2020-01-21
Il processo che fa tremare il sistema Emilia
Prima udienza per Mirco Ragazzi, facilitatore vicino al governatore uscente Stefano Bonaccini. È indagato anche per tentata concussione. Secondo un esponente del Pd era in grado di «sottomettere» i funzionari.Oggi in un'aula del tribunale di Rimini si terrà, davanti al gup Benedetta Vitolo, un'udienza preliminare che potrebbe portare al rinvio a giudizio di alcuni personaggi legati al Pd romagnolo. L'inchiesta, però, non è una semplice storiella di malaffare locale, ma può spiegare più di mille altri esempi il cosiddetto modello Emilia Romagna. Una vicenda che potrebbe persino imbarazzare il governatore Stefano Bonaccini. «Stiamo parlando di un sistema inquinato, che permeava una parte dei lavori pubblici». Chi parla è Roberto Biagini, avvocato, all'epoca assessore ai Lavori pubblici del Comune di Rimini in quota Pd. È stato lui a denunciare quello che accadeva in quegli uffici e «lo spregio con il quale alcuni dipendenti comunali e provinciali trattavano le istituzioni». Stando a quanto emerso dalle indagini e riportato da Biagini in conferenza stampa «c'erano funzionari totalmente sottomessi a un certo personaggio, che entrava negli uffici e usava il telefono del Comune. Avevano tutti un timore reverenziale verso questo soggetto, perché aveva rapporti stretti con il capo di gabinetto del sindaco». Il sindaco di cui parla Biagini è Andrea Gnassi (non indagato), al secondo mandato, mentre l'uomo che incuteva timore a tutti è Mirco Ragazzi, cinquantenne modenese che su Internet pare un fantasma: non esiste sui social network e di lui non si trovano notizie. Ricorda Carlo Russo, l'aspirante faccendiere di Scandicci, collaboratore di Tiziano Renzi. Ragazzi e Russo sono finiti sotto processo per i loro rapporti con la politica Pd, ma non hanno mai rilasciato dichiarazioni ai pm né ai giornali. Ragazzi, difeso dall'avvocato Giorgio Pichi, è accusato di induzione illecita, tentata concussione, turbativa d'asta e falsità materiale e ideologica. Ma nonostante tanta intraprendenza, al cellulare preferisce non rispondere. Ieri, su Whatsapp ha prima bloccato il cronista che lo cercava, poi ha tolto la foto profilo (nella quale erano raffigurati dei grattacieli) e infine ha sbloccato la chat, ma non ha mai risposto. Ufficialmente Ragazzi ha due srl di consulenza, la Mi.ro e la Mcr. In passato è stato rappresentante legale e socio amministratore della Mitos consulting, altra società di consulenza amministrativa.L'attuale ritrosia del presunto «facilitatore» potrebbe collegarsi con il fatto che in passato andasse in giro dicendo di essere molto vicino all'attuale governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Avrà certamente millantato ma a Rimini, dove aveva insediato una delle sue basi operative, aveva detto a tutti che delle apparizioni pubbliche di Bonaccini si sarebbe occupato lui e c'è chi lo ricorda a fianco del presidente sul palco di un comizio riminese. Né Bonaccini, né il suo portavoce, contattati dalla Verità, hanno smentito o confermato questa presunta conoscenza. Semplicemente non hanno risposto.legami con BonacciniDi certo l'atteggiamento della politica, denuncia Biagini, è stato «nascondere tutta la polvere sotto il tappeto».La vicenda giudiziaria inizia da un incontro urgente, chiesto da Marco Bellocchi, presidente del Car di Rimini, il consorzio degli artigiani romagnoli che, dopo quello per i servizi turistico-alberghieri, sulla riviera conta più di Confindustria. Biagini gli dà appuntamento al Bar Rinaldini, a Rivabella, un'area tutta alberghi e ristoranti di lusso che d'estate scoppia. È il 10 luglio 2015 e Biagini, ancora assessore in carica, non immaginava che il racconto del suo interlocutore avrebbe squarciato un velo su quello che sembrava essere un «sistema» più che un «modello». Con al centro Ragazzi.Una pedina che Bellocchi aveva ereditato con una convenzione dal precedente presidente del Car e che, a suo dire, «condizionava i dipendenti comunali», sostenendo di «agire su mandato» di Sergio Funelli, il capo di gabinetto del sindaco Gnassi. Biagini, che è anche avvocato, durante il racconto del presidente del Car immagina già le ipotesi di reato e gli articoli di legge che le pressioni del facilitatore potrebbero aver violato. E prepara un esposto per il magistrato che all'epoca guidava la Procura, Paolo Giovagnoli.Ci sono voluti quattro anni per far venire alla luce gli affari e gli intrighi di palazzo Garambi, sede degli uffici comunali più strategici. Lì Ragazzi era di casa, abilissimo a proporsi come facilitatore, grazie alle sue conoscenze, a quegli imprenditori che cercavano scorciatoie nelle gare pubbliche.Il mister X di questa storia dice a telefono di avere una «cognata magistrato» e relazioni nella Guardia di finanza, poi risultate inesistenti. Ma è grazie a quelle millanterie, che condiscono il rapporto