2022-05-24
L’Oms si prepara a commissariare gli Stati
Il direttore generale dell’Oms Thedros Ghebreyesus (Ansa)
L’assemblea dell’Agenzia Onu è riunita a Ginevra. Tra le proposte, un nuovo Trattato pandemico per affrontare future emergenze. Con il quale, però, i Paesi membri rischierebbero di subire le decisioni dell’Organizzazione e perdere sovranità in ambito sanitario.Vaiolo: confermati 85 infetti in Ue, con sintomi lievi. Ma per Joe Biden «tutti devono preoccuparsi».Lo speciale contiene due articoli.È immaginabile un mondo in cui i provvedimenti che riguardano la salute dei cittadini vengano decisi da una struttura sovranazionale? Stiamo andando verso una governance mondiale della sanità? Il cammino potrebbe richiedere qualche tempo, ma il progetto, almeno sulla carta, è questo, stando a quanto si sta discutendo in questi giorni in Svizzera, tra Davos e Ginevra. «Questa è la prima riunione vis-à-vis dopo la fine della catastrofe sanitaria più significativa degli ultimi 100 anni, il Covid», ha dichiarato il Direttore esecutivo Klaus Schwab aprendo il meeting annuale del World Economic Forum (Wef). «La nostra grande domanda è: come sviluppiamo i meccanismi di resilienza personali, nazionali e globali necessari, per essere meglio attrezzati in futuro, non solo per un virus, ma per qualsiasi intoppo nei nostri sistemi sanitari?». La risposta è risuonata dall’altro cantone svizzero, quello di Ginevra dove, in contemporanea con il Wef, si sta tenendo la settantacinquesima Assemblea globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Con 194 Stati partecipanti, l’Oms ha un’agenda molto ambiziosa, benedetta dal Wef: un «cambio di paradigma urgente» per prevenire le pandemie, una «assistenza sanitaria universale» e una «nuova architettura per la preparazione, la risposta e la resilienza alle emergenze». L’obiettivo è portare gli Stati aderenti, entro il 2024 (ossia entro due anni, ossia domani) alla firma di un Trattato di Preparazione alle Pandemie, che dovrà comunque passare al vaglio delle numerose associazioni contrarie alla Salute unificata. Proviamo a immaginare di cosa si tratta: se ci dovesse essere (come ampiamente annunciato da magnati come Bill Gates o capi di Stato come Mario Draghi) una «nuova pandemia», la risposta delle democrazie occidentali dovrebbe essere la stessa. Se si decidesse di disporre un lockdown, dovrebbero aderire tutti contemporaneamente; se si dovesse rendere necessaria la chiusura delle scuole in presenza, dovrebbero chiudere in tutti i Paesi; se si prescrivesse nuovamente l’uso delle mascherine al chiuso, dovrebbero portarle tutti, ovunque. Tutto qui? No. Nei documenti ufficiali del governo britannico guidato da Boris Johnson, uno dei principali promotori del Trattato pandemico, insieme con Francia e Germania, si fa esplicito richiamo a «un notevole rafforzamento della cooperazione internazionale per migliorare i sistemi di allerta, la condivisione dei dati, la ricerca, la produzione e la distribuzione locale, regionale e globale di contromisure mediche e di salute pubblica come vaccini, medicinali, diagnostica e dispositivi di protezione individuale». L’obiettivo, insomma, è quello di condividere costi e dividendi di vaccini e farmaci, estendendo a livello mondiale il nuovo paradigma sanitario: la prevenzione dei sani al posto della cura dei malati.«Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro», era la premessa dell’articolo pubblicato il 30 marzo 2021 su numerose testate internazionali, con cui Boris Johnson ha lanciato l’iniziativa della Governance sanitaria. Molti leader hanno aderito, a nome dei loro Paesi, all’appello di Johnson (Francia, Germania e altri Stati Ue - ma non l’Italia - oltre all’immancabile Ucraina), impegnandosi a «garantire un accesso universale ed equo a vaccini, medicinali e strumenti diagnostici sicuri, efficaci e convenienti per questa e future pandemie». Tutti hanno sottolineato che «il mondo ha bisogno di capacità per sviluppare, produrre e distribuire rapidamente vaccini in risposta a tali minacce», oltre a «promuovere l’accesso globale» ai vaccini. In che modo? Il direttore generale dell’Oms Thedros Ghebreyesus (il cui mandato sta per essere rinnovato per altri 5 anni) ha articolato in tre pilastri il nuovo Politburo sanitario: governance, strategia e finanziamento. La governance prevede un «Consiglio di emergenza sanitaria globale», una sorta di Comitato centrale pilotato dai capi di Stato e di governo, e affiancato da una struttura più ristretta. La strategia - coordinata da una specie di Ufficio politico - si dispiegherà attraverso un «approccio di monitoraggio standardizzato». Infine, il finanziamento: si snoderà intorno a una piattaforma alimentata dalle risorse dei singoli Stati, allargata ai fondi internazionali. Il progetto, ancora in fase iniziale, è già stato contestato: una petizione rivolta al Parlamento britannico ha chiesto al governo di Boris Johnson di «impegnarsi a non firmare alcun Trattato internazionale