2019-11-28
«Ong tedesca? I profughi vanno a Berlino»
Il Tribunale dei ministri ha diffuso le motivazioni dell'archiviazione delle accuse contro Salvini nel caso della Alan Kurdi. A occuparsi dei migranti devono essere i Paesi a cui appartengono le navi. Matteo Salvini: «Bella notizia. Ma gli sbarchi crescono».Lasciate che i migranti vadano dove hanno sede le Ong che li salvano. Il Tribunale dei ministri di Roma dà ragione a Matteo Salvini e archivia le accuse mosse quando era ministro degli Interni. «Lo Stato di primo contatto non può che identificarsi con quello della nave che ha provveduto al salvataggio», scrive il collegio del Tribunale speciale, motivando così l'archiviazione. Archiviazione all'insegna del diritto, ma anche del buon senso, considerato il buon numero di furbate delle Ong in materia di bandiere sventolate.Insomma, se la nave che interviene per raccogliere i migranti batte bandiera tedesca o francese, è là che li deve portare, anche se magari è più macchinoso che scaricarli in Italia. A questo punto, alle organizzazioni non governative converrà probabilmente riflettere su che bandiera intestarsi prima di svolgere il loro lavoro nel Mediterraneo. E nel giorno dell'archiviazione, Salvini attacca il nuovo governo: «Per il terzo mese sono aumentati gli sbarchi». L'accusa della magistratura siciliana era di omissione di atti di ufficio e abuso d'ufficio e riguardavano l'ex vicepremier e il suo capo di gabinetto al Viminale, Matteo Piantedosi. L'occasione «buona», a fronte di una politica migratoria comunque costante, era stato il diniego opposto lo scorso aprile allo sbarco di 65 persone dalla Alan Kurdi, nave di una Ong tedesca. I giudici speciali Maurizio Silvestri, Marcella Trovato e Chiara Gallo spiegano che quando una nave raccoglie dei naufraghi deve rivolgersi allo Stato in cui è registrata per ottenere lo sbarco. Nelle motivazioni del provvedimento si legge poi che «l'assenza di norme di portata precettiva chiara applicabili alla vicenda non consente di individuare, con riferimento all'ipotizzato, indebito rifiuto di indicazione del Pos (place of safety, ndr), precisi obblighi di legge violati dagli indagati, e di conseguenza di ricondurre i loro comportamenti a fattispecie di rilevanza penale». Tradotto in parole più semplici, oltre al fatto che il concetto di «porto sicuro» non è sempre chiarissimo da definire e applicare ai casi concreti (conta anche il meteo), i giudici osservano che se il governo di turno in Italia non indica un proprio porto, i suoi esponenti non possono essere perseguiti penalmente perché mancano norme precise che sarebbero violate. E quindi, tornando al caso della Alan Kurdi, sarebbe toccato alla Germania della signora Angela Merkel individuare e assegnare alla nave della Ong un porto sicuro dove attraccare. Ora, è evidente che quando il Paese è lontano, come la Germania stessa, si pone un problema oggettivo, ma la sentenza sostiene che «la normativa non offre soluzioni precettive idonee ai fini di un intervento efficace volto alla tutela della sicurezza dei migranti in pericolo». Quindi, ci sarebbe un evidente vuoto normativo, ma da questo a farne una colpa all'Italia e procedere penalmente ce ne passa. A questo punto, il problema dell'individuazione dei porti rimane nelle mani dei singoli Stati, e i giudici ammettono che il destino dei migranti finisce per essere legato a «una fattiva e concreta cooperazione tra gli Stati interessati che, fino a oggi, è di fatto scritta solo sulla carta». La valutazione ha un sapore decisamente politico, ma, come testimoniano decine di episodi come i respingimenti di Malta, della Francia di Emmanuel Macron o di altri Paesi costieri, non è certo campata per aria. Ed è la stessa mancata solidarietà che Salvini ha lamentato per tutto il tempo in cui è stato ministro degli Interni e ha provato a invertire la tendenza di un fenomeno migratorio che vedeva l'Italia come principale destinazione, preferita non solo dagli scafisti, ma anche dalle Ong che assicuravano «l'ultimo miglio».A distanza di mesi da questa surreale vicenda, il capo della Lega non perde il buon umore e commenta così: «Oggi mi sono svegliato con la bella notizia di essere stato assolto dal Tribunale dei ministri, che ha sentenziato che una Ong straniera deve portarsi il suo carico di migranti nel suo Paese. Finalmente, meglio tardi che mai». Poi, ricordando il coro continentale di insulti che si è preso per la sua linea dura al Viminale, continua: «Allora vuol dire che non sono un pericolo nazista, fascista, sequestratore di persone». E se da ieri il capo del Carroccio è dunque un po' meno solo, sul fronte dei migranti economici e del ruolo a volte ambiguo delle organizzazioni non governative e dei governi che, a dispetto della definizione, spesso le armano, la soddisfazione per l'archiviazione gli è stata in parte guastata dagli ultimi dati sugli sbarchi in Italia. Per il terzo mese consecutivo, gli arrivi sono aumentati: a novembre del 2018 erano 980, ma ieri erano già a quota 1.057 nello stesso mese (non ancora concluso). E su 10.707 arrivi nel 2019, ben 5.572 sono avvenuti negli ultimi 90 giorni. In questo caso, il commento di Salvini è lapidario, anche se in forma di domanda: «Dopo tre mesi di governo», si ha a che fare con «incapaci o complici?».