmente emerso. Serve altro? Chiaramente no. Se i responsabili del Pd potessero smentire, avrebbero già provveduto a farlo, ma non ne sono in grado dunque non possono fare altro che tacere sperando che passi la buriana. Verrà però il momento in cui dovranno rendere conto. Non tanto a noi, quanto ai loro concittadini, elettori e militanti. Andrea Tolomelli, ex sindaco dem di Argelato sconfitto alle primarie nel 2014 proprio da Chiara Muzic, intervistato ieri da Repubblica ha fatto sapere che chiederà al sindaco spiegazioni in consiglio comunale. A quel punto, la prima cittadina dovrà per forza fornire spiegazioni esaustive. Di sicuro non potrà nascondersi dietro le parole di Letta e dire che si tratta di «roba vecchia». Il caso non è affatto acqua passata. Anzi è più vivo che mai. E le ridicole scuse dei capi democratici non fanno che peggiorare la situazione. A Bologna si avvicinano le elezioni comunali: vedremo presto quanti cittadini, anche di sinistra, hanno intenzione di farsi prendere ancora per il naso dai dirigenti che organizzano brogli e poi nascondono malamente la mano.