2019-02-18
Parla l’uomo del guru Bannon: «Steve federerà i sovranisti»
Benjamin Harnwell, il braccio destro dell'ex consigliere di Donald Trump sta per aprire un'accademia nell'abbazia di Trisulti: «I leghisti verranno a scuola da noi. Aiuteremo i populisti europei a fare rete».Benjamin Harnwell è l'uomo di Steve Bannon in Italia. Dirige l'Istituto Dignitatis Humanae, think tank cattolico vicino a cardinali conservatori come Raymond Leo Burke e Renato Raffaele Martino. Attraverso l'Istituto, Harnwell gestisce l'abbazia di Trisulti, un monastero certosino nel Frusinate, dove a breve nascerà un'accademia «sovranista». Incontro in un ristorante romano questo britannico di Leicestershire, che ama la cucina italiana…Steve Bannon l'ha definita «the smartest guy in Rome», l'uomo più intelligente di Roma.«Non mi merito un complimento simile…».Come lo ha conosciuto?«Ci ha presentati nel 2014 un grande amico comune, Austin Ruse, che si occupava di diritti umani all'Onu».Due campioni del sovranismo si sono conosciuti all'Onu?«In realtà è un'Ong cattolica che lavora alle Nazioni Unite».E a Trisulti come ci siete arrivati?«Più che a Trisulti, a Roma».Cioè?«L'Istituto Dignitatis Humanae rivendica le radici giudaico-cristiane dell'Occidente».Chiaro. E quindi?«La civiltà giudaico-cristiana ha avuto tre centri fondamentali, come riconobbe Benedetto XVI. Gerusalemme, che rappresenta la rivelazione di Dio, in cui affiora il concetto dell'uomo creato a sua immagine. Atene, da dove viene la filosofia. E Roma, culla dell'ordine giuridico».In Italia c'è soprattutto il governo populista.«Guardi che io mi sono trasferito in Italia nel 2010. Politicamente, un'altra era…».E la «scuola di sovranismo»?«Il progetto l'ha ideato Steve».Quando?«Ne stiamo discutendo da 5 anni ormai».Da 5 anni?«Sì. Non sempre in questa forma: all'inizio doveva essere un'accademia per Breitbart news, la sua testata d'informazione. Man mano abbiamo raffinato il progetto. E poi è arrivato questo governo davvero meraviglioso…».Meraviglioso?«Meraviglioso, è un governo meraviglioso. Sta mantenendo le promesse della campagna elettorale. E c'è questa mescolanza tra populismo di sinistra e sovranismo di destra, che è una cosa che Bannon ha sempre sognato».Qualcuno mette in dubbio che l'alleanza tra Lega e 5 stelle possa durare. Lei che ne pensa?«Su questo, seguo la linea di Steve Bannon. Lui si auspica che il governo arrivi a fine mandato. Apprezza che questi due partiti abbiano messo da parte le differenze ideologiche per lavorare insieme per il bene dell'Italia».La scuola sovranista, dicevamo. «Più che di una scuola sovranista, si tratta, appunto, di un'accademia che mira a riaffermare la radice giudaico-cristiana della civiltà occidentale».Il sovranismo c'entrerà qualcosa…«Certo. L'Istituto Dignitatis Humanae vuole che di Occidente giudaico-cristiano non si parli solo in termini astratti, ma che il concetto sia tradotto in politica».La politica «populista»?«Be', sono i partiti che Bannon chiama populist nationalist ad abbracciare più fortemente questo retaggio giudaico-cristiano. Come Matteo Salvini, che vuole sia esposto il crocifisso nei luoghi pubblici. Ma anche Viktor Orbán in Ungheria, Adrzej Duda in Polonia, o Donald Trump negli Stati Uniti...».La scuola che state organizzando a Trisulti, dunque, sarà rivolta a esponenti politici sovranisti?«Non solo ai politici. Ma visto che la nostra battaglia si deve svolgere anche a livello politico, cioè al livello di chi fa le leggi, bisogna formare a questi valori le nuove classi dirigenti».Mi può dire quali politici hanno aderito?«No».No? Che c'è di tanto segreto?«Posso dirle che siamo in contatto ovviamente con i leghisti. Non è un segreto che Bannon abbia un rapporto particolare con Salvini».Per quale motivo alcuni abitanti di Collepardo, il Comune in cui sorge la certosa di Trisulti, stanno protestando contro questo vostro progetto?«Se la gente sapesse come lavoriamo per difendere i suoi interessi contro l'élite globalista, marcerebbe con noi anziché contro. Ma è anche colpa della stampa».Perché?«In un sacco di articoli si legge che Collepardo non è più la terra delle erbe, ma la terra dei fascisti. La gente legge e ci crede».Non è un paradosso che sia stato il sottosegretario grillino ai Beni culturali, Gianluca Vacca, a rimettere in discussione la concessione per la certosa di Trisulti all'Istituto Dignitatis Humanae?«Non so che dirle».Se dovessero revocarvi la concessione farete ricorso?