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Parole Testarde | Toga party

In occasione della Relazione sull’attività del 2022, il presidente della Consulta, Silvana Sciarra, ha rilasciato molte dichiarazioni pubbliche e risposto alle domande dei giornalisti. Ha così colto l’occasione per esplicitare la filosofia costituzionale che anima i lavori delle nostre toghe supreme. «Un giorno non lontano», ha detto, «si dovrà fare un bilancio molto puntuale in merito a questa apertura di credito al legislatore che, purtroppo, su temi molto sensibili e socialmente rilevanti, non ha portato sempre a risultati soddisfacenti e rapidi per i cittadini». Frasi chiare, che pongono la Corte sullo stesso piano della politica, con il «piccolo» vantaggio di poter emanare atti non impugnabili, e dunque di avere il coltello decisamente dalla parte del manico rispetto a chi dovrebbe realizzare la sovranità popolare. Questa deriva è l’inevitabile sviluppo di un percorso che nasce da lontano, e cresce con l’idea che le Corti e il potere politico debbano concorrere ad «aggiornare» i valori costituzionali. È l’esatto opposto della concezione «originalista», che vede le toghe come ancorate al testo della Carta, e la cui prerogativa si esercita in un terreno differente da quello politico, e potenzialmente antagonista, come mostra la rabbia di Biden per la sentenza che in America ha cancellato l’aborto come diritto costituzionale: non perché i giudici fossero contro l’aborto, ma perché la Costituzione non lo prevede come diritto. Il confronto tra Antonin Scalia e i predecessori della Sciarra illumina le conseguenze di questa radicale differenza.

Il volto nascosto del «pacifico architetto»
Mohammad Hannoun (Ansa)
Mohammad Hannoun rifiutava l’accostamento con i terroristi: «Mai lanciato bombe, sono una persona perbene». Negli atti, tuttavia, gli inquirenti hanno documentato un’altra storia: legami solidi con i capi di Hamas ed entusiasmo per gli attentati.

A proposito delle decennali contestazioni di contiguità con il terrorismo di Hamas, con La Verità, due anni fa, l’architetto giordano Mohammad Hannoun si era infastidito: «Tutte le accuse che provengono da Israele non mi fanno né caldo, né freddo perché si tratta di un criminale che accusa una persona civile come me di terrorismo. Io non ho mai lanciato un missile o una bomba, vivo da persona perbene. Il mio compito è smascherare la faccia criminale dell’entità sionista e questo lo farò per sempre». L’ordinanza di custodia cautelare in carcere che lo ha raggiunto ieri racconta, però, tutta un’altra storia. Dietro al professionista (in)sospettabile si nascondeva un militante che conosceva da dentro il mondo di Hamas e lo finanziava a colpi di milioni di euro.

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Tutti gli amici italiani dell’uomo che finanzia i terroristi di Hamas
Laura Boldrini (Ansa)
Ben 7 milioni di euro raccolti nel nostro Paese e consegnati ai tagliagole a opera dell’architetto coccolato da Laura Boldrini, Nicola Fratoianni, Alessandro Di Battista, Francesca Albanese & C. Che ora tacciono imbarazzati. Ma i segnali erano moltissimi: sono loro che non li hanno voluti vedere.

Chissà che fine hanno fatto gli amici di Mohammad Hannoun, quelli che amavano partecipare alle sue manifestazioni e scattarsi selfie al suo fianco. Ieri, dopo l’arresto del presidente dell’associazione dei palestinesi in Italia, ho trascorso ore passando in rassegna le agenzie di stampa alla ricerca di una dichiarazione in favore di colui che, secondo gli inquirenti, era a capo di un’organizzazione che finanziava i terroristi di Hamas. Con la scusa di raccogliere fondi per la popolazione di Gaza, Hannoun e i suoi complici (in totale a finire in manette sono state nove persone) avrebbero dirottato nelle casse del partito armato più di 7 milioni di euro.

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Palestinesi fregati. La gran partedel denaro ricevuto veniva girataagli attentatori
Il presidente della comunità palestinese Mohammad Hannoun (Ansa)

Il 71% dei fondi usato per scopi non umanitari. Dalle intercettazioni emerge un piano chiaro: «Noi ci sacrifichiamo con i soldi, loro col sangue». Ieri sequestrato 1 milione in contanti in case e sedi delle associazioni islamiste.

Sette milioni di euro. È questa la cifra che, camuffata da beneficenza per il popolo palestinese, sarebbe partita dall’Italia per Hamas, l’organizzazione terroristica responsabile della strage del 7 ottobre. Un flusso di denaro che, per gli investigatori della Digos di Genova, del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza e del Nucleo speciale di polizia valutaria (coordinati dalla Procura di Genova e dalla Direzione nazionale Antimafia), avrebbe alimentato direttamente un sistema criminale con finalità di terrorismo internazionale. Tramite tre sigle: l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese, fondata a Genova nel 1994 (dal 2007 avrebbe movimentato 800.000 euro solo per il suo funzionamento); l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese-Organizzazione di volontariato, costituita nel 2003; e la più recente «Associazione benefica La Cupola d’Oro», aperta a Milano, in via Venini, nel dicembre 2023 con l’obiettivo di sostituire le associazioni genovesi, ormai troppo attenzionate.

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Raccolta fondi per il gioielliere condannato perché si è difeso
I carabinierii e la Scientifica sul luogo della rapina alla gioielleria Mario Roggero (nel riquadro) a Grinzane Cavour, Cuneo, 28 aprile 2021 (Ansa)
Società civile ed esponenti politici si muovono per Mario Roggero. I familiari dei ladri uccisi vogliono tre milioni di risarcimento.

Ha reagito all’assalto di una banda di rapinatori e si è beccato una condanna a 14 anni di carcere per duplice omicidio. Ha già versato 300.000 euro ai parenti dei suoi assalitori che adesso, non soddisfatti, pretendono oltre tre milioni di risarcimento. Ha affrontato le spese legali di due processi - con perizie, consulenze e visite mediche - e presto dovrà ricorrere in Cassazione per far valere, in tribunale, il suo diritto a difendersi nella vita reale da una rapina.

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