2023-01-12
Ora che c’è Giorgia la sinistra lo ammette. Gli sbarchi sono un grosso problema
Dopo averlo negato, i progressisti rilanciano l’allarme migranti. E anche su inflazione e caro carburante i toni sono cambiati.«Le Ong hanno un attivista in contatto con i trafficanti». La Procura scandaglia le chat dei taxi del mare. Le navi si muovevano solo per carichi ingenti: così raccoglievano più donazioni. Lo speciale comprende due articoli.Toh: si poteva dire che gli immigrati sono un problema? Repubblica, ieri, s’è intestata un’operazione di fact checking: con il governo Meloni, gli sbarchi sono aumentati del 50%. I blocchi navali? «Fantasia». Gli arrivi selettivi? «Abortiti». I porti chiusi? «Trasformati in porti aperti». Gli accordi con i Paesi d’origine e di transito? «Un’intenzione». La solidarietà europea? «Rimasta sulla carta». Una panoramica desolante, resa ancor più complicata dalla clemenza delle condizioni meteorologiche, che incoraggia le partenze. La conclusione dell’analisi è la seguente: caro ministro Matteo Piantedosi, lei si vanta di aver blindato i confini, però mente. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando al Viminale c’era Luciana Lamorgese, gli approdi degli stranieri si sono moltiplicati: dal 22 ottobre a gennaio, 31.454 contro 19.008. Il quotidiano di Largo Fochetti, certo, insiste nel negare che le Ong rappresentino un pull factor, un elemento attrattivo per chi si avventura in mare dalla Libia. Le carte della Procura di Trapani sul caso Iuventa, che La Verità ha illustrato in questi giorni, suggeriscono il contrario. Tant’è che alcuni dei presunti salvatori dei naufraghi sarebbero in contatto con i trafficanti di esseri umani. Ma a parte certi dettagli, è la logica del discorso a stupire. Il giornale romano metteva le mani avanti: noi proviamo solo «a guardarla dal punto di vista del governo» e delle sue «promesse elettorali assolutamente deluse». La verità è che, se il fenomeno migratorio fosse la «risorsa» che sbandierano da tempo immemore i progressisti, bisognerebbe rendere merito a chi, dopo averlo contestato, una volta al potere, ne ha compreso il potenziale salvifico. Ma i sindaci di sinistra del Centro Nord sarebbero d’accordo? È dubbio. Scordatevi i solenni proclami sull’accoglienza, l’inclusione, i doveri di soccorso e assistenza, le accuse e i processi a Matteo Salvini: appena sono stati coinvolti nel mosaico degli approdi da Piantedosi, i compagni di Enrico Letta hanno scoperto che ritrovarsi in porto le navi «umanitarie» è una rogna. Che ricevere i migranti in città contribuisce a insicurezza e degrado, infastidisce i cittadini e, quindi, fa perdere consensi. I «buoni» si son dati a un sano realismo. Quando arrivano i migranti è un guaio: hanno scoperto che si poteva dire. Il punto è questo: adesso che a Palazzo Chigi c’è la presidente di Fratelli d’Italia, l’incremento degli sbarchi è un motivo di legittima preoccupazione. L’idea che si debbano governare i flussi, che vada posto un argine all’immigrazione clandestina, che certe aree geografiche non si debbano riconvertire irreversibilmente in carnai per i disperati, è divenuta, all’improvviso, una forma di buon senso. Rivendicata innanzitutto dagli amministratori piddini. Quelli del «restiamo umani», del «welcome refugees». Sì; purché non nel mio giardino. Arginare l’invasione non è più la cinica ossessione, sfruttata per ignobili finalità elettorali, della destra, che cavalca le paure irrazionali e infondate degli italiani. E così - vedere proprio Repubblica - diviene lecito prendersela con Bruxelles, che spende tante parole alate e poi ci abbandona al nostro destino.Con altrettanta faccia tosta, i media di riferimento della gente che piace si sono resi conto che le stazioni italiane sono fuori controllo. Dopo l’accoltellamento della ragazza israeliana a Roma, fioccano speciali e reportage. Appunto: si poteva dire anche che Milano Centrale e Termini fanno schifo? Che i quartieri attorno a qualsiasi fermata dei treni sono delle ridotte di Gotham City, in assenza di Batman? E dov’erano i predicatori della stampa, quando governavano i «migliori»? In quale melensa retorica antirazzista si erano trincerati, allorché i cronisti abituati a osservare la strada anziché i salottini denunciavano sporcizia e crimini?Gli slittamenti narrativi, peraltro, non riguardano solamente i temi dell’immigrazione e della sicurezza. Ieri, sempre sul quotidiano di Maurizio Molinari, Carlo Bastasin, pur elogiando la capacità delle democrazie liberali di reggere allo stress determinato dalla crisi economica, deplorava gli effetti di un’inflazione a livelli «visti solo 50 anni fa», della guerra in Ucraina, della politica delle Banche centrali, le quali «hanno invertito un ciclo globale di declino dei tassi d’interesse che durava da trent’anni». Ma come? Mesi fa non stavamo a raccontarci che l’Italia cresceva più degli altri Paesi Ue? Che avremmo tamponato i rischi del caro energia perché, grazie all’autorevolezza di Mario Draghi, avevamo ottenuto un efficacissimo