2021-07-24
Palamara va a giudizio. Secondo i suoi ex colleghi faceva tutto da solo...
Rinviato il «re» delle nomine, prosciolto il pg Riccardo Fuzio. Una mossa che rende già zoppo il processo al «sistema». Nel processo al Sistema l'unico imputato con la toga (seppur strappata) sarà Luca Palamara. Insieme con lui andrà a giudizio (inizio previsto il 15 novembre) l'amica Adele Attisani che per l'accusa era «istigatrice» e «beneficiaria» delle utilità che l'ex presidente dell'Anm avrebbe ricevuto, «per l'esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri», dal lobbista Fabrizio Centofanti, il quale ha dato man forte all'accusa ottenendo di patteggiare una condanna a 1 anno e 6 mesi come corruttore. Palamara, in cambio di viaggi e cene, avrebbe consentito a Centofanti di partecipare a incontri tra magistrati, in cui, secondo l'accusa, si decidevano anche le nomine. In questo modo l'imprenditore avrebbe accresciuto il suo prestigio di lobbista, ma avrebbe anche avuto accesso a informazioni riservate non meglio chiarite. In ogni caso, eliminato il rapporto personale di Palamara con Centofanti, del famoso Sistema resta ben poco. Infatti da quello che sarebbe meglio definire il «sistemino» circoscritto dalle indagini della procura di Perugia è uscito pulito l'ex procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, accusato dagli inquirenti di rivelazione di segreto nei confronti dello stesso Palamara. Un paradosso se si pensa che proprio Fuzio, assolto in rito abbreviato dal gup Piercarlo Frabotta, aveva avviato il procedimento disciplinare contro il presunto sodale. Per quell'incriminazione, che ricostruiremo tra breve e che gli giunse a mezzo stampa, Fuzio fu costretto alle dimissioni. Così a chiedere la radiazione dalla magistratura di Palamara è stato l'ufficio diretto dal suo successore Giovanni Salvi. Peccato che l'ex leader di Unicost sostenga di essere stato invitato a pranzo, nel giugno del 2017, da Salvi, in vena di autopromuoversi come Pg e, in cambio, lui, avrebbe affondato senza pietà tale candidatura. Insomma ci troveremmo di fronte a un non piccolo conflitto di interessi. Malgrado tutti questi intrecci, nel processo sul suk delle nomine, l'unico (ex) magistrato imputato è ora Palamara. In pratica nel mercato delle toghe sarebbe stato un autentico mattatore, in grado di decidere da solo le nomine, approfittando dell'ingenuità dell'intero Consiglio superiore della magistratura. Il tutto per poter avere qualche cena pagata da Centofanti. Ammettiamolo, alla fine, la montagna ha partorito il topolino e adesso l'ex presidente dell'Anm annuncia battaglia: «Un'udienza pubblica farà emergere la mia innocenza. Le prove documentali dei pagamenti effettuati (dalla Attisani e non da Centofanti per dei lavori di ristrutturazione, ndr) sono insuperabili. Continuerò sempre a battermi per una giustizia giusta». Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ha, invece, accolto con soddisfazione la decisione del gup: «Il provvedimento del giudice ha dato ragione all'impostazione della procura di Perugia e ha sottolineato la correttezza del suo operato. Siamo consapevoli che si tratta di un primo passo, ma si tratta di un primo passo particolarmente importante». Ieri, però, la Procura ha dovuto incassare, come detto, la sconfitta nel procedimento contro Fuzio, accusato di concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d'ufficio. L'ex Pg è stato assolto con la formula che «il fatto non sussiste» per uno dei due episodi contestati, per l'altro è stato, invece, assolto «per tenuità del fatto». L'ex Pg, il 3 aprile del 2019, venne intercettato mentre discuteva con Palamara di un esposto firmato dall'allora pm di Roma Stefano Fava. Era giunto al comitato di presidenza di cui faceva parte e segnalava alcune presunte anomalie nella gestione di un procedimento da parte di Giuseppe Pignatone, all'epoca procuratore di Roma. Al telefono i due interlocutori sembrano preoccupati da possibili intralci all'iter della pratica. Timori che il gup non ha ritenuto costituire reato. Ma a inguaiare ulteriormente Fuzio era stata la celebre captazione del 21 maggio 2019, quella in cui il nome di Pignatone veniva frainteso dai finanzieri che trascrissero «carabinieroni». I due parlarono dell'annotazione del Gico sulle regalie di Centofanti. Nell'audio Palamara si mostra preoccupato: «L'informativa non l'ho mai letta, non si sa di che importo si parla… qual è l'importo di cui si parla? Si può sapere. Cioè io non so nemmeno quanto è l'importo di cui parliamo». Fuzio gli dà qualche generica informazione: «Sì… ci stanno le cose con Adele… e il viaggio a Dubai…». Anche qui, per Frabotta, ci troviamo di fronte a fatti di poco conto. A onor del vero, due anni fa, la Procura di Perugia, dopo aver ricevuto queste conversazioni di Palamara con un non meglio identificato «Riccardo», non aveva subito iscritto Fuzio sul registro degli indagati. Anzi, il 3 giugno, aveva tranquillamente inviato le intercettazioni al comitato di presidenza del Csm di cui lo stesso Fuzio faceva parte, dando modo al Pg di visionarle in anteprima. E l'alto magistrato, dopo l'istruttiva lettura, non aveva ritenuto di dimettersi, considerando di non aver commesso reati, come ha del resto certificato ieri Frabotta. Quindi per circa un mese la notizia ha covato sotto la cenere e il Pg ha continuato il suo lavoro, promuovendo le azioni disciplinari contro Palamara, di cui chiese la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, e contro i cinque convitati dell'hotel Champagne. L'1 luglio, però, la notizia delle captazioni esce sull'Espresso. Il giorno dopo sparano sul Pg anche La Repubblica e Il Corriere della sera, da almeno un mese informatissimi sui retroscena dell'inchiesta. I titoli sembrano non lasciare scampo al Pg. «Csm, le soffiate a Palamara del procuratore di Cassazione» scrive per esempio il quotidiano di via Solferino. A dispetto di questa valanga di accuse, Fuzio mantiene il sangue freddo e, come se nulla fosse, il 5 luglio avvia il disciplinare contro Fava e contro il parlamentare e magistrato Cosimo Ferri. A Fava contesta di aver rivelato a Palamara, in una conversazione del 16 maggio 2019, l'invio dell'esposto di cui lui stesso aveva discusso con l'ex presidente dell'Anm il 3 aprile. Paradossi della giustizia umana. Lo stesso 5 luglio su alcuni siti esce la notizia che tre sostituti procuratori di Padova e Rimini avevano presentato denuncia contro lo stesso Fuzio dopo aver letto gli articoli di giornale. A seguito della querela il Pg viene iscritto sul registro degli indagati. Il 13 luglio si dimette dalla magistratura e il 18 si presenta a Perugia per rendere spontanee dichiarazioni. Dopo due anni di calvario, finalmente, è stato prosciolto. Palamara ha commentato così a caldo l'assoluzione: «È il primo fondamentale tassello per ristabilire la verità. Fuzio è stato costretto a dimettersi senza aver commesso reati. Oggi sappiamo che in quei giorni e in quelle ore non venne commessa nessuna rivelazione del segreto d'ufficio».