2025-07-05
Vomita pur di non stare col papà violento ma i giudici vogliono toglierla alla madre
Marina Terragni (Imagoeconomica)
La piccola di 5 anni finirà in comunità. Marina Terragni: «Le toghe devono parlare coi bambini».I bambini sono dello Stato, o del genitore che gioca più pesante tra carte bollate, assistenti sociali e forza pubblica. A Roma, quartiere di Monteverde nuovo, c’è una bambina di 5 anni – la chiameremo Stella – che la prossima settimana potrebbe essere strappata con la forza alla madre, su richiesta del padre. La piccola, che ha anche una grave malattia genetica, è «colpevole» di vomitare ogni volta che deve stare con il papà e di preferire mamma, nonni e zii. Hanno già provato a portarla via, su ordine del Tribunale, ma l’intero condominio l’ha difesa come in un film. Il Garante nazionale dell’infanzia e adolescenza, Marina Terragni, nel frattempo ha scritto a mezzo governo e ha chiesto accertamenti sulla salute di Stella. Insomma, quando gli assistenti sociali torneranno con la polizia, ci sarà da ridere. Per non piangere, ovviamente. Perché in realtà, le alternative alla deportazione non mancherebbero. Lo sfondo di questo dramma impastato di sordità, arroganza e burocrazia è una separazione durissima, con denunce reciproche e nomina di una tutrice, l’avvocato romano Violetta Dosi. La settimana scorsa, davanti a casa di Stella, si sono presentati in una dozzina, tra poliziotti e assistenti sociali, insieme alla tutrice. Sventolando un’ordinanza dei giudici Marta Ienzi, Cecilia Pratesi e Stefania Ciani, hanno cercato di trasferire la bimba in una casa famiglia, su richiesta del padre. Mentre la donna si rifiutava di aprire, l’intero condominio (quattro palazzine con giardino) si mobilitava a difesa della piccola, anche perché, come alcuni vicini hanno raccontato alla stampa locale, si ricordavano benissimo dei litigi violenti che andavano in scena quando padre e madre vivevano sotto lo stesso tetto. Di fronte alla porta chiusa, la tutrice ha poi desistito e ha affermato che tornerà nei prossimi giorni con una seconda ordinanza. E che questa volta si procederà con la forza, come se dietro la porta ci fossero i Casamonica. Piccolo particolare: da anni c’è una giurisprudenza costante che esclude in modo chiaro l’uso della forza quando si tratta di minori. La mamma di Stella ha 36 anni e lavora in un negozio, mentre il padre è un impiegato pubblico. Per fortuna, ci sono anche due nonni materni in gamba, amati da Stella, e uno zio, sempre materno, con bimbi piccoli, e che si è già offerto di prendere la tutela della nipotina. Insomma, soluzioni alternative alla casa famiglia ce ne sarebbero. Il problema è che adesso vanno di moda le crociate contro l’«alienazione parentale», che però sono un’arma a doppio taglio, come tutto ciò che è sociologia pura. È vero che molti genitori tentano di «manipolare» i figli e di metterli contro l’ex coniuge per varie ragioni, economiche e non, ma è anche vero che in alcuni casi può succedere che un bambino non ne voglia proprio sapere di stare con un genitore. Nel caso di Stella, secondo i legali della madre, ci sarebbero molti disegni che proverebbero il suo sincero terrore a stare con il padre, oltre al fatto che più volte avrebbe vomitato pur di non allontanarsi dalla mamma. Agli atti, però, c’è una consulenza tecnica del tribunale che invece sostiene come la piccola abbia un rapporto simbiotico con la mamma, la quale sarebbe nientemeno che «ostativa» a una relazione serena con il padre. Stessa valutazione era stata fatta dagli assistenti sociali, tutti schierati con l’uomo. Di fronte all’enormità del caso, che purtroppo non è isolato, è intervenuta la Terragni che ha scritto ai ministri Carlo Nordio (Giustizia), Eugenia Roccella (Famiglia e pari opportunità) e Matteo Piantedosi (Interni), chiedendo un incontro urgente sulla vicenda. Alla Verità, il Garante fa quasi un appello disperato: «I bambini devono essere ascoltati; non si possono strappare i figli ai genitori senza che i magistrati parlino con loro». Sono le storture di un sistema giuridico che nasce per tutelare i minori e alla fine li tratta come dei mezzi idioti, manipolabili e manipolati, fino ai 18 anni. Se poi ci si aggiunge il sospetto ideologico che la famiglia sia la causa di tutti i mali e che i bambini siano proprietà dello Stato, il dramma è servito. Nel caso di Stella, poi, viene il sospetto che mamma e papà siano visti come due «contendenti», entrambi non meritevoli di fare il genitore e che la casa famiglia sia una sorta di salomonico pareggio.