2022-12-04
Open Arms, ecco le carte nascoste dai pm
La relazione del sottomarino italiano tenuta nei cassetti da nove Procure e poi acquisita nel processo palermitano a Salvini «Il barcone non stava affondando quando è stato soccorso dalla Ong. Sospetti su possibili accordi con i trafficanti di uomini»che La Verità ora riesce a mostrare, riscrive la controversa storia dell’intervento della Ong spagnola a largo della Libia l’1 agosto 2019. E svela che il barcone raggiunto dal taxi del mare non stava affondando, come invece si è cercato a tutti i costi di dimostrare. Ma anche che la segnalazione era arrivata alla Ong da un soggetto non identificato che avrebbe comunicato la posizione dell’intervento, dimostrando che i sospetti di possibili contatti tra l’Ong e gli scafisti trafficanti di esseri umani non erano solo delle fantasie.Quella che poteva apparire come una comune comunicazione da nave a nave, intercorsa sul canale Vhf 6 marittimo, usato di solito per le trasmissioni di natura commerciale, insospettì la Marina militare. Come le manovre, anomale, della Ong, seguite e documentate dal sommergibile Pietro Venuti. Ma anche dall’occhio elettronico di una unità della missione Sophia che in quel momento era in volo proprio sopra la Open Arms. La nave di salvataggio alle 3.10 «Bravo (parola che nello slang militare indica il fuso orario, ndr)», è a 80 miglia a sud di Lampedusa. Ma di colpo cambia rotta: si sposta di 180 gradi e comincia a procedere alla velocità di 5,2 nodi. Mentre il sottomarino relaziona che la Ong «è in fase di avvicinamento alle coste libiche». Poi, spingendo i motori fino a 11,2 nodi, cambia di nuovo rotta: 281 gradi, quindi da sud verso ovest. E il sommergibile capta le conversazioni. Che, tenute in lingua spagnola, «verosimilmente», sottolinea nella sua relazione di servizio il capitano Andrea Pellegrino, «indicano un dialogo e uno scambio di informazioni avvenuto tra un soggetto parlante (non identificato) riconducibile a persona probabilmente a bordo della Ong e un secondo soggetto (anch’esso non identificato e la cui voce non è particolarmente chiara)». Dalla comunicazione, «in ragione delle limitate portate di propagazione delle onde (che di massima coincidono con la portata ottica)», valuta l’ufficiale di Marina, «si può dedurre che i due soggetti si trovassero a distanze ravvicinate». A questo punto avviene ciò che deve aver spinto il personale del sommergibile a segnalare alla Procura di Roma, alla Procura del Tribunale militare di Roma e ad altre sette Procure della Repubblica (Catania, Siracusa, Ragusa, Messina, Palermo, Agrigento, Sciacca) quello che era stato registrato in mare: «Alle 14.45, si accertava la presenza in quella zona marittima di una piccola imbarcazione in legno con lo scafo di colore blu in avvicinamento alla Ong e, contestualmente», si legge nella relazione di servizio, «si accertava che un gommone si distaccava dalla Ong (che nel frattempo aveva ridotto la velocità) e navigava in direzione del barcone con migranti a bordo». L’operazione in mare sarebbe quindi avvenuta su segnalazione di terzi. E l’informativa, con in allegato due audio, 27 video e 16 immagini scattate dal sommergibile, era stata trasmessa anche alla Procura che ha indagato Salvini. Coincidenza, si era nel pieno dell’operazione ideologica anti Decreti sicurezza messa in campo dalla sinistra buonista e cominciata ad agosto 2018, quando, come svelò uno scoop della Verità, il capo della Procura di Viterbo Paolo Auriemma scrisse allo stratega delle nomine Luca Palamara in una delle famose chat intercettate: «Salvini indagato per i migranti? Siamo indifendibili». E Palamara replicò: «No hai ragione, ma ora bisogna attaccarlo». Altra coincidenza: l’informativa della Marina militare è saltata fuori solo l’altro giorno, durante il processo, su richiesta dell’avvocato Giulia Bongiorno, che difende Salvini. Eppure, tre precisi focus della Marina militare, erano fondamentali per la ricostruzione di quanto avvenuto realmente quell’1 agosto. In quell’area «si rilevava», scrivono dal sommergibile, «la presenza di un assetto navale delle autorità libiche, il pattugliatore Fezzan, a bordo del quale vi erano già presenti [...] migranti soccorsi in altre distinte attività Sar, peraltro già concluse». La nave Ong e il Fezzan, ha registrato il sommergibile, a un certo punto si sono anche avvicinate. Ma nonostante questo particolare, segnalano dal sommergibile, la Ong avrebbe «agito in maniera autonoma e senza interfacciarsi con le preposte autorità di soccorso cui compete il coordinamento delle attività». Inoltre, secondo passaggio fondamentale della relazione di servizio, la Open Arms, dopo la comunicazione sul Vhf 6, ha cambiato, senza apparente motivo, rotta e velocità, «fino a intercettare con successo il barcone con i migranti a bordo poi recuperati», sottolinea il capitano. La Ong, spiega ancora l’ufficiale militare, «si trovava a una distanza ottica/radar dalla quale non era in grado di poter visualizzare il barcone. Di qui la possibilità che siffatta posizione sia stata passata da terzi (ignoti)».Infine il terzo focus: il barcone blu aveva «una capacità propulsiva significativa idonea a fronteggiare situazioni di emergenza». Quindi non stava affondando. La presidente di Open Arms Italia, Veronica Alfonsi, però, ieri ha cercato di rimettere il leader della Lega al centro della questione: «Qui si sta cercando di far dimenticare che l’imputato di questo processo è Salvini». Ma Salvini, che si dice certo che il guardasigilli Carlo Nordio approfondirà la questione, annuncia azioni giudiziarie: «Solo ora, tre anni dopo, siamo venuti a conoscenza che c’erano foto, video e registrazioni che potrebbero riscrivere la storia di un processo dove rischio fino a 15 anni di carcere. Le anomalie di quel salvataggio erano sul tavolo di nove Procure ma gli atti non sono mai stati trasmessi né ai miei difensori, né al Parlamento che decise di mandarmi alla sbarra, né al gup. Lo trovo gravissimo. E sono sorpreso che alcune cronache giornalistiche tentino di minimizzare, se non censurare o addirittura alterare (ieri Repubblica ha titolato «Migranti in pericolo, un video della Marina inchioda il ministro», ndr) una notizia simile».