«Sì, perché quando abbiamo partecipato al bando del ministero avevamo menzionato attività di formazione dei politici».Con papa Francesco come vi ponete? I vostri referenti sono i cardinali conservatori…«Sui dogmi cattolici, ovviamente, siamo in sintonia con il Santo Padre».Burke, uno degli esponenti di punta del vostro istituto, è il cardinale dei famosi dubia su Amoris laetitia e sull'apertura ai divorziati risposati.«Dentro l'Istituto Dignitatis Humanae ci sono varie sensibilità. Il cardinale Burke non si è schierato contro il Papa: ha chiesto dei chiarimenti, anche se il Papa lo ha ignorato. Ma il nostro patrono fondatore, Rocco Buttiglione, crede che Amoris laetitia si possa interpretare in continuità con il Magistero perenne della Chiesa».Quindi siete allineati al Papa? «Aspetti: se si parla di politica, si parla di “questioni prudenziali"…».Che vuol dire?«Che in politica spetta a ogni credente stabilire qual è il modo giusto per realizzare nella società i fondamenti della fede. Un ottimo esempio è quello della crisi migratoria».Si spieghi meglio.«In tema di immigrazione, il Papa non fa altro che esprimere le sue opinioni personali. Non c'è un obbligo di aderirvi. Le dirò di più…».Dica.«Io, quasi quasi, lo voglio un Papa idealista che dica che bisogna accogliere tutti. Ma voglio allo stesso tempo un governo realista, che riconosca che le risorse sono limitate e che non possiamo lasciar entrare chiunque». Vorrebbe il blocco dei flussi migratori?«Ci sono un miliardo e 100 milioni di persone in Africa. Secondo un recente sondaggio del Pew research center, circa 400 milioni vogliono andare in Europa o Nord America». Una bomba a orologeria.«Capisce che certi fellow travellers del Papa, come Jean Claude Juncker, che parla di “sentiero legale" per chi vuole venire in Occidente, o l'Unhcr, secondo cui migrare è un diritto umano, sostengono una tesi indifendibile».Bannon, con The Movement, sta lavorando a un'internazionale populista. Ma sui migranti i sovranisti non rischiano di dividersi?«No. I sondaggi indicano che, dopo le prossime elezioni, all'Europarlamento ci saranno tra 150 e 250 deputati sovranisti e populisti. Bisogna coltivare i rapporti personali. Bisogna fare rete. I problemi si risolvono man mano, costruendo la fiducia reciproca. E poi devo dire che Steve ha già mostrato negli Stati Uniti un certo intuito in queste cose, nell'esaltare quel che accomuna i movimenti sovranisti, accantonando ciò che li divide».Allora torniamo ai migranti. L'Italia vuole la redistribuzione. L'Ungheria non vuole prendersi nessun immigrato. Come la mettete?«Se ho capito bene, la posizione di Salvini è che si deve lavorare a bloccarli, i flussi migratori…».Quindi, la soluzione dell'internazionale populista coincide con quella di Orbán.«Ribadisco: anche Salvini sta lavorando per azzerare gli sbarchi. È quello l'obiettivo: le risorse sono limitate, non si può praticare l'accoglienza di tutti a spese di chi paga le tasse».Steve Bannon che le dice di Trump? È stato il suo guru, ma è finito silurato dalla Casa Bianca.(Ci pensa trenta secondi, mentre si gusta una bistecca). «Trump deve realizzare il muro con il Messico. È su questo che si giocano le sue possibilità di rielezione».Quindi Bannon pensa…(Mi interrompe ridendo). «No, ora sto parlando per me. Quello che pensa Bannon deve chiederlo a lui».Come andrà a finire la Brexit?«Non dobbiamo mai sottovalutare i poteri dei globalisti».Che intende?«Che stanno cominciando a parlare di un secondo referendum, mostrando il disprezzo totale che hanno per la gente. Chissà che non ci si arrivi veramente».Lei preferirebbe un accordo con l'Ue o un No deal?«Un No deal. Meglio uscire e basta, c'è veramente poco di buono in questa Unione politica delle élite».L'Italia che dovrebbe fare?«Non mi permetto di darvi consigli, essendo straniero. Posso dire che io ho votato per la Brexit, anche se quando ho iniziato a occuparmi di politica negli anni Novanta, prima di diventare assistente di un eurodeputato britannico, ero un europeista fervente».Quando Margaret Thatcher si opponeva all'euro, lei era un europeista?«Esattamente. Fervente».E perché è diventato euroscettico?«Perché sono andato a lavorare a Bruxelles…».Dice sul serio? E cosa ha capito?«Che l'Unione europea serve solo a chi ci lavora. O, peggio, ai politici degli Stati membri che rischiano di essere trombati in patria e cercano altrove una poltrona».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)