2022-07-23
Palamara ammicca al centrodestra. «In campo contro le fughe di notizie»
Luca Palamara (Imagoeconomica)
L’ex pm conferma quanto rivelato dalla «Verità» sulla «talpa» di Perugia e oggi presenta la «sua» riforma della giustizia. Partendo dalla ricetta per arginare la commistione tra Procure e mezzi di informazione.La presunta talpa di Perugia, con i suoi presunti accessi abusivi ai registri informatici della Procura, rischia di diventare, come vedremo, un tema elettorale. L’ex cancelliere Raffaele Guadagno, lo ricordiamo, è sospettato di aver distribuito notizie coperte da segreto ai giornalisti. In particolare avrebbe compulsato importanti fascicoli di inchiesta come quelli sulla Loggia Ungheria, sulla presunta corruzione dell’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, e sulla Sanitopoli umbra. Ma le indagini spiate sarebbero molte di più e gli accessi centinaia, se non migliaia.Sino al 2016 Guadagno era segretario della Dda di Perugia e quindi era uno snodo centrale per la Procura. In un certo senso controllava l’intero ufficio. Per questo gli inquirenti guidati da Raffaele Cantone difficilmente controlleranno il lavoro di quegli anni essendoci una tendenziale presunzione di legittimità degli accessi dell’epoca. Le verifiche si concentreranno sul periodo 2017-2022 e i primi controlli non sono stati fatti in modo massivo, ma a campione. Gli inquirenti intendono scoprire se ci siano stati dei beneficiari della documentazione scaricata. I magistrati non sembrano propensi a contestare la ricettazione, ovvero l’utilizzo di materiale rubato, bensì la complicità nel reato di accesso abusivo se dovessero trovare traccia di richieste illecite da parte di giornalisti. Ma anche di altri soggetti.In questo momento al centro delle indagini c’è l’incontro svelato dalla Verità tra Guadagno e Benedetto Buratti, uno dei difensori di Palamara. Il faccia a faccia si è tenuto il 7 gennaio 2022 e l’ex cancelliere avrebbe fatto riferimento a ipotetiche anomalie riguardanti la gestione del fascicolo. I pm vogliono capire se sia stato lui a offrirsi oppure se sia stato cercato e istigato. La versione offerta da Palamara a Cantone è piuttosto credibile e coerente. Anche perché nelle celebri chat dell’ex toga non risultano contatti tra lui e Guadagno. E la storia dell’abboccamento non è mai stata negata dall’ex consigliere del Csm.Adesso il procuratore dovrebbe sentire a verbale anche Buratti, il quale potrebbe astenersi dal rendere dichiarazioni poiché l’appuntamento con Guadagno era stato preso nell’ambito di indagini difensive. In ogni caso Cantone e i suoi stanno cercando di accertare la veridicità di quanto raccontato giovedì da Palamara per poi passare allo step successivo: perché un dipendente della Procura avrebbe dovuto far arrivare notizie riservate a un indagato? E perché l’indagato non ha oggi problemi a confermare quelle interlocuzioni?Di certo gli inquirenti non si aspettavano che l’ex pm avrebbe confermato con tranquillità quanto svelato dalla Verità. E invece Palamara ha ribadito la bontà del nostro scoop.Intanto l’inchiesta sta creando tensione dentro all’ufficio. Anche per i rapporti di alcuni magistrati del capoluogo umbro con la società di intercettazioni del fratello di Guadagno.I veleni non mancano e dalle chat di Palamara spunta anche un messaggio del pm Paolo Abritti, in passato vicino all’ex consigliere del Csm. Il 27 marzo 2018 inviò un articolo intitolato «Soffiate su notizie segrete. Perugia, indagato il procuratore aggiunto». Il riferimento era ad Antonella Duchini, attualmente sotto processo a Firenze. La donna era finita nel mirino dei colleghi che avevano chiesto a Palamara un aiuto per allontanarla dall’ufficio.Adesso le guerre e le spifferate avvenute nella Procura di Perugia rischiano di diventare uno dei temi della discesa in campo di Palamara in vista delle prossime elezioni.Oggi alle 11 all’hotel Baglioni di Roma l’ex presidente dell’Anm annuncia ufficialmente la propria candidatura. Per questo è nata l’associazione Oltre il sistema. Con essa Palamara ha deciso di mettere a disposizione dei partiti «una riforma coraggiosa sulla giustizia» in dieci punti, che strizza l’occhio al centro-destra, proponendo la soluzione ad alcuni temi cari ai conservatori italiani. Per questo l’ex toga si attende una candidatura: «Mi aspetto che questa volta sia il centro-destra a dare un segnale a me e credo che larga parte di quello schieramento possa ritrovarsi nei punti da me elaborati». Se non ci sarà un partito pronto ad appoggiarlo, Palamara correrà nuovamente da solo, come aveva già fatto l’anno scorso.A destra qualcuno storcerà il naso. Infatti è diventata famosa la chat dell’ex consigliere del Csm in cui, a proposito di Matteo Salvini, diceva che bisognava «attaccarlo» anche se non stava «sbagliando» sugli sbarchi in Sicilia. Ma da allora è passata molta acqua sotto i ponti e i due hanno fatto pace. Restano più ostili a una sua candidatura Forza Italia e Fratelli d’Italia. Di certo su alcuni temi Palamara è un vero esperto e dopo la vicenda della talpa ha inserito nel suo programma un punto ad hoc su «Giustizia e informazione». Dove si legge questa esortazione: «Basta alla fuga di notizie dagli uffici di Procura. Basta ai troppi mostri sbattuti in prima pagina per un cattivo rapporto tra magistrati e giornalisti […]. Basta ai giornalisti che vantano rapporti privilegiati con questa o quella toga. Basta a quel giornalismo che fa il copia e incolla delle ordinanze della magistratura passando le ore nelle sale di attesa rendendo un pessimo servizio alle due professioni e al Paese nel suo complesso». Nel documento viene proposta una soluzione: «È necessario individuare nella fase delle indagini preliminari un momento in cui gli atti possano diventare ostensibili anche ai giornalisti senza pregiudicare il buon esito delle indagini». Certo bisognerà occuparsi, considerando l’inchiesta su Guadagno, anche dei rapporti dei cronisti con cancellieri e altri dipendenti degli uffici giudiziari.E gli altri punti? Alcuni capitoli hanno titoli suggestivi, come «Giustizia e politica» e «Giustizia e processi politici».Palamara propone un intervento shock per ridurre la commistione tra poteri, eliminando per esempio i laici del Csm, introducendo il sorteggio dei consiglieri e la separazione delle carriere, codificando con una legge ordinaria i requisiti per le promozioni dei magistrati. Nel suo decalogo l’ex pm propone anche l’abolizione della Severino, che impedisce agli amministratori di amministrare dopo la condanna in primo grado, e il ripristino dell’autorizzazione a procedere per avere un doppio vaglio prima dell’apertura dei procedimenti, soprattutto per quelli contro i politici. Una norma che di fatto commissarierebbe la magistratura inquirente, la cui discrezionalità nella scelta delle indagini è al momento senza controllo. Adesso bisognerà vedere se qualcuno risponderà all’appello di Palamara.