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Parole Testarde | I dubbi di Alessandro Manzoni sul price cap

«Vanno nella giusta direzione i progressi compiuti nelle ultime settimane, a cominciare dalla decisione di definire un tetto al prezzo del gas, cosa che ha già contribuito alla discesa dei prezzi dell’energia». Persino Sergio Mattarella, l’11 novembre 2022, è caduto nel grande equivoco del price cap. Una pura illusione, che però tutti o quasi hanno finto reggesse per mesi e mesi: da Mario Draghi a Giorgia Meloni, passando per la stragrande maggioranza dei giornali e arrivando fino alla massima carica dello Stato. Peccato che, all’inizio del 2023, la realtà si sia fatta strada: l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia e l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati nella loro prima valutazione d’impatto dall’entrata in vigore del meccanismo di correzione di prezzo non hanno identificato «alcun impatto significativo (positivo o negativo) che possa essere inequivocabilmente e direttamente attribuito all’adozione del tetto».

Fissare un tetto al prezzo quando si è compratori non esclusivi è un’operazione molto complessa, specie se il venditore non è d’accordo. L’abbiamo appreso sulla nostra pelle, salutando sì il calo del prezzo del gas ma per una dolorosa discesa della domanda e per un inverno mite, non per altro. Una dinamica già intuita in tempi non sospetti da un certo Alessandro Manzoni, che raccontando i tumulti per il pane nella Milano seicentesca aveva già detto praticamente tutto quello che c’era da dire.

Critichi i migranti? Niente bambini
Getty Images
Nel Regno Unito si proibisce a un veterano di guerra di allenare la squadra di calcio della figlia a causa di un video contro uno straniero che aveva ucciso tre minorenni.

Jamie Michael è un marine, un veterano britannico della guerra in Iraq. Uno che ha visto la morte in faccia per servire il proprio Paese. Quello stesso Paese, il Regno Unito, che ora non gli permette di allenare la squadra di calcio della figlia perché, in un video su Facebook, Jamie ha definito i migranti «psicopatici» e «feccia» dopo un terribile fatto di cronaca.

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Osservatorio sul Merito: la chiave per comprendere l’Italia che cambia
Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
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Non usa il neutro per i transessuali: finisce incatenato davanti al giudice
Enoch Burke (Getty Images)
Continua la battaglia di Enoch Burke, che rimarrà in un carcere popolato da stupratori pure a Natale. Maltrattato dalla Corte: «È una presenza maligna e minacciosa, un intruso che perseguita la scuola».

Il giudice Brian Cregan ha deciso che Enoch Burke resterà in carcere fino a quando non avrà fatto ammenda, non si sarà mostrato pentito di avere offeso la Corte e non la smetterà di presentarsi nella sua ex scuola, l’istituto che lo ha cacciato ormai nel 2022. Burke è ancora in carcere e potrebbe dunque restarvi fino a Natale. Si trova nella prigione irlandese di Mountjoy, popolata per lo più da stupratori e persino da un killer, passa il tempo a leggere la Bibbia e partecipa in collegamento alle udienze che lo riguardano. Alle stesse udienze non possono invece partecipare i suoi famigliari, che martedì sono stati allontanati dall’aula dallo stesso Cregan. Martedì il tribunale ha discusso l’ennesimo ricorso di Burke, rispedendolo al mittente. E il giudice Cregan non ha usato parole dolci, anzi. A suo dire, Burke «non è in carcere per le sue opinioni sul transgenderismo, che ha pienamente diritto di avere». È detenuto, aggiunge Cregan, per aver offeso l’Alta Corte e per essere entrato più volte nella sua ex scuola.

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Il maestro Riccardo Muti si rivolge alla politica perché trovi una via per far tornare a Firenze i resti del genio toscano.

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