2024-04-30
Patto di stabilità, ultimo sì del governo. Ma l’obiettivo sono modifiche post urne
Nonostante il no dei nostri europarlamentari, l’Italia approva il testo in Consiglio. In seguito alle elezioni la partita si riaprirà.Un sì poco convinto, quello espresso ieri dall’Italia al nuovo Patto di stabilità. L’ultimo e definitivo via libera è arrivato nel corso del Consiglio Ue agricoltura: non c’era il ministro Francesco Lollobrigida, che ha inviato al suo posto il sottosegretario Luigi D’Eramo. Hanno votato a favore tutti gli Stati membri, con la sola astensione del Belgio, presidente di turno della Ue, su uno dei regolamenti, quello relativo al coordinamento efficace delle politiche economiche e alla sorveglianza. Il nuovo Patto, lo ricordiamo, prevede regole meno stringenti del precedente per il rientro dal debito degli Stati più esposti, ma comunque rigide: l’Italia, rispetto a queste nuove direttive, ha avuto negli ultimi mesi un atteggiamento di dichiarato scetticismo. Già nel dicembre scorso, al momento del primo e sofferto «sì», arrivato comunque dopo il voto contrario e decisivo alla ratifica del nuovo Trattato del Mes, il premier Giorgia Meloni aveva commentato le nuove norme senza eccessivo entusiasmo (per usare un eufemismo): «Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati», aveva detto la Meloni, «il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato. Le regole sono meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, e scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero stati insostenibili per molti Stati membri». Una scelta tra bere o affogare, dunque: la scorsa settimana, poi, al momento del passaggio al Parlamento europeo, lo scetticismo del centrodestra italiano è diventato palese, con Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega che si sono astenuti, così come il Pd, mentre il M5s ha votato contro. L’Europarlamento ha comunque approvato il nuovo Patto a larga maggioranza, poi venerdì scorso c’è stato un passaggio formale al Coreper e ieri è arrivato il definitivo via libera. Al di là delle prevedibili e propagandistiche critiche del M5s, il gioco politico dei partiti del centrodestra italiano, che si sono astenuti sul Patto per poi vedersi, tra mille virgolette, sconfessare dal governo, fa parte di una strategia che va osservata in filigrana. Con quella astensione, infatti, i parlamentari europei di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno ottenuto un doppio risultato. Il primo, banale quanto importante, è elettorale: nel corso della campagna gli eurodeputati di centrodestra potranno giocarsi la carta del mancato voto a favore. Il secondo è a medio termine. Mettendo a verbale l’astensione sul nuovo Patto, il centrodestra italiano affida alla nuova Commissione europea, e al nuovo commissario europeo italiano, un mandato chiaro: va fatto di tutto per correggere le regole indirizzandole verso una formulazione che sia più congeniale alle esigenze italiane. Tra l’altro, è bene ricordarlo, la composizione della prossima Commissione europea non dipende dai risultati delle elezioni del prossimo 8 e 9 giugno: i commissari vengono nominati dai governi, e quindi il prossimo esecutivo di Bruxelles è già certo che penderà più verso il centrodestra che verso la sinistra. Il voto del Parlamento europeo sarà di pura ratifica, ma secondo i sondaggi anche la prossima assemblea sarà più colorata di blu e meno di rosso. Nessuno potrà opporsi, se la prossima maggioranza europea sarà più affine politicamente a quella che sostiene il governo italiano, a una ridefinizione delle regole. Lo stesso Giancarlo Giorgetti, la scorsa settimana alla Camera, ha fatto capire che l’Italia punta a ritoccare il Patto: «Il Patto di stabilità che è stato approvato», ha detto Giorgetti, «è sicuramente un compromesso. Non è la proposta italiana, la proposta che il sottoscritto ha portato avanti ripetutamente in sede europea. È un compromesso tra una proposta che avevamo fatto noi, e che ribadisco, a noi sembrava coerente, perché andava a premiare gli investimenti che sono esattamente gli obiettivi politici strategici dell’Europa ripetutamente declamati, come la transizione green e digitale, e adesso si sono aggiunti anche Difesa e sicurezza. Ma quando si è in 27 discutere bisogna riuscire a ottenere quello che è possibile e ragionevole». Non poteva mancare la reprimenda di Mario Monti, che dalle colonne del Corriere della Sera ha randellato i parlamentari europei che si sono astenuti, i quali, scrive il senatore a vita, «al momento della verità, mettono a verbale con il loro voto la radicata insofferenza per ogni limite sul disavanzo e sul debito, che li contraddistingue individualmente e come appartenenti ad una cultura nazionale convinta, dopo decine di prove in contrario, che con il disavanzo e il debito pubblico, forse solo con essi, si ottengono crescita e occupazione». Frasi a dir poco offensive verso l’intero popolo italiano che sta facendo sacrifici immensi per mantenere fede agli impegni internazionali, a cominciare dagli investimenti per sostenere l’Ucraina.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)