2022-12-13
Paolo Itri: «Ho vinto il ricorso, ma il Csm mi fa fuori. Il Sistema comanda»
Nel riquadro, Paolo Itri (Imagoeconomica)
Il pm di Napoli: nemmeno la sentenza del Consiglio di Stato mi restituisce il posto all’Antimafia. Vincono sempre le correnti.Paolo Itri, storico pubblico ministero della distrettuale di Napoli di origini cilentane, classe 1965, è entrato in magistratura nel 1991. Tra il giugno 2011 e il novembre 2015 è stato ispettore generale del ministero della Giustizia e nel 2017 ha svolto le funzioni di procuratore della Repubblica a Vallo della Lucania. Pm alla Procura di Nola, nel 2008 ottenne la condanna all’ergastolo per Totò Riina, riconosciuto come mandante di cinque omicidi avvenuti nella tenuta dei Nuvoletta. Si è occupato dei rapporti tra mafia siciliana e camorra napoletana. Attualmente è pm presso la Procura di Napoli e nei giorni scorsi il Csm uscente ha bocciato la sua candidatura a sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia. Tutto nasce nel 2015, quando, a seguito di una procedura concorsuale, il parlamentino dei giudici, di cui era all’epoca componente Luca Palamara, deliberò la nomina del collega Cesare Sirignano quale sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. A seguito di un suo ricorso, lo scorso mese di maggio il Consiglio di Stato ha annullato quella decisione dichiarandola illegittima e ha trasferito gli atti allo stesso organo di autogoverno della magistratura affinché procedesse a una nuova valutazione alla luce dei gravi profili di illegittimità rilevati.Nelle more della decisione, nel 2020, l’attuale Csm aveva trasferito d’ufficio Sirignano rimuovendolo dalla Dna per incompatibilità ambientale e lo aveva sottoposto a procedimento disciplinare per presunte beghe di magistrati così come emergevano dalle chat di Palamara.Adesso lo stesso Csm, dovendo ottemperare alla decisione del Consiglio di Stato, ha stabilito, con soli due voti di scarto, che Sirignano, il pm cacciato dalla Dna, rimarrebbe più titolato di Itri. A far pendere il piatto della bilancia dalla sua parte è stata l’ala progressista del parlamentino dei giudici. Peccato che il magistrato «vincitore» potrà tornare in via Giulia solo nel caso in cui il suo trasferimento per incompatibilità venisse annullato dagli organi della giustizia amministrativa. Dottor Itri che cosa sta accadendo? «Ci troviamo di fronte a un comportamento, mi sia consentito, piuttosto schizofrenico. Detto in soldoni, è come se il Csm si fosse rimangiato quello che aveva deciso appena due anni fa, quando aveva stabilito che Sirignano non potesse più continuare a ricoprire quell’incarico».Un collega che le venne preferito già nel 2015…«Apparteneva, e credo appartenga ancora, alla corrente di Unicost, ovvero la stessa di cui Palamara, all’epoca consigliere del Csm, era il leader indiscusso. Forse il dottor Palamara potrebbe spiegare meglio di me se si sia trattato di una semplice coincidenza oppure di qualcos’altro».Lei si considera un’altra vittima del Sistema? «Questa è l’idea che mi sono fatto. Oltre a non essere iscritto ad alcuna corrente, mi sono dimesso dall’Associazione nazionale magistrati già da diversi anni, proprio perché non condividevo e non condivido le logiche spartitorie, in quanto le ritengo una forma illegale di esercizio occulto del potere. Non è tollerabile, soprattutto in un consesso di magistrati, che certe decisioni vengano prese secondo logiche di appartenenza invece di valorizzare le esperienze professionali e le capacità individuali. Ne va della democrazia e del rispetto delle regole. I cittadini hanno diritto a che gli uffici giudiziari vengano retti da giudici seri, preparati, indipendenti ed equilibrati. Basta con le raccomandazioni».Perché, secondo lei, è stato ritenuto meno titolato di chi è stato allontanato dalla Dna per incompatibilità ambientale? «Questo sinceramente non l’ho capito. Sto ancora esaminando la delibera, che è molto corposa, anche se confesso di provare un certo disagio nel leggerla. Mi sento un po’ come la vittima di una rapina che è stata convocata in commissariato per fare il riconoscimento del suo rapinatore».Si opporrà alla decisione del Csm?