2024-03-03
L’opposizione trova il punto d’unione: sabotare la commissione sul Covid
Dario Franceschini (Ansa)
Dario Franceschini svela la strategia di intralcio dei dem: «È un tribunale politico, disertiamolo». Azione, +Europa e M5s si accodano. L’inizio dei lavori è il vero incubo del campo largo, compatto come mai contro le indagini.«Disertiamo?». «Disertiamo!». E all’improvviso la sinistra ha trovato la nuova formula magica: campo largo? Campo giusto? Campo santo? Macché: campo dei disertori. «Bisogna disertare», ordina Dario Mangiafuoco Franceschini, il grande burattinaio che tira i fili di ogni sinistra trama. Ma da che cosa bisogna disertare? Dalla guerra in Ucraina che ci sta portando diritti dentro l’incubo nucleare? Dalla guerra agli agricoltori che stanno morendo di fame per le folli politiche green? Dalla guerra alla nostra cultura che viene colpita ogni giorno dalle mazzate del politicamente corretto (ultima vittima: Mary Poppins)? Macché, Franceschini ha stabilito che bisogna disertare dalla commissione Covid. Per lui «è un tribunale politico» e dunque nessun parlamentare Pd dovrà farne parte. Non bisogna nemmeno cominciare a discutere. Nemmeno sedere al tavolo. Diserzione dura, lotta senza paura. «La proposta di Franceschini ha molto senso», hanno fatto sapere dal Pd. E poi si sa come vanno queste cose: Mangiafuoco tira i fili e i burattini si muovono a comando. Infatti uno dopo l’altro i partitelli della sinistra, da Azione a +Europa, si sono adeguati. E il Movimento 5 stelle ha fatto sapere di essere sulla stessa linea. «Diserteremo la commissione Covid: non ci faremo trascinare nel tribunale politico», ha detto subito Elena Bonetti (Azione). «Diserteremo la commissione Covid: non partecipare a questa farsa è doveroso», le ha fatto eco Riccardo Magi di +Europa. «Disertare la commissione Covid? Sono d’accordo», s’è accodata Mariolina Castellone del M5s. Tranchant il commento di Italia viva, favorevole all'avvio dei lavori della commissione: «Noto una grande agitazione nel Pd e nel M5s Perché non indagare sui soldati russi a Bergamo, sulle mascherine cinesi, sui danni provocati ai ragazzi dalla chiusura delle scuole? Chi ha paura della verità», chiede sui social Raffaella Paita. E così davanti agli occhi furbastri di suDario si è improvvisamente dispiegata la meraviglia del campo dei disertori: tutti uniti attorno a una bandierina sventolabile senza problemi. Mica come la guerra in Ucraina, che divide. Mica come le politiche ambientali, che dividono. Mica come le politiche economiche, che dividono. Sul no alla Commissione Covid si può essere tutti d’accordo. Facilmente. Infatti nessuno dei partecipanti al campo dei disertori ha nulla da perdere, se non la faccia. Ma si sa, la faccia per i politici, è un bene secondario. Non conta. Conta invece coprirsi l’un l’altro. Evitare che vengano fuori le magagne delle mascherine e delle primule, dei banchi a rotelle e dei vaccini, della mancanza del piano pandemico e delle bugie sugli effetti avversi, delle menzogne nascoste dietro le punturine e degli eccessi di lockdown. Tutte cose che uniscono gli esponenti del centrosinistra, che non vogliono si faccia luce sulla gestione dell’emergenza che ha provocato più morti al mondo e che qualcuno ancora vuol fare credere sia stata esemplare. Non è un caso se l’idea della diserzione Franceschini l’abbia lanciata durante la presentazione del libro dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza. Presentazione che si è tenuta a Firenze, in forma blindata, semiclandestina, nascosta e segreta, solo a inviti, con paura anche di farlo sapere. L’uomo ritiene di aver gestito così bene la stagione del Covid che teme il confronto con chiunque possa fargli una domanda. Anche se è una vittima degli effetti avversi che sta su una carrozzina. Figurarsi se è un giornalista. Capite bene il cortocircuito: c’è un ex ministro che presenta un libro in cui si autocelebra dicendo che la gestione del Covid è stata meravigliosa (a tal punto che deve nascondersi dalle piazze) e c’è il cervellone della sinistra che, di fianco a lui, dice che non bisogna indagare sulla gestione del Covid. Che ci sia davvero qualcosa da nascondere? Che ci sia davvero qualche scheletro negli armadi? I sospetti inevitabilmente aumentano. Anche perché nell’annunciare la propria adesione al campo disertori i vari esponenti della sinistra hanno usato parole di fuoco: la commissione sarebbe, oltre che un tribunale politico, un «manganello» (e ti pareva), «un gioco rischioso», «sprezzo della democrazia», «vergognoso atteggiamento di tracotanza» e ovviamente una «caccia alle streghe» (quella non manca mai).La «colpa» della commissione sarebbe quella di mettere in discussione l’attività dei governi passati. Ma, di grazia, quando si istituì la commissione sul terremoto nel Belice (1976) qualcuno la disertò dicendo che era un manganello sui governi Leone o Rumor? E quando venne istituita la commissione sul terremoto in Irpinia (1987) qualcuno pensò che si volesse fare un tribunale politico contro i governi Cossiga, Forlani o Spadolini? Perché di tutte le 97 commissioni d’inchiesta istituite durante la storia della Repubblica solo questa è «sprezzo della democrazia»? Solo questa è «una gioco pericoloso» e un «vergognoso atteggiamento di tracotanza»? Ogni commissione d’inchiesta in qualche modo mette in discussione il lavoro fatto dai governi precedenti: perché questa volta non si può fare? Di che cosa hanno paura? Se la commissione d’inchiesta non parte sarà difficile scoprirlo. E se la sinistra non nomina i suoi rappresentanti sarà difficile farla partire. Quindi forse non lo sapremo mai. Però quello che è certo è che dalla paura nascono i disertori. E dai disertori, su idea del Mangiafuoco Franceschini, nasce il nuovo campo comune della sinistra. Il Fronte della diserzione. Indietro popolo. Dall’esito dei voti all’esito dei vuoti. Si prospetta una stagione davvero felice se l’unione che si proietta verso il futuro comincia vergognandosi del passato. Doveva essere il sol dell’avvenire. Rimarranno solo le tenebre del Covid.
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