2019-11-23
Parigi con la scusa dell’esercito Ue vende le proprie armi e ci sfila dalla Nato
Ansa
La Francia sta diventando una spina nel fianco per la Nato al pari della Turchia. Al salone aeronautico di Dubai le aziende francesi hanno tentato di oscurare quelle degli altri Paesi. Airbus e Dassault in gran spolvero, la prima facendo coincidere il salone con mega ordini, la seconda entrando a gamba tesa sui concorrenti con prodotti per la sicurezza cibernetica e software di nuova generazione. Ma soprattutto attaccando direttamente l'organizzazione stessa del Patto Atlantico per prendere la guida della nascente Difesa europea con una dichiarazione dalla quale persino Angela Merkel ha preso le distanze. Il presidente francese ha detto all'Economist che la Nato è in stato di «morte cerebrale», intanto spinge le sue esportazioni di armi, non limita gli interventi in Africa e mantiene caldi i programmi di difesa nucleare. Macron sostiene che l'Europa debba difendersi da Cina, Russia e Usa in egual misura ed è il promotore di iniziative recenti come la European intervention initiative (Ei2, del giugno 2018), che opera al di fuori dell'Alleanza atlantica, sia della cooperazione strutturata permanente del settore della Difesa (Pesco) che è parte dei trattati dell'Ue. A queste cooperazioni hanno aderito Olanda, Belgio, Danimarca, Finlandia, Estonia, Spagna, Portogallo, Regno Unito (che prima della decisione di Brexit, di eurodifesa non ne voleva sapere). L'Italia ha aderito alla Ei2 due mesi fa senza una minima discussione in Parlamento. Intanto la rivista specializzata Jane's Defence riporta la fornitura di missili russi alla Serbia, notizia alla quale è seguita la promessa americana di nuove sanzioni per Belgrado. La vendita dei missili è stata confermata dai russi tramite l'agenzia per l'esportazione di armi Rosoboroexport e successivamente dal ministro della Difesa serbo, Aleksandar Vulin. Seppure si tratti di un'ipotesi più che remota, che cosa accadrebbe se la Serbia lanciasse un missile sulla Croazia? Che senza passaggio parlamentare l'Italia dovrebbe prendere parte in un intervento della Ei2 e del Pesco deciso dalla Francia al di fuori dalla Nato. Se gli americani non vogliono che altre nazioni acquistino armi russe, i serbi ricordano loro d'essere circondati da Paesi Nato ma anche che né Belgrado né Mosca ad oggi riconoscono l'indipendenza del Kosovo imposta con le armi proprio dall'Alleanza tra il 1995 e il 1999. Fortuna che i missili Pantsir-S sono a corto raggio (30 chilometri) e non rappresentano certo un pericolo come invece sono gli S400 turchi. Purtroppo Macron sulla Nato non ha neppure tutti i torti: l'attività dell'Alleanza oggi è quella di discutere i budget più che neutralizzare minacce e quando un membro agisce unilateralmente, come gli Usa in Siria, nessuno fiata. Il presidente francese sostiene che se l'Europa non si pone come potenza militare essa è destinata a non essere credibile, come già oggi facendosi minacciare da Erdogan sul controllo delle rotte migratorie. Il progetto di Difesa Ue si baserebbe sull'essere complementare alla Nato e non alternativa, ma se la prima è in crisi va da sé che non rimarrebbe altra possibilità. Donald Trump vorrebbe più soldi in acquisti militari in cambio del mantenimento della protezione nucleare sull'Europa, Macron risponde che la visione commerciale della Nato di Trump non è lo scopo della presenza francese nell'Alleanza, ma soprattutto che all'ombrello nucleare può pensare Parigi per tutta l'Unione. E ciò porrebbe la Francia in una posizione dominante su tutti gli altri stati Ue con diritto di ricatto. In primis verso Berlino, poiché nel 2016 proprio Ursula von der Leyen propose la Germania per la guida militare europea. Da dentro la Nato il segretario Jens Stoltenberg rassicura che l'Alleanza è stabile e ha redarguito i francesi sul fatto che un allontanamento dell'Ue dagli Usa dividerebbe l'Europa. Putin intanto applaude perché conscio che le armi europee non sono ancora al livello delle sue e l'Italia purtroppo è in trappola. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha recentemente dichiarato che il nostro Paese è tra i pilastri della Nato e dell'Ue. Il problema è che nel momento in cui Francia-Germania da un lato e Usa dall'altro volessero acuire la loro pressione per avere un ruolo da registi della Difesa continentale, noi rimarremmo imprigionati. Trump ci chiede di rimanere in Iraq e Afghanistan, tuttavia pur di essere rieletto non esiterebbe a richiamare in patria i suoi soldati senza avvertirci, di fatto sprecando le risorse spese fino a oggi in quei teatri. Al largo della Libia, Guerini ha paventato la possibilità di un ritorno dell'operazione Sophia, ma questo significherebbe tornare a sbarcare in Italia tutti i migranti, altrimenti gli altri Paesi Ue non parteciperebbero. In Africa nel 2020 faremo più operazioni con la Francia nonostante sia stato proprio a causa di Parigi che abbiamo subito le conseguenze della crisi libica e che recentemente la nostra missione in Niger sia stata fermata. Unica via potrebbe essere approfittare della crisi tra Usa e Turchia per irrobustire la presenza americana sul nostro territorio. Ma se cambiamo un ministro della Difesa all'anno e del predecessore dobbiamo preoccuparci di quanto pagava di affitto e di chi gli portava il cane in ufficio, mantenere una linea politica diventa difficile.
L’Italia presidia il mercato del Golfo con gli elicotteri civili di Leonardo
Leonardo nonostante tutto si difende a Dubai, ma guardiamoci dalla Francia che vuole soffiarci il mercato degli elicotteri, della sicurezza cibernetica e del comparto dei sistemi navali. Il salone di Dubai (17-21 novembre) è diventato uno degli eventi più importanti del settore aerospaziale non soltanto per i Paesi del Golfo e del Medio Oriente. È il luogo dove le produzioni europee, americane, cinesi e russe si misurano con le esigenze di difesa degli Emirati. Non a caso mentre la Francia sgomitava per vendere i caccia Rafale, sistemi di cybersecurity e software per l'ingegneria (domina il settore con il sistema Dassault Catia), tra tutti i manager che si incontravano in giro per l'aeroporto Al Maktoum il più inseguito era Yuri Slyusar, ad del consorzio russo United aircraft company, che qui ha più clienti degli Usa tra aerei passeggeri Superjet 100 e Mc 21 in concorrenza con Boeing, Airbus e Avic china, e i velivoli militari, con una gamma che spazia dall'addestratore e aereo d'attacco al suolo ai caccia Sukhoi e Mig , dai cargo fino agli antincendio. Ma gli ordini raccolti al salone hanno avuto numeri lontani da quelli di Airbus (120 aerei in un colpo ad Arabia Air ed Emirates che acquista 50 grandi A350 rinunciando agli A380 ordinati in passato), e Boeing che con i vettori Sun express e Air Astana (Kazakistan) è tornata a vendere altri 20 aerei 737 Max (valore 1,2 miliardi di dollari), nonostante questo aereo sia bloccato a terra dopo gli incidenti dello scorso anno. Ma Boeing riceve da Emirates ordinativi per 30 B787 Dreamliner. Sul mercato dei mezzi militari il colosso Usa si è presentato a Dubai anche in joint venture con Embraer per aprire nuovi mercati al moderno C 390 millennium, aereo che può svolgere missioni di aerocisterna, trasporto e lancio di merci e truppe, ricerca e soccorso e appoggio al combattimento aereo. Un erede maggiorato del nostro C27j Spartan, filosofia progettuale sulla quale l'Italia avrebbe dovuto puntare di più. Ma Leonardo a Dubai ha avuto un ruolo importante, quello di partner degli Emirati; ha piazzato ordini per cinque elicotteri Aw169 alla Abu Dhabi Aviation e per sei Aw139 alla Petroleum air services. Nel mercato emiratino gli elicotteri italiani sono il 90% della flotta nel segmento Vip, posizione da difendere dai francesi di Airbus helicopters. A Dubai Leonardo ha mostrato anche i droni Falco explorer e Awhero, presentato prodotti per la sicurezza informatica e il