«Certo. Impugnerò il provvedimento in tutte le sedi competenti. Oltre a quello amministrativo, sto valutando insieme ai miei avvocati se possano sussistere profili di responsabilità di altra natura, sia a carico di chi ha votato la delibera, e sia a carico di coloro che l’avessero eventualmente “caldeggiata”».A suo giudizio il posto alla Dna viene tenuto in caldo per qualcuno? «Non so rispondere, anche se oggettivamente questa è una delibera che allo stato non avvantaggia nessuno, tantomeno il collega Sirignano, essendo egli già stato rimosso dalla Dna. L’unico a subirne gli effetti sono io. D’altra parte se non vado errato fu lo stesso Palamara a dire che il posto di sostituto procuratore alla Dna era uno di quelli più lottizzati dalle correnti».Hanno votato per lei pochi togati, tra questi Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo. Con quali motivazioni? «I colleghi hanno sottolineato il carattere anomalo della delibera e che, in sostanza, il Csm ha preferito votare un provvedimento privo di effetti piuttosto che valorizzare i miei meriti e la mia esperienza di inquirente. Mi limito a dire senza tema di essere smentito che durante la mia permanenza alla Dda ho istruito i processi forse più importanti degli ultimi quindici anni della Procura di Napoli. Questo voto è semplicemente la riprova della trasversalità di certe logiche correntizie e della mia indipendenza ed estraneità a quelle logiche. Da magistrato ho sempre agito come un uomo libero, e continuerò a farlo anche in futuro».Non è che ha calpestato i piedi a qualcuno? «Non vorrei che sull’intera vicenda possano avere influito anche certe mie prese di posizione sulla degenerazione correntizia, oltre al fatto di avere scritto un libro (Il Monolite. Storie di camorra di un giudice antimafia, ndr), nel quale, tra le altre cose, muovo delle critiche verso quella che è la gestione degli incarichi direttivi da parte del Csm. Tutte cose che forse non mi hanno procurato grandi simpatie nelle “alte sfere”».C’è qualcos’altro, nel suo volume, che potrebbe aver fatto arrabbiare i suoi colleghi?«Diverse cose, credo. Per esempio ho raccontato vicende interne alla Procura di Napoli, anche risalenti nel tempo, relative ad alcuni contrasti insorti nella gestione delle indagini in materia di criminalità organizzata; mi sono anche soffermato sui mali endemici della magistratura quali il correntismo e l’eccessivo protagonismo di certi colleghi. In un’occasione subii una sorta di “processo sommario” per una storia legata ad alcune intercettazioni, nel corso del quale venni aggredito da uno dei colleghi presenti che arrivò persino a minacciarmi fisicamente. Questo collega venne poi eletto al Csm nella consiliatura di Palamara. D’altra parte la veridicità dei fatti da me raccontati è confermata dal fatto che non ho mai ricevuto alcuna querela per le cose che ho scritto. Ma forse c’è qualcuno che pensa ancora che in magistratura i panni sporchi vadano lavati in famiglia».Pensa di aver commesso degli errori? «Dipende dal punto di vista. Se ragionassi in termini di mero tornaconto personale, avrei potuto mettermi al servizio di qualche capocorrente e aspettare buono buono il mio turno. Dal mio punto di vista, invece, rifarei tutto quello che ho fatto. Preferisco essere vittima del Sistema, piuttosto che farne parte».Che voto dà al Csm uscente e alla gestione del vicepresidente David Ermini? «Io credo che questa consiliatura sia stata, insieme a quella di Palamara, la peggiore in assoluto a mia memoria. Comunque non spetta certo a me dare giudizi. Credo che ognuno debba piuttosto fare i conti con la propria coscienza. La mia è a posto. Quella degli altri non