2022-03-06
Ossessionati dal green pass. Ora scoppia il caso profughi
Il governo si rimangia la parola e Pierpaolo Sileri rivela che le assurde regole che rovinano la vita degli italiani varranno pure per chi fugge dalle bombe. Con l’aggravante che per loro beni essenziali possono essere pure un paio di scarpe.Altro che Italia in prima linea nell’accoglienza agli ucraini in fuga dalla guerra. Se rifiuteranno di farsi inoculare, senza lasciapassare non potranno comprarsi un paio di scarpe o di mutande, beni considerati non essenziali per il nostro governo ma che sono tra le priorità per un popolo in fuga dalla guerra. Tre giorni fa, Pierpaolo Sileri, sottosegretario al ministero della Salute, assicurava a Rai Radio1 che lo status di rifugiato «non prevede l’obbligo del super green pass. È chiaro che noi offriremo la vaccinazione, ma quello che serve alle persone che giungono da noi ora è un abbraccio». Buonismo a parole, inconciliabile con l’ipocrita messaggio politico del «non discrimineremo» gli italiani non vaccinati, che già lo sono oltre ogni misura, e in ogni caso smentito ieri dallo stesso Sileri. Alla domanda su che cosa accadrà se gli ucraini non vorranno vaccinarsi contro il Covid, il suo ufficio stampa ha così risposto: «Coloro che non aderiranno alla vaccinazione, avranno le stesse limitazioni che hanno i cittadini italiani». Non soddisfatti, abbiamo voluto capirci meglio, dal momento che si tratta di persone in fuga, che secondo l’Unione europea hanno diritto a una protezione temporanea, non diversa da Stato a Stato. Perché solo da noi i profughi non immunizzati dovrebbero essere obbligati a green pass e a super lasciapassare? È vero che lo status di rifugiato non esime dal sottostare alle norme vigenti nella singola nazione, ma rischiamo di rendere ridicola la tanta ostentata umanità. «In quanto requisito necessario per poter svolgere specifiche attività, o fruire di determinati servizi con minor rischio di diffusione del virus, non vi sarà alcuna differenza tra i cittadini italiani e i profughi ucraini», ha fatto sapere il sottosegretario. «È vero che altri Paesi hanno regole diverse in merito, ma questo vale anche per altri ambiti: chi è ospite di un Paese, anche se da rifugiato di guerra, deve rispettare le regole di quel Paese». Sileri, insomma, si è rimangiato tutto. Altro che abbraccio, ai profughi in arrivo è riservata la dittatura sanitaria del vaccino. Pensavano di essere accolti dopo aver perso tutto, perderanno pure il diritto di dire no al siero anti Covid. Considerato che la copertura vaccinale in Ucraina «si aggira intorno al 35% della popolazione» ed è «una fra le più basse in Europa», come si legge nella circolare alle Regioni firmata dal direttore della Prevenzione, Gianni Rezza, potrebbe essere davvero dura convincere migliaia di persone a farsi inoculare. E già ne sono arrivati, 11.323 da inizio guerra.«A tutti i rifugiati, entro 48 ore dall’ingresso in Italia, verrà eseguito un tampone, con l’isolamento dei casi positivi e la quarantena dei contatti stretti, esattamente come avviene per i cittadini italiani», prova a rassicurare Pierpaolo Sileri. «Inoltre verrà assegnato un codice Stp, straniero temporaneamente presente, che permetterà di offrire loro sia la vaccinazione Covid-19, sia quelle previste dal programma vaccinale italiano, e naturalmente tutti gli altri servizi del nostro sistema sanitario». Grazie tante, l’ha deciso l’Ue, però noi offriremo ai profughi un’assistenza discriminata. Non vuoi il vaccino anti Covid? Allora pazienza se hai lasciato scarpe, calze, mutande, quello che c’era nel tuo armadio per scappare lontano dalle bombe. Se qualche parente in Italia non provvede, senza un tampone a pagamento ti sarà vietato acquistare indumenti «non essenziali». Non potrai nemmeno entrare in un ufficio postale, luogo così importante per chi è lontano da casa e ha bisogno di servizi su cui poter contare, conoscenti da raggiungere in ogni parte del mondo. Ai profughi importerà ben poco poter andare al ristorante o al cinema, dove serve il super green pass, ma vorranno sentirsi liberi di rispettare le nostre regole senza obbligo di porgere il braccio. Certo, adesso si sprecano le buone intenzioni. «È necessario offrire il vaccino anti Covid ai profughi ucraini che entrano in Italia. E per quelli che non vogliono farlo dobbiamo fare la stessa cosa che facciamo con i milioni di italiani che non vogliono vaccinarsi: cercare di convincerli. Non abbiamo alternative», ha dichiarato ieri l’epidemiologo Pierluigi Lopalco. Il green pass non è strumento di persuasione, è coercizione e basta. «Faremo fronte a tutte le necessità che si presenteranno», ha assicurato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Fiale alla mano, poteva aggiungere, visto l’impatto che avranno migliaia di profughi sui nostri centri accoglienza, dove la priorità sembra sia fornire il vaccino a chi si è lasciato alle spalle morti e distruzione e nemmeno pensa a coprirsi il volto con la mascherina. L’emergenza Covid è più che superata in Italia come in gran parte dell’Europa, eppure da noi restano ferree le restrizioni, pronte per essere applicate a tutti gli ucraini che chiedono accoglienza ma sono renitenti al vaccino. Sileri millanta: «Come ormai è noto, la riduzione della circolazione del virus e l’allentamento della pressione sulle strutture ospedaliere ci consentirà nelle prossime settimane di ridurre progressivamente le misure di contenimento, compreso il green pass, sino alla loro eliminazione». Vallo a spiegare, ai profughi, che il ministero della Salute non ha ancora fatto la road map delle riaperture.