con Funelli, che Ragazzi tira avanti. L'aura di cui è stato bravo a circonfondersi lo ha reso quasi una figura mitologica.Le intercettazioni Anche perché i politici locali hanno fatto a gara a cucirgli addosso relazioni importanti. Emma Petitti, l'assessore al Bilancio e alle Pari opportunità della Regione Emilia Romagna, riminese pure lei, per esempio, al telefono con Funelli dice, nel 2016, a proposito di Ragazzi: «So che è un amico di Stefano, ne ho parlato con Stefano… mesi fa di 'sta roba… è stato lui a chiedermi, mesi e mesi fa…». Sostiene, dunque, di essere a conoscenza del fatto che Ragazzi sia un amico di Bonaccini (modenese come lui). La telefonata continua e la Petitti afferma: «So che esiste, so anche come è fatto... non me l'ha presentato mai nessuno...». In quella stessa conversazione Petitti ragiona con Funelli sull'atteggiamento di una consigliera regionale, sua compagna di partito, Nadia Rossi, accusata dal capo di gabinetto del sindaco di diffondere strane storie sull'uomo del mistero.Le due donne, entrambe riminesi, in queste elezioni 2020 sono candidate con il Pd a sostegno di Bonaccini. All'epoca, però, la Petitti non difese la compagna dai violenti attacchi sessisti di Funelli, il quale, dopo aver definito «un'oca giuliva» la Rossi, affermava che «in un Paese normale non le darebbero nemmeno un uccello in mano». Altro che il posto da consigliera regionale. Il potente capo di gabinetto sembrava avercela con la Rossi perché aveva messo nel mirino Ragazzi. «Adesso il casino lo faccio io», dice al telefono Funelli, «perché l'altra scema (Nadia Rossi, ndr), fa battute... fa le battute su Bonaccini...».Sessismo di sinistra?Nell'occasione, l'interlocutrice, l'assessora alle Pari opportunità, componente della cabina di regia nazionale sul contrasto alla violenza di genere, non profferisce parola. E non è l'unica affermazione violenta e sessista che Funelli rivolge alla consigliera Rossi: «Se ragionassi col culo, ogni tanto qualcosa ti entrerebbe, almeno». Funelli deve essere fissato con le terga. Nella telefonata tira fuori «fuscelli» e «travi», tutti dedicati a chi in quel momento stava cercando di arginare le azioni di Ragazzi. La consigliera Rossi, contattata dalla Verità, ha preferito glissare sull'imbarazzante episodio, sostenendo di essere troppo presa dalla campagna elettorale.Tra Ragazzi e Funelli non ci sarebbe un'amicizia ma, come sostiene l'accusa, un legame di interessi. Ragazzi è uno cauto a telefono e con lui gli appuntamenti sono sempre «al solito posto». O «dai busoni», dagli omosessuali, località all'uscita del casello di Rimini Sud. Appalti L'inchiesta, nel frattempo, ha preso corpo. Gli inquirenti riminesi, coordinati dal procuratore Elisabetta Melotti, hanno posto al centro delle indagini due appalti, i due grandi affari fiutati da Ragazzi e oggetto della richiesta di rinvio a giudizio per 18 persone che si discuterà oggi. Il primo riguarda la realizzazione dell'Acquarena, la nuova piscina comunale che doveva sorgere di fronte al palacongressi di via della Fiera, il secondo la costruzione del Tecnopolo, uno spazio pensato dal Comune per i laboratori dedicati alla ricerca universitaria. A proposito del Tecnopolo i magistrati romagnoli hanno inviato a Bologna uno stralcio. Nel capoluogo Ragazzi e Finelli sono indagati per induzione indebita e tentata concussione di un imprenditore, Michele Sorce, che, secondo l'accusa, avrebbe messo sul piatto due finte consulenze, una da 61.000 euro, pagati dall'imprenditore a Ragazzi, e una da 292.000, mai versata. Conad e il presidenteL'altro lavoro pubblico di cui si era interessato il «facilitatore» riguarda, come detto, l'Acquarena, che doveva diventare un polo natatorio di livello olimpionico. Ragazzi è indagato in qualità di socio unico e rappresentante legale della Mcr di Modena, a cui Axia Srl, azienda che avrebbe dovuto realizzare la mega piscina, si era rivolta per essere supportata nella gara. I magistrati hanno individuato una presunta turbativa d'asta, organizzata, secondo l'accusa, proprio da Ragazzi. Dal fascicolo saltano fuori le pressioni per un supermercato da aprire nella struttura. In una telefonata tra Sorce e un suo collega viene tirato nuovamente in ballo Bonaccini. L'interlocutore dell'imprenditore, tale Giorgio Giuliani, fa il nome di Ragazzi e sostiene «che ha fatto muovere il governatore... perché quando il Conad dice che ha avuto delle pressioni fortissime, inimmaginabili... ha fatto muovere Bologna...». E ancora: «Han subito delle pressioni esagerate... qualcuno dice la segreteria addirittura del Pd nazionale, del Conad nazionale...». Ricordiamo che nel 2016, quando avviene questa telefonata, il segretario del Pd era Matteo Renzi, presidente del Consiglio. A quei tempi i parenti dell'ex premier erano importanti fornitori di Conad del Tirreno. Ma, almeno in questa inchiesta, non c'entrano nulla.