saprei».Chi e che cosa l’ha delusa maggiormente nella gestione dell’ultimo Consiglio? «Non mi aspettavo niente di diverso rispetto a quello che è successo. So bene quali siano le logiche alla base di certe decisioni e niente cambierà finché non finirà l’occupazione del Csm da parte delle correnti dell’Associazione nazionale magistrati. Piuttosto, forse, mi sarei aspettato qualcosa di meglio dalla componente laica del Consiglio. In ogni caso, dal mio punto di vista è molto peggio deludere che restare delusi».In conclusione, sembra di capire che la rimozione di Palamara sia stato il classico «specchietto per le allodole»… «Da quello che ho detto mi pare del tutto evidente».Ma se il Csm continua ad operare in modo non corretto, se non addirittura nell’illegalità, allora perché la magistratura associata si oppone alle riforme e in particolare al sorteggio dei componenti del Csm? «Perché la introduzione del sorteggio “temperato” segnerebbe la fine delle correnti o quantomeno il loro ridimensionamento quali centri occulti di potere. Con il sorteggio le correnti tornerebbero a essere quello che erano prima della loro degenerazione, ossia delle mere associazioni aventi finalità di promozione sociale e culturale».Per sconfiggere il Sistema suggerirebbe altre riforme al Parlamento? «È fondamentale la modifica per legge dei criteri di nomina degli uffici direttivi. Occorre tornare al criterio dell’anzianità, magari anch’esso “temperato” per fasce di anzianità e per funzioni. Bisognerebbe limitare quanto più è possibile la discrezionalità del Csm sulle nomine. Solo così si combatte il Sistema. Poi sarebbe necessario limitare il potere di riesame delle sentenze del giudice amministrativo da parte del Csm, sentenze che troppo spesso vengono aggirate rendendo un nulla di fatto i ricorsi dei magistrati ingiustamente penalizzati dal Sistema».Che cosa pensa della separazione delle carriere perorata dal Guardasigilli Carlo Nordio? «Non sono contrario in linea di principio, ma se non si procede prima alle altre riforme di cui ho appena parlato, anche la separazione delle carriere servirà a ben poco perché i procuratori continueranno a venire nominati per cooptazione dalle correnti e non per i loro meriti professionali».Si parla anche di una stretta sulle intercettazioni… lei che ha combattuto la camorra le avrà certamente utilizzate: pensa che alcuni pm ne abusino? «Da quello che ho letto, pare che il problema non siano tanto le intercettazioni in sé, che costituiscono uno strumento indispensabile per il contrasto della criminalità organizzata, quanto piuttosto l’uso a volte non proprio corretto che se ne fa, attraverso la divulgazione di contenuti che nulla hanno a che fare con l’oggetto delle indagini, quanto piuttosto con la vita privata dei soggetti coinvolti. Ecco quindi che il tema finisce per riguardare non tanto lo strumento in sé quanto i rapporti tra cronisti e magistrati. Finché avremo carriere costruite in televisione e sui giornali, il rischio dell’abuso non verrà mai meno».Cosa si sente di dire ai cittadini sempre più disorientati da vicende come questa? «La magistratura deve diventare una casa di cristallo, non un luogo dove si consumano lotte di potere tra bande a colpi di nomine e di procedimenti disciplinari. Io ho cercato e cerco di dare ogni giorno il mio contributo, anche attraverso la diffusione nelle scuole del mio libro. Ma purtroppo, a causa del mio impegno contro gli abusi delle correnti, sono oggetto di una forma di vero e proprio stalkeraggio, soprattutto da parte delle correnti di Area e Unicost, che da anni attraverso i loro rappresentanti in seno al Csm osteggiano le mie candidature a incarichi direttivi. Il presidente Sergio Mattarella si è già più volte espresso circa le degenerazioni del ruolo delle correnti nella magistratura e nell’organo di autogoverno. Ora non mi resta che invocare un suo autorevole intervento sulla mia vicenda».