2022-11-29
Putin accetta la mediazione del Papa. Zelensky dice no e litiga pure coi suoi
Volodymyr Zelensky e Papa Francesco (Ansa)
Il Vaticano ha giocato un ruolo anche nello scambio di prigionieri. Il presidente ucraino striglia il sindaco Vitaly Klitschko ed è freddo sul dialogo. In Italia, il governo vuole confermare l’impegno pro Kiev per tutto il 2023.Man mano che passano i giorni, nel conflitto tra Russia e Ucraina si rivela sempre di più la centralità del ruolo del Vaticano come possibile promotore del tavolo di pace. Il Papa stesso ha confermato di voler compiere ogni sforzo per spingere le parti al dialogo. Proprio in queste ore monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati (il ministro degli Esteri del Vaticano), aveva raccontato come la diplomazia vaticana ha già funzionato nel caso dello scambio dei prigionieri: il Papa spera ora che quanto già seminato possa servire per accordi di più ampia portata. Francesco, a detta dello stesso Gallagher, accoglierebbe molto positivamente l’idea di offrire, se fosse opportuno e necessario e se la domanda arrivasse dalle due parti, gli spazi del Vaticano per le trattative. Intanto ci sono canali che già lavorano a pieno ritmo e per piccoli passi, come quello del Nunzio apostolico a Mosca e dell’ambasciatore russo presso la Santa Sede. Il Papa stesso, parlando alla rivista di gesuiti America, ha dato conferma che sta mediando tra Ucraina e Russia per la liberazione di prigionieri. Come è sotto gli occhi di tutti, diversi scambi si sono già concretizzati. «Lavoro in generale con la ricezione di elenchi di prigionieri, sia civili che militari, e li faccio inviare al governo russo, e la risposta è sempre stata molto positiva», ha spiegato Bergoglio, lasciando intendere di aver creato le basi minime per il «salto» successivo: la proposta di un dialogo per la fine della guerra. La Russia ha accolto con calore le proposte del Papa, facendo capire che i canali attivati fino ad ora sono stati graditi e potrebbero fare da spunto per intese ben più grandi se non ci fosse il presidente ucraino Zelensky che resta fermo sulle sue posizioni e sembra poco interessato alla strada del dialogo, mentre continua a chiedere che i russi lascino libero dai loro soldati ogni centimetro dell’Ucraina. Il Cremlino si dichiara dunque favorevole, tramite il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, a una mediazione vaticana. «Ma l’Ucraina no», sottolinea Peskov. «Sappiamo», ha detto il portavoce russo in merito all’offerta di mediazione della Santa Sede, «che un certo numero di statisti e Paesi stranieri si dichiarano pronti a fornire il loro aiuto e, naturalmente, accogliamo con favore tale volontà politica. Ma nella situazione che abbiamo ora de facto e de jure da parte dell’Ucraina, tali interventi non possono essere richiesti». In effetti, il presidente Zelensky resta rigido sulle sue posizioni e, anzi, riesce persino a fare innervosire «i suoi». In una critica pubblica Zelensky ha puntato il dito contro il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, per il lavoro - a suo parere inadeguato - di allestimento dei rifugi di emergenza destinati ai residenti che sono rimasti privi di acqua, riscaldamento e corrente, dopo gli ultimi attacchi missilistici russi. Dopo essere stato ripreso, Vitali Klitschko ha risposto che «gli ucraini hanno bisogno di unità e non di battaglie politiche», esortando a lavorare come «un’unica squadra» nell’emergenza. Klitschko ha invitato i cittadini a prepararsi allo «scenario peggiore» e ha immaginato che parte della popolazione di Kiev dovrà essere evacuata «temporaneamente» da Kiev dove la situazione è insostenibile, «verso i sobborghi» per l’inverno.È di questo popolo martirizzato che ha parlato papa Francesco, cercando di chiarire che la sua condanna a Putin è chiara ma che non c’è bisogno di esplicitarla ogni volta, rischiando solo di spezzare quel filo sottile creato con la diplomazia. Una posizione meno banale di quella della Ue che dichiara la Russia «stato terrorista», senza tenere in conto le esigenze diplomatiche. «Quando parlo dell’Ucraina», ha ribadito Bergoglio, «parlo di un popolo martirizzato. Se hai un popolo martirizzato, hai qualcuno che lo martirizza. Certamente, chi invade è lo Stato russo. A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto di condannare in generale, anche se è risaputo chi sto condannando. Non è necessario che metta nome e cognome». Francesco però, si è lasciato sfuggire l’accusa a ceceni e buriati di essere «la parte più crudele delle truppe russe in Ucraina». «Le parole del Papa dimostrano non solo russofobia, ma anche un’oltraggiosa perversione della verità», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Piccato anche il governatore della Buriazia, Alexei Tsidenov, che ha definito le parole del Pontefice «strane».Intanto, però, la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre riferisce che sono stati arrestati due sacerdoti, padre Ivan Levitskyi e padre Bohdan Heleta, che prestavano servizio a Berdyansk, nel Donetsk. I russi li accuserebbero di «aver preparato un atto terroristico». Perdono di consistenza invece le voci secondo le quali le forze russe si starebbero ritirando da Energodar, sede della centrale nucleare di Zaporizhzhia. «L’impianto rimane sotto il controllo russo», ha dichiarato l’amministrazione filorussa. Proseguono i bombardamenti russi su Kherson. In 24 ore la regione è stata colpita 30 volte e il bilancio è di un morto e due feriti. In Italia approda oggi in Senato il disegno di legge sul potenziamento Nato. Si lavora a un emendamento per confermare l’impegno dell’Italia a sostegno dell’Ucraina per tutto il 2023. Alla Camera ci sarà, invece, il confronto sulle mozioni sulla guerra. Nella mozione di maggioranza si impegna il governo «a sostenere le iniziative normative necessarie a prorogare fino al 31 dicembre 2023 l’autorizzazione alla cessione di mezzi e materiali militari alle autorità governative dell’Ucraina».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)