2023-05-20
Pd nel panico per la commissione d’inchiesta
Roberto Speranza e Andrea Crisanti (Imagoeconomica-Getty Images)
I dem abbandonano l’aula in cui si è votato per istituire l’organismo che indagherà sulla gestione della pandemia, con scuse risibili: «La destra strizza l’occhio ai no vax e assolve la Lombardia». Una sceneggiata inutile: lunedì dovrebbe arrivare l’ok della Camera.Saranno state le mail interne, ormai pubbliche, dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sugli eventi avversi dei vaccini anti Covid, tenuti nel cassetto; o forse le sconcertanti intercettazioni della Procura di Bergamo; o, ancora, il pietoso scaricabarile, tutto interno alla sinistra, tra l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, e il microbiologo, ora deputato Pd, Andrea Crisanti, o, ancora di più, l’ormai radicata certezza che non è affatto «andato tutto bene». Fatto sta che l’istituzione della commissione bicamerale d’inchiesta sull’operato dei governi Conte e Draghi nella gestione pandemica, che sta procedendo spedita verso il dibattito in Aula, sembra stia gettando nel panico il Pd, portando il gruppo a gesti di nervosismo disperati: come quello di abbandonare l’aula che ospitava la commissione Affari sociali - che stava approvando l’istituzione della commissione Covid - al momento del voto. Un inutile Aventino alla rovescia, visto che la commissione ha comunque concluso l’esame della proposta di legge e ha dato mandato al relatore, Alice Buonguerrieri di Fratelli d’Italia, di riferire in aula a fine maggio. Un ulteriore passo in avanti verso l’avvio dei lavori della commissione dopo il via libera al testo base, un mese fa. «La destra strumentalizza la tragedia», ha lamentato il gruppo Pd in commissione, composto da un pugno di deputati (Paolo Ciani, Marco Furfaro, Gianni Girelli, Ilenia Malavasi e Nico Stumpo), per giustificare l’uscita dall’aula. «La maggioranza», ha dichiarato il capogruppo Pd in commissione Affari sociali, Marco Furfaro, «ha approvato un testo senza nessuna interlocuzione con l’opposizione». L’interlocuzione in realtà c’è stata ma, come vogliono le regole democratiche, gran parte dei membri della commissione, inclusa Italia viva, hanno deciso di votare sì. Le obiezioni rivolte al centrodestra sono originali. Il piddino Girelli, ad esempio, prendendo la parola ha ricordato che «le proposte di istituire commissioni d’inchiesta parlamentari nascono solitamente su impulso delle forze di minoranza». Come a dire che siccome Fratelli d’Italia è adesso al governo, dovrebbe usare il garbo di non fare le pulci all’operato del governo precedente, anche se ravvisasse gravi violazioni come quelle emerse negli ultimi mesi. Non soddisfatto, Girelli ha precisato: «Il gruppo che era all’opposizione nella passata legislatura non sembra essere consapevole della necessità di dover modificare i propri comportamenti una volta divenuto la principale forza parlamentare che sostiene l’attuale governo». Quindi, secondo il Pd, siccome adesso il centrodestra governa, dovrebbe avere la sensibilità istituzionale di essere altrettanto opaco quanto lo sono stati i governi precedenti. Chiaro il concetto?Un’altra critica mossa dal Pd è che «nel testo si mette in dubbio l’utilità dei vaccini, ammiccando ai no vax». Una polemica stantia e un po’ maleodorante, considerata l’abbondanza di evidenze scientifiche che hanno dimostrato che la vaccinazione di massa da 0 a 100 anni, sotto ricatto di green pass, non poggiava esattamente «sui dati» ma sull’infelice tentativo di sottomettere la popolazione a un’ideologia lontana non soltanto dalla scienza ma anche dal diritto. Per non parlare della sguaiata etichetta «no vax» che continua a imperversare perfino nei palazzi delle istituzioni, ma tant’è. «Nel documento approvato non sono menzionate le Regioni, cioè le istituzioni che hanno la competenza principale sulla sanità. Discutiamo di Cina, ma non della Lombardia», ha recriminato il deputato piddino, dimenticando che nel 2020 era stato proprio il suo compagno di partito Stefano Bonaccini, allora presidente della Conferenza delle Regioni, a piegarsi alle decisioni di Giuseppe Conte & Co. dichiarandosi «convinto che chi deve decidere su riaperture, ripartenze e via dicendo sia l’esecutivo, perché a ognuno il suo mestiere». E infatti il mestiere del governo, con Draghi e ancora di più con Conte, è stato proprio quello di centralizzare bypassando i territori, e anche il Parlamento, a colpi di dpcm e decreti legge, con il benestare del partito dell’allora maggioranza: il Pd. È ormai noto, infatti, che le iniziative delle singole Regioni, negli anni pandemici, sono state avallate soltanto in senso restrittivo. Il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, ad esempio, ha potuto chiudere le scuole contro ogni evidenza scientifica, ma quando la defunta governatrice della Calabria, Jole Santelli, osò emanare, a fine aprile 2020, l’ordinanza che consentiva il servizio ai tavoli, se all’aperto, per bar, e ristoranti, il Consiglio dei ministri presieduto da Conte fece immediatamente ricorso al Tar, e lo vinse. Non è un caso che Girelli citi soltanto la Lombardia: quella sì, oggetto di strumentalizzazione politica.«Sono pretesti, passeranno», commenta laconico il viceministro delle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, primo firmatario della proposta di legge per l’istituzione della commissione Covid e impegnato da settimane nei territori alluvionati della sua regione. «Abbiamo tanti problemi, ora anche di più, la commissione va avanti lo stesso. Non siamo succubi del pensiero unico presuntamente dominante. Le sinistre escono? Si andrà avanti lo stesso». E così sarà. I tempi, compatibilmente con il calendario dei lavori parlamentari, sono abbastanza rapidi. Dopo il via libera della Camera, il prossimo 22 maggio, la proposta di legge per la commissione Covid passerà al Senato, che verosimilmente ne approverà l’istituzione prima dell’estate. I lavori dovrebbero cominciare a settembre.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)