price cap sul gas? Giorni fa, criticare la Bce, come aveva fatto Guido Crosetto, non costituiva un’inaccettabile violazione della sua indipendenza? E come mai Francesco Bei rispolvera, contro la Meloni, «lo spettro dei gilet gialli», che protestarono contro l’aumento del prezzo dei carburanti? E i sacrifici in nome dei fratelli ucraini, in trincea per i nostri valori? Il freddo andava bene, ma il pieno rincarato no? Allora, si poteva dire che quella della Russia che sarebbe implosa in poche settimane era una fesseria? E che, semmai, la crociata democratica delle élite si sarebbe abbattuta sulle classi più disagiate? Si potevano dire tutte queste cose, senza finire crocifissi, in quanto disumani, fascisti e putiniani? <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ora-che-ce-giorgia-la-sinistra-lo-ammette-gli-sbarchi-sono-un-grosso-problema-2659127275.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-ong-hanno-un-attivista-in-contatto-con-i-trafficanti" data-post-id="2659127275" data-published-at="1673468367" data-use-pagination="False"> «Le Ong hanno un attivista in contatto con i trafficanti» Nella chat Whatsapp dei taxi del mare, intitolata «Humanitarian vessel», una sorta di forum del salvataggio frequentato da diverse Ong, c’era un contatto che, per gli inquirenti che hanno indagato sulle spericolate operazioni della Iuventa - la nave della tedesca Jugend Retter sequestrata a Trapani -, avrebbe avuto accesso a notizie di prima mano sulle partenze. È quanto emerge nel procedimento in cui sono imputati alcuni membri dell’equipaggio insieme ad attivisti di Save the Children e di Medici senza frontiere e in cui la presidenza del Consiglio e il ministero dell’Interno hanno chiesto di costituirsi parte civile. Quelle girate alle Ong sarebbero «informazioni che», secondo chi ha indagato, «possono essere assunte, direttamente o indirettamente, solo dai trafficanti operanti in Libia che pianificano e gestiscono le operazioni di imbarco». Il contatto era stato registrato con questo nome: «Libya Hom», ovvero Head of mission Libya, che si è scoperto essere un capomissione a Tripoli di Medici senza frontiere. Il numero usato è di un operatore telefonico tunisino. E con quelle informazioni la Vos Hestia di Save the Children, ricostruiscono gli investigatori, «riusciva a individuare dei target con migranti a bordo che non si trovavano in rotta di intercetto rispetto alla normale navigazione fino a poco prima effettuata». Ovvero la nave riusciva a presentarsi magicamente nei punti in mare in cui si concentravano i migranti, spesso accompagnati dai veloci scafi dei trafficanti. E ovviamente, viene sottolineato negli atti dell’inchiesta, «senza coordinarsi con Imrcc (il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano, ndr)». Ma da quella chat salta fuori un ulteriore dato inquietante. Soprattutto per chi si spaccia per salvatore di vite umane a tutti i costi. Dalle conversazioni emerge che la Vos Hestia era pronta a intervenire solo in aree in cui i carichi erano abbondanti. Il 9 aprile 2017 c’è una conversazione tra i team leader di Aquarius (nave di Sos Méditerranée e di Medici senza frontiere) e di Vos Hestia. E la team leader di Save the Children chiede: «Ciao Marcella, sulla Hestia stiamo discutendo sulla necessità o meno di coprire la zona Sar Est. Mi chiedevo se tu avessi informazioni riguardo a sviluppi o sulla situazione. Forse dal tuo Hom in Libia?». E da Aquarius rispondono: «Ho contattato Hom questa mattina, ma nessuna nuova informazione. Tutto quel che sappiamo è che le partenze dall’Est semmai sono poche. È una domanda interessante se abbia senso o meno andarci». Quindi i barchini a Est della Libia, siccome producevano poco, sono stati abbandonati al loro destino. Anche perché le operazioni più piccole non avrebbero prodotto pubblicità mediatica. Che agli attivisti, invece, sembrava interessare non poco. Tommaso Fabbri di Medici senza frontiere, infatti, intercettato, parla al telefono con un altro attivista della «raccolta di storie interessanti da raccontare dopo gli sbarchi». Quello che viene definito nei documenti investigativi come «movente economico», infatti, stando alle valutazioni degli inquirenti, sarebbe legato «all’immagine esterna mostrata nei confronti dell’opinione pubblica e conseguentemente alle donazioni». E che, ritengono gli inquirenti a proposito della Jugend Rettet, «secondo il chiaro convincimento di alcune delle figure apicali, sarebbero poste in rapporto di proporzione diretta rispetto al numero di migranti recuperati e alla visibilità mediatica data all’evento». Ma ai fini dell’inchiesta è risultato importante per gli investigatori ricostruire che la chat Humanitarian Vessel sarebbe stata usata «per pianificare le operazioni» in mare, bypassando il Centro di coordinamento ufficiale. Una «forma di coordinamento autonomo fra le Ong», così è descritto negli atti, «che risulta essere parallela a quello ufficiale dei soccorsi». Che molte di quelle operazioni in mare non le avrebbero consentite.