sulla prevenzione e la preparazione alla pandemia stabilito dall’Oms, a meno che questo non sia approvato attraverso un referendum pubblico». La petizione ha già raccolto oltre 120.000 firme. E siccome gli Stati Uniti di Joe Biden si sono fatti promotori di una serie di emendamenti che allargherebbero i poteri dell’Oms (tra questi, la possibilità di dichiarare un «allarme sanitario intermedio» tra quello dei singoli Paesi e quello mondiale), l’European Journal of International Law ha rilevato che ciò «limiterebbe i diritti degli Stati sovrani a legiferare. Se uno Stato dovesse rifiutare la richiesta di assistenza dovrà giustificarsi di fronte agli altri con potenziali sanzioni economiche e finanziarie». Anche tra le associazioni presenti a Ginevra per partecipare all’Assemblea mondiale dell’Oms non mancano i mugugni. Secondo Nicoletta Dentico, responsabile del programma di salute globale della Society for international development (Sid), «quest’Assemblea prepara un nuovo scenario pandemico lanciando il messaggio che il mondo è destinato a un altro fallimento». Non solo: «Mentre la Cina porta avanti la sua agenda con accordi bilaterali sui vaccini e gli Usa si sono ringalluzziti per Pfizer e Moderna, l’Europa, che era la prima produttrice di vaccini prima del Covid, cerca di recuperare posizioni attraverso questo Trattato - spiega Dentico - senza spiegare in cosa consista e perché non sarebbe stato meglio modificare il vecchio, il tutto senza passare da nessuna autocritica e col solo approccio di farmaci e vaccini, senza pensare alla prevenzione». Il solito copione, insomma.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/oms-commissariare-stati-2657375694.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-meno-di-100-casi-dilaga-lallarme-vaiolo" data-post-id="2657375694" data-published-at="1653347097" data-use-pagination="False"> Per meno di 100 casi dilaga l’allarme vaiolo Arrivata la prima sequenza del vaiolo delle scimmie, ottenuta in Portogallo da un gruppo di ricerca della Bioinformatics Unit, dell’Istituto Ricardo Jorge di Lisbona. Il virus sembra molto simile a quello che aveva causato dei casi in Gran Bretagna, Singapore e Israele nel 2018-19. Nel 2018, ci sono stati tre casi nel Regno Unito, dopo che una persona tornata dalla Nigeria infettò altri due membri della sua famiglia. In Italia invece arriva il primo caso in Toscana, che porta il totale degli infetti confermati a quattro. A livello mondiale i casi sono 92, di cui 85 in Europa, ma gli esperti dell’emergenza continua stanno già cavalcando l’onda dell’allarmismo, semmai Covid, guerra in Ucraina e crisi economica non fossero già sufficienti a disturbare il sonno. Ma tant’è: il comitato per la sicurezza sanitaria dell’Ue discuterà oggi del vaiolo delle scimmie, come ha assicurato la commissaria Ue alla salute Stella Kyriakides, dopo la pubblicazione della prima valutazione del rischio in Europa, diffusa dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Secondo l’Edc la malattia potrebbe diventare endemica in Europa «se si verifica la trasmissione da uomo ad animale e il virus del vaiolo delle scimmie si diffonde in una popolazione animale». Chiedendo vigilanza su questo fronte l’Ecdc ritiene necessaria «una stretta collaborazione intersettoriale tra le autorità sanitarie pubbliche dei settori umano e veterinario per prevenire la trasmissione della malattia alla fauna selvatica». La direttrice Andrea Ammon ha spiegato che il virus si presenta «con sintomi di malattia lievi e, per la popolazione più ampia, con probabilità di diffusione molto bassa. Tuttavia, la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, durante le attività sessuali tra persone con più partner, è considerata alta». «Bambini e adulti nati dopo il 1981 hanno un maggior rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie, ma ancora il numero dei contagi è basso, quindi niente allarmismo. I giovani non sono vaccinati contro il vaiolo, perciò l’immunità a livello di comunità è calata, inoltre i viaggi frequenti favoriscono la circolazione del virus» ha già detto Antonella Viola, biologa all’Università di Padova. Malgrado un unico caso negli Usa, il presidente Joe Biden ha detto che «il monkeypox è qualcosa di cui tutti dovrebbero preoccuparsi» anche se il suo consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha assicurato: «Gli Stati Uniti hanno forniture di vaccino adatto per trattarlo». Tornando in Italia, il quarto caso è un uomo di 32 anni, rientrato da una vacanza alle isole Canarie e ricoverato all’ospedale di Arezzo. Intanto «nel Lazio ci sono 15 persone in isolamento mentre i casi restano 3 e si tratta di tre persone ricoverate allo Spallanzani in buone condizioni cliniche» ha dichiarato l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Nel Regno Unito, dove i casi sono 20, le autorità sanitarie consigliano un periodo di isolamento di 21 giorni a chi abbia avuto contatti con casi confermati della malattia infettiva virale.