suo sistema antidrone Falcon shield. Tra le novità la decisione di investire nella startup Skydweller Aero per un drone a energia solare. La divisione velivoli ha portato lo M 346 in versioni da addestramento e attacco unitamente al nuovo simulatore. Infine la divisione dei sistemi, che negli Emirati vanta un buon mercato tra radar, aerobersagli e contromisure elettroniche. Ma soprattutto, in vista di Expo 2020, la nostra ex Finmeccanica ha annunciato che ci sarà come sponsor del padiglione Italia. Il commissario generale per l'evento Paolo Glisenti e l'ad di Leonardo, Alessandro Profumo, hanno presentato la sponsorizzazione. «Siamo orgogliosi di partecipare a Expo 2020 Dubai contribuendo alla valorizzazione dell'eccellenza del nostro Paese che è esso stesso un mix unico di creatività e tecnologia». Profumo ha annunciato: «nel Padiglione Italia porteremo, oltre agli elicotteri, alcune importanti innovazioni tecnologiche, dall'orologio atomico che scandisce il tempo attraverso la frequenza di risonanza di un atomo alla trivella della missione Exomars 2020 che cercherà la vita su Marte». Sul fronte navale in Leonardo è capofila della prima dimostrazione in mare di Ocean 2020, importante progetto di ricerca militare per la sicurezza marittima. L'azienda è coordinatore del progetto che vede impegnati 42 partner provenienti da 15 Paesi dell'Ue. Alla dimostrazione, in programma nel golfo di Taranto il 21 e 22 novembre, hanno preso parte sei unità navali, nove sistemi a pilotaggio remoto, cinque satelliti, due reti di comunicazioni a terra, quattro centri nazionali di coordinamento, un prototipo di centro di comando installato a Bruxelles.
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Emmanuel Macron, forte dell'adesione di Roma all'Ei2 senza il parere dell'Aula, chiude contratti e disegna strategie (pure nei Balcani).Al salone di Dubai l'ex Finmeccanica tiene il passo. Boeing torna a vendere i 737 Max.Lo speciale contiene due articoli.La Francia sta diventando una spina nel fianco per la Nato al pari della Turchia. Al salone aeronautico di Dubai le aziende francesi hanno tentato di oscurare quelle degli altri Paesi. Airbus e Dassault in gran spolvero, la prima facendo coincidere il salone con mega ordini, la seconda entrando a gamba tesa sui concorrenti con prodotti per la sicurezza cibernetica e software di nuova generazione. Ma soprattutto attaccando direttamente l'organizzazione stessa del Patto Atlantico per prendere la guida della nascente Difesa europea con una dichiarazione dalla quale persino Angela Merkel ha preso le distanze. Il presidente francese ha detto all'Economist che la Nato è in stato di «morte cerebrale», intanto spinge le sue esportazioni di armi, non limita gli interventi in Africa e mantiene caldi i programmi di difesa nucleare. Macron sostiene che l'Europa debba difendersi da Cina, Russia e Usa in egual misura ed è il promotore di iniziative recenti come la European intervention initiative (Ei2, del giugno 2018), che opera al di fuori dell'Alleanza atlantica, sia della cooperazione strutturata permanente del settore della Difesa (Pesco) che è parte dei trattati dell'Ue. A queste cooperazioni hanno aderito Olanda, Belgio, Danimarca, Finlandia, Estonia, Spagna, Portogallo, Regno Unito (che prima della decisione di Brexit, di eurodifesa non ne voleva sapere). L'Italia ha aderito alla Ei2 due mesi fa senza una minima discussione in Parlamento. Intanto la rivista specializzata Jane's Defence riporta la fornitura di missili russi alla Serbia, notizia alla quale è seguita la promessa americana di nuove sanzioni per Belgrado. La vendita dei missili è stata confermata dai russi tramite l'agenzia per l'esportazione di armi Rosoboroexport e successivamente dal ministro della Difesa serbo, Aleksandar Vulin. Seppure si tratti di un'ipotesi più che remota, che cosa accadrebbe se la Serbia lanciasse un missile sulla Croazia? Che senza passaggio parlamentare l'Italia dovrebbe