2022-08-17
Il Pd è bipolare: glorifica Speranza ma candida la virostar che lo fustiga
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)
Andrea Crisanti, critico col ministro lodato da Enrico Letta, sarà nella circoscrizione Europa. Lui abbozza: «Roberto vittima del sistema». La sinistra teme il dossier che il biologo ha dato ai pm di Bergamo e che inguaia Giuseppe Conte e i dem?La notizia è talmente abnorme che tanto vale partire dagli aspetti più irrilevanti e chiedersi: come diamine l’avrà presa Walter Ricciardi? Già immaginiamo che il vecchio Walt si sia mangiucchiato le dita quando sentì che il suo (quasi) collega Andrea Crisanti si era comprato la secentesca villa Priuli-Custoza-Lazzarini, in provincia di Vicenza, una stamberga da due milioni di euro, sette bagni e circa 15.000 metri quadri di ampiezza, roba da meritarsi una zona rossa tutta sua. Adesso, però, gli tocca pure ingoiare il fatto che il suddetto Crisanti sia stato candidato dal Partito democratico come capolista nella circoscrizione Europa. Un posticino assicurato, parrebbe di capire, mentre il povero Ricciardi resta appeso a Calenda come un Renzi qualsiasi. Invidie e risentimenti a parte, se Ricciardi si stranisce per la candidatura di Crisanti avrebbe le sue sacrosante ragioni. Perché, a ben vedere le posizioni del microbiologo emigrato a Londra appaiono lontane anni luce da quelle di Roberto Speranza e del suo super consulente. Ricciardi, ormai è noto, è fautore del (fallimentare) approccio zero Covid, il cui obiettivo dovrebbe essere quello di fermare persino i contagi da coronavirus. Crisanti, al contrario, da settimane se ne va in giro a dichiarare che «ormai è inutile provare a bloccare la circolazione del virus». E le divergenze mica finiscono qui, la storia dei contagi è soltanto una briciola. Tra le altre cose, il Crisanti insiste a dire che i guariti dal virus sono i più protetti di tutti (anche dei vaccinati), che la vaccinazione di massa fa emergere varianti, che i tamponi a tappeto non servono più, che le Ffp2 sui mezzi pubblici sono superflue eccetera eccetera eccetera. In pratica, ogni volta che apre bocca Crisanti dice più o meno il contrario di ciò che Speranza va affermando da anni.Pensate: Crisanti contraddiceva il ministro persino quando aveva posizioni diverse da quelle odierne. Ricordiamo ad esempio quando si lamentava in ogni studio televisivo per la gestione del tracciamento dei contagi, a suo dire sostanzialmente inesistente (e, almeno nelle primissime fasi del delirio pandemico, non aveva tutti i torti). In ogni caso, il punto non è che Crisanti abbia sempre ragione, tutt'altro. Piuttosto, l’enorme interrogativo è: come diavolo fa il Pd a candidarlo? Sarebbe come se la Juventus intitolasse lo stadio a Franco Baresi. Vale la pena di ricordare che pochissimi giorni fa Enrico Letta ha dichiarato quanto segue: «Il nostro lavoro vedrà come punto di riferimento il ministro della Salute, che ha fatto scelte a favore della sicurezza dei cittadini e della libertà. Scelte che noi rivendichiamo contro dichiarazioni propagandistiche della destra». Ebbene, se il tuo faro è Speranza e poi metti capolista l’uomo che lo ha sostanzialmente massacrato a ripetizione, forse qualche problemino di coerenza ce l’hai, almeno in apparenza. Il fatto è che esiste un’altra possibilità. Noi non vogliamo certo pensare male, ma il premietto a Crisanti è quanto meno sospetto. Ci viene, come dire, un vago sospetto: che la candidatura serva a depotenziare o a silenziare una delle più visibili voci critiche. Tale sospetto è alimentato dalle dichiarazioni che lo stesso Crisanti ha rilasciato ieri al Corriere del Veneto. Alcune sono puri distillati di politichese, ad esempio la supercazzola con cui il microbiologo ha giustificato la sua discesa in campo. «In una situazione come quella che sta vivendo l’Italia - di emergenza economica, di sanità pubblica, di crisi energetica e sociale - penso che ci sia bisogno di un impegno dei tecnici in politica», ha detto. «Nessuna decisione basata sui dati è neutrale, ci vuole dunque una sensibilità sociale per poterla applicare. Il parere