prendere parte in un intervento della Ei2 e del Pesco deciso dalla Francia al di fuori dalla Nato. Se gli americani non vogliono che altre nazioni acquistino armi russe, i serbi ricordano loro d'essere circondati da Paesi Nato ma anche che né Belgrado né Mosca ad oggi riconoscono l'indipendenza del Kosovo imposta con le armi proprio dall'Alleanza tra il 1995 e il 1999. Fortuna che i missili Pantsir-S sono a corto raggio (30 chilometri) e non rappresentano certo un pericolo come invece sono gli S400 turchi. Purtroppo Macron sulla Nato non ha neppure tutti i torti: l'attività dell'Alleanza oggi è quella di discutere i budget più che neutralizzare minacce e quando un membro agisce unilateralmente, come gli Usa in Siria, nessuno fiata. Il presidente francese sostiene che se l'Europa non si pone come potenza militare essa è destinata a non essere credibile, come già oggi facendosi minacciare da Erdogan sul controllo delle rotte migratorie. Il progetto di Difesa Ue si baserebbe sull'essere complementare alla Nato e non alternativa, ma se la prima è in crisi va da sé che non rimarrebbe altra possibilità. Donald Trump vorrebbe più soldi in acquisti militari in cambio del mantenimento della protezione nucleare sull'Europa, Macron risponde che la visione commerciale della Nato di Trump non è lo scopo della presenza francese nell'Alleanza, ma soprattutto che all'ombrello nucleare può pensare Parigi per tutta l'Unione. E ciò porrebbe la Francia in una posizione dominante su tutti gli altri stati Ue con diritto di ricatto. In primis verso Berlino, poiché nel 2016 proprio Ursula von der Leyen propose la Germania per la guida militare europea. Da dentro la Nato il segretario Jens Stoltenberg rassicura che l'Alleanza è stabile e ha redarguito i francesi sul fatto che un allontanamento dell'Ue dagli Usa dividerebbe l'Europa. Putin intanto applaude perché conscio che le armi europee non sono ancora al livello delle sue e l'Italia purtroppo è in trappola. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha recentemente dichiarato che il nostro Paese è tra i pilastri della Nato e dell'Ue. Il problema è che nel momento in cui Francia-Germania da un lato e Usa dall'altro volessero acuire la loro pressione per avere un ruolo da registi della Difesa continentale, noi rimarremmo imprigionati. Trump ci chiede di rimanere in Iraq e Afghanistan, tuttavia pur di essere rieletto non esiterebbe a richiamare in patria i suoi soldati senza avvertirci, di fatto sprecando le risorse spese fino a oggi in quei teatri. Al largo della Libia, Guerini ha paventato la possibilità di un ritorno dell'operazione Sophia, ma questo significherebbe tornare a sbarcare in Italia tutti i migranti, altrimenti gli altri Paesi Ue non parteciperebbero. In Africa nel 2020 faremo più operazioni con la Francia nonostante sia stato proprio a causa di Parigi che abbiamo subito le conseguenze della crisi libica e che recentemente la nostra missione in Niger sia stata fermata. Unica via potrebbe essere approfittare della crisi tra Usa e Turchia per irrobustire la presenza americana sul nostro territorio. Ma se cambiamo un ministro della Difesa all'anno e del predecessore dobbiamo preoccuparci di quanto pagava di affitto e di chi gli portava il cane in ufficio, mantenere una linea politica diventa difficile.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/parigi-con-la-scusa-dellesercito-ue-vende-le-proprie-armi-e-ci-sfila-dalla-nato-2641436746.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="particle-1" data-post-id="2641436746" data-published-at="1761136837" data-use-pagination="False"> L’Italia presidia il mercato del Golfo con gli elicotteri civili di Leonardo Leonardo nonostante tutto si difende a Dubai, ma guardiamoci dalla Francia che vuole soffiarci il mercato degli elicotteri, della sicurezza cibernetica e del comparto dei sistemi navali. Il salone di Dubai (17-21 novembre) è diventato uno degli eventi più importanti del settore aerospaziale non soltanto per i Paesi del Golfo e del Medio Oriente. È il luogo dove le produzioni europee, americane, cinesi e russe si misurano con le esigenze di difesa degli Emirati. Non a caso mentre la Francia sgomitava per vendere i caccia Rafale, sistemi di cybersecurity e software per l'ingegneria (domina il settore con il sistema Dassault Catia), tra tutti i manager che si incontravano in giro per l'aeroporto Al Maktoum il più inseguito era Yuri Slyusar, ad del consorzio russo United aircraft company, che qui ha più clienti degli Usa tra aerei passeggeri Superjet 100 e Mc 21 in concorrenza con Boeing, Airbus e Avic china, e i velivoli militari, con una gamma che spazia dall'addestratore e aereo d'attacco al suolo ai caccia Sukhoi e Mig , dai cargo fino agli antincendio. Ma gli ordini raccolti al salone hanno avuto numeri lontani da quelli di Airbus (120 aerei in un colpo ad Arabia Air ed Emirates che acquista 50 grandi A350 rinunciando agli A380 ordinati in passato), e Boeing che con i vettori Sun express e Air Astana (Kazakistan) è tornata a vendere altri 20 aerei 737 Max (valore 1,2 miliardi di dollari), nonostante questo aereo sia bloccato a terra dopo gli incidenti dello scorso anno. Ma Boeing riceve da Emirates ordinativi per 30 B787 Dreamliner. Sul mercato dei mezzi militari il colosso Usa si è presentato a Dubai anche in joint venture con Embraer per aprire nuovi mercati al moderno C 390 millennium, aereo che può svolgere missioni di aerocisterna, trasporto e lancio di merci e truppe, ricerca e soccorso e appoggio al combattimento aereo. Un erede maggiorato del nostro C27j Spartan, filosofia progettuale sulla quale l'Italia avrebbe dovuto puntare di più. Ma Leonardo a Dubai ha avuto un ruolo importante, quello di partner degli Emirati; ha piazzato ordini per cinque elicotteri Aw169 alla Abu Dhabi Aviation e per sei Aw139 alla Petroleum air services. Nel mercato emiratino gli elicotteri italiani sono il 90% della flotta nel segmento Vip, posizione da difendere dai francesi di Airbus helicopters. A Dubai Leonardo ha mostrato anche i droni Falco explorer e Awhero, presentato prodotti per la sicurezza informatica e il suo sistema antidrone Falcon shield. Tra le novità la decisione di investire nella startup Skydweller Aero per un drone a energia solare. La divisione velivoli ha portato lo M 346 in versioni da addestramento e attacco unitamente al nuovo simulatore. Infine la divisione dei sistemi, che negli Emirati vanta un buon mercato tra radar, aerobersagli e contromisure elettroniche. Ma soprattutto, in vista di Expo 2020, la nostra ex Finmeccanica ha annunciato che ci sarà come sponsor del padiglione Italia. Il commissario generale per l'evento Paolo Glisenti e l'ad di Leonardo, Alessandro Profumo, hanno presentato la sponsorizzazione. «Siamo orgogliosi di partecipare a Expo 2020 Dubai contribuendo alla valorizzazione dell'eccellenza del nostro Paese che è esso stesso un mix unico di creatività e tecnologia». Profumo ha annunciato: «nel Padiglione Italia porteremo, oltre agli elicotteri, alcune importanti innovazioni tecnologiche, dall'orologio atomico che scandisce il tempo attraverso la frequenza di risonanza di un atomo alla trivella della missione Exomars 2020 che cercherà la vita su Marte». Sul fronte navale in Leonardo è capofila della prima dimostrazione in mare di Ocean 2020, importante progetto di ricerca militare per la sicurezza marittima. L'azienda è coordinatore del progetto che vede impegnati 42 partner provenienti da 15 Paesi dell'Ue. Alla dimostrazione, in programma nel golfo di Taranto il 21 e 22 novembre, hanno preso parte sei unità navali, nove sistemi a pilotaggio remoto, cinque satelliti, due reti di comunicazioni a terra, quattro centri nazionali di coordinamento, un prototipo di centro di comando installato a Bruxelles.
(Guardia di Finanza)
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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