della scienza non è stato ascoltato a sufficienza, pur in una fase in cui il suo contributo è fondamentale. Penso che sia questa la giustificazione della mia candidatura». I tecnici in politica? Ma se siamo stati appesi per due anni a Cts e ha gente che Crisanti ha contestato senza quartiere! E adesso viene a dirci che servono più tecnici? Dai, non scherziamo. Il peggio di sé, tuttavia, il professore lo offre proprio riguardo a Speranza. Sentite che dice: «Sull’operato del ministro Speranza non sono mai entrato in polemica. Penso che sia stato vittima di un sistema, tutto italiano, fatto di tecnici scelti prima del suo arrivo, fondamentalmente sulla base di appartenenza politiche e lottizzazioni». Capito? È una vittima del sistema, il povero Roberto. Non è mica colpa sua se ha gestito la pandemia che peggio non si poteva. Ecco, se dopo mesi e mesi di appunti e precisazioni te ne esci con una frase del genere, a noi gente semplice viene da credere che tu abbia preso un colpo di sole. Oppure che il miraggio del posto da onorevole faccia miracoli. Intendiamoci, se fosse soltanto una questione di coerenza, ci faremmo un bello sghignazzo e lasceremmo correre. Ma qui la faccenda è un pochino diversa e più pregnante. Forse non tutti lo ricordano, visto che l’evento non ha più goduto di tutta questa pubblicità. Ma lo scorso gennaio il professor Andrea Crisanti ha depositato presso la Procura di Bergamo una perizia in cui ha valutato la gestione della pandemia nei primi mesi del 2020. A quanto risulta, egli si è soffermato soprattutto su ciò che accadde in val Seriana a febbraio di quell’anno. «Mi è stato chiesto di fare una simulazione su quale sarebbe stato l’impatto della zona rossa sulla trasmissione e sulla mortalità. Questo è stato fatto. Ma non darò nessun dettaglio. Sono emerse delle criticità, la procura le valuterà», disse Cristanti appena dopo aver consegnato il malloppo. Che cosa ci sia nel testo è ancora ignoto, e sarebbe anche ora che da Bergamo ci facessero sapere qualcosa. Ma nel corso dei mesi qualcosa è filtrato. Secondo una indiscrezione riportata dall’Ansa, nella perizia si parla di un «range tra le 2.000 e 4.000 vittime che si sarebbero potute evitare se fosse stata applicata tempestivamente la zona rossa». Non per battere sempre sullo stesso tasto, ma all’epoca della mancata zona rossa nei dintorni di Bergamo il premier era Conte e il ministro della Salute era... Speranza. E allora di nuovo ci chiediamo: se Crisanti pensa che un errore del governo di cui Robertino ha fatto parte abbia causato migliaia di morti, come fa a schierarsi con un partito che vede in Speranza un faro? E come fa a dire di non aver mai criticato direttamente il ministro? Se l’autore dello studio che potrebbe inguaiare il ministro della Salute si candida con un partito che sostiene il medesimo ministro, magari non è conflitto di interessi. Ma non è nemmeno una faccenda simpatica no? Va bene che il figlio di Crisanti si è candidato col Pd a Padova, dove ha rimediato ben 25 voti. Va bene che a Crisanti stanno cordialmente sulle balle Salvini e la Lega. Però dopo tutti quei soggiorni a Londra un pizzico di stile British poteva pure assorbirlo: per eleganza avrebbe potuto declinare il gentile invito piddino. Lui, tuttavia, pare entusiasta. «La mia è una formazione in ambito sanitario, ma penso di poter dare un contributo importante anche con l’esperienza maturata in campo scientifico e della ricerca più in generale», racconta al Corriere del Veneto. E aggiunge: «La vera sfida di queste elezioni si gioca sul recupero delle persone che si sentono emarginate, al di fuori della vita sociale e politica e non hanno alcuna speranza nel futuro». Beh, tra gli emarginati e gli esclusi dalla vita sociale ci sono anche le migliaia e migliaia di italiani che sono stati trattati peggio delle bestie dai partiti che hanno voluto obblighi e green pass. Il primo di questi partiti è ovviamente il Pd, ma forse per Crisanti non è un problema. Dopo mesi passati a inseguire l’immunità di gregge, ha scelto infine di unirsi al gregge. E bene che gli vada si piglierà l’